Parlare dei Sangue Misto è sempre difficile poiché si rischia di non rendere abbastanza giustizia all’importanza del progetto e di cadere in fraintendimenti ed incomprensioni sia tra i fan e neofiti che tra i cultori del genere, però una cosa è certa: senza il gruppo sopracitato, probabilmente il rap e la sua scena come li conosciamo ed intendiamo oggi non sarebbero esistiti.
Sangue Misto è un gruppo hip-hop bolognese formatosi, nel lontano 1993 e scioltosi appena 6 anni dopo (nel 1999) e composto da tre degli artisti che maggiormente vengono etichettati come pionieri del genere in Italia: Neffa, Deda e Dj Gruff. Dopo circa un anno dalla sua nascita, il trio emiliano ci regala “SXM”, una delle più importanti opere musicali hip-hop che gli italiani ricordino, primo e purtroppo ultimo album dei Sangue Misto, riconosciuto come pietra miliare del genere.

La potenza evocativa di ogni brano è sicuramente uno dei maggiori punti di forza del disco: dietro c’è la volontà di rappresentare un “viaggio” per l’ascoltatore attraverso la variopinta tela delle produzioni e le molteplici tematiche, che a distanza di circa 26 anni, rimangono molto attuali e ben contestualizzabili rispetto ai tempi correnti. “SXM” rappresenta inoltre, un perfetto esempio di come un artista riesca a rielaborare culture ed influenze di un altro paese per renderle qualcosa di unico, identitario e rappresentativo per il proprio Paese, poiché l’album risente di una preponderante influenza di suoni provenienti dalla cultura e dalla musica hip-hop della East Coast americana, ma nonostante ciò il prodotto finale non risulta una semplice emulazione di una tendenza culturale, bensì una novità per il nostro paese, profonda, stratificata ed unica.
Ciò che ha contribuito a rendere “SXM” un disco immortale è sicuramente l’originalità delle produzioni e la minuziosa cura di quest’ ultime affidate al maestro del “disc joking” Dj Gruff: si spazia da campioni e basi riconducibili al classico boom bap, fino alla presenza di strumenti come il sassofono nel brano “Senti come suona”, per poi arrivare ad un totale cambio di mood con beat psichedelici ed estremamente coinvolgenti. Tutte le produzioni svolgono un ruolo ben preciso, quello di creare un perfetto tappeto musicale inerente ed in linea con le tematiche affrontate in quella precisa traccia; l’esempio calzante si può ritrovare sicuramente in “Fattanza Blu”, traccia caratterizzata da una produzione talmente cupa e psichedelica da risultare rilassante, in perfetta simbiosi con l’argomento in questione, ovvero l’assunzione di marijuana, rappresentando perciò una critica verso l’utilizzo di droghe pesanti o sintetiche, diffuse principalmente all’interno delle discoteche (“Fumo la mia porra non mi pungo con la spada”- Cani Sciolti ). La battaglia contro le droghe non è però il solo tema attualizzabile presente nel disco; i Sangue Misto infatti cantano, nel brano “Lo straniero”, delle situazioni e condizioni a cui è sottoposto un immigrato e che spesso risulta oggetto di discriminazione ed allontanamento dalla società; tutto ciò porta Neffa a prendere le difese dello “straniero” ponendosi lui stesso come emarginato della comunità (“E la mia posizione è di straniero nella mia nazione”) e mettendo in luce i veri colpevoli di questa ideologia: forze dell’ordine, politici e criminalità italiana (“Quando lo sbirro mi dà i pugni sulla faccia/Lo so che è tutto made in Italy perciò non chiedermi se canto Forza Italia o no ”).
Infine annotiamo la presenza di 6 differenti tracce con vari ospiti tra cui i più emblematici Soul Boy, noto rapper inglese che ha operato principalmente durante gli anni ’90, e Gopher D, rapper del gruppo Isole Posse All Star.
Il razzismo, il consumo libero di marijuana, la corruzione, la criminalità, la divulgazione di un messaggio e di una cultura che fino ad allora, l’Italia non conosceva o rifiutava; questo è ciò che “SXM” vuole rappresentare attraverso la propria musica, risultando un prodotto di pregevole fattura che resterà negli annali della musica rap italiana.
Di Alessandro Toso
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