In collaborazione con “Il Rap Sardo“.
Sassari, la fontana di Rosello e l’acqua come allegoria del tempo
Se pensiamo alla Sardegna, una delle prime cose che ci viene in mente è il mare, con l’acqua che bagna le coste dell’isola da Nord a Sud. Stavolta però lo stato liquido di aggregazione della materia non è l’argomento cardine di questo articolo ma è, tuttavia, fondamentale perché, data la sua forma non propria, riesce a insinuarsi in ogni pertugio possibile e il suo scorrere è spesso associato al cambiamento.
Non a caso, uno dei simboli principali di Sassari è la fontana di Rosello che abbevera la città più grande della Sardegna settentrionale fin dal Basso Medioevo. L’acqua fluisce dalle dodici bocche della fontana, chiamate cantaros, come simbolo di rinnovamento del tempo perché nel monumento sono presenti quattro statue che rimandano alle quattro stagioni e al tempo che passa, che si rinnova.
La funtana di Ruseddu, toponimo in turritano con cui è conosciuta dagli abitanti di Sassari, si trova ai piedi del quartiere di Monte Rosello, un quartiere piuttosto recente e collegato al centro storico della città grazie ai 180 metri del ponte Rosello. Ed è proprio in questa zona della città, forse proprio grazie alla fontana sopracitata, che parte della nuova scena sassarese ha preso vita.
Non solo Latte Dolce, Sacro Cuore e i quartieri prettamente popolari: se storicamente parte della cultura cittadina si è formata ai piedi di Piazza d’Italia e nel quartiere San Giuseppe, anche il rap doveva attingere da zone come Monte Rosello e il centro storico.
Low-Red più da vicino
La storia di Low-Red, nome d’arte di Mario Serra, è una storia di liquidità alla Bauman. Mario nasce a Sassari nel 1998 e il suo approccio all’hip hop è precoce perché si avvicina alla cultura all’età di 9 anni e a soli 14 anni arriva la prima traccia, con gli amici Cage.488 e ilovethisbeat, con cui ancora oggi condivide il suo stesso percorso.
Uno dei primi brani di Low-Red che ancora oggi si trovano su Internet risale al 2016, anno di rottura totale per il rap italiano. La qualità, anche dovuta ai mezzi a disposizione, è ovviamente diversa da quella attuale ma la voglia di affermarsi è la stessa.
In “Flexin”, uno dei brani di cui sopra, Low-Red dice, rivolgendosi ai suoi amici “un giorno vi porterò sul palco”, un po’ quasi a sostenere che il successo è tale solo se condiviso con chi ha vissuto assieme a lui anche i periodi più difficili. Non solo gli amici però, nello stesso brano, manifesto del primo Low-Red, è fondamentale anche la voglia di farcela, come mezzo di dimostrazione anche verso la sua famiglia.
Chi scrive condivide le origini sarde, proprio come Low-Red. Lui viene dal Nord Ovest, io dal Centro-Sud ma in Sardegna certe cose sono identiche anche se ci sono 200km a separare i comuni. Farcela con la propria passione e venire da quest’isola vuol dire diventare un’icona per almeno una generazione.
A 18 anni però per Mario arriva anche il trasferimento Londra in cerca di un futuro diverso lontano da casa, che dalle parole dei suoi primi brani sembra essergli un po’ avversa, perlomeno musicalmente.
Tra Sassari e Londra, quest’ultima vissuta assieme a ilovethisbeat, Razer.Rah e Cage.488, però arrivano diversi progetti, come “Mentalité” assieme a Razer.Rah; il mixtape “Londra (2017-2020)”, presente su SoundCloud e che ricorda quelle fotografie di un periodo tanto spensierato quanto complicato; e “Mario Mixtape”, dove le produzioni vedono anche il nome di Pherro, anch’egli sassarese nonché nome di spicco tra i beatmaker italiani.
La storia recente, invece, è nota a tutti e racconta il nuovo Mario, che ha stretto amicizia anche con i cagliaritani Sgribaz, Praci ed Enomoney tramite la cui unione nasce il collettivo Nuova Sardegna, che vede anche la presenza di Luchetto, Rico PMF, Razer.Rah, Cage.488, ilovethisbeat e Prisoner. Per la scena sarda, ma soprattutto per il pubblico è stato amore a prima vista: da tempo non si vedeva una crew capace di captare i desideri dei coetanei e forse mai come dopo gli SR Raza in Sardegna si era visto un gruppo di persone con una rappresentatività così alta.
Prima ancora dell’uscita di “4 The Island”, progetto la cui portata soprattutto in Sardegna è stata mastodontica, Low-Red è stato inserito da Night Skinny in “Players Club ‘23 (Knights of the Posse)”, sulla falsariga dei cypher annuali di XXL Magazine, assieme agli emergenti più in vista del panorama italiano. Con lui ci sono Nerissima Serpe, Artie 5ive, Tony Boy, Papa V, (Digital) Astro e Kid Yugi. Tutti progetti che, dopo un anno, sono diventati enormi e forse proprio quello di Low-Red è quello che ha bisogno di più tempo per consolidarsi.
In fin dei conti, tutto però va per il verso giusto. Dopo alcuni progetti solisti e dopo il sopracitato album di gruppo “4 The Island”, per Low-Red dopo un periodo difficile è arrivato il momento di una marcia trionfale in città, un po’ ricordando l’entrata di Giovanni Maria Angioy a Sassari, rappresentata nel famigerato dipinto di Giuseppe Sciuti e custodito oggi nel Palazzo della Provincia di Sassari.
“The Biggest Sblao”, il disco
Nel periodo post “4 the Island”, tra tutti i membri della Nuova Sardegna, Low-Red è quello che ha fatto il rebranding visivo più evidente, in cerca di un’identità ben riconoscibile. Da ottobre 2023 in poi, dall’uscita di “È Logico”, il verde slime diventerà il colore principale della sua nuova era. A “È Logico” seguiranno altri singoli per accompagnare l’uscita di “The Biggest Sblao”, il nuovo album ufficiale del rapper sassarese.
Questo posizionamento a livello identitario si nota fin dalla copertina, nella quale è ritratta la casa del rapper che viene spazzata via proprio da un liquido verme, ovvero lo sblao, che è anche simbolicamente la forza della portata artistica di Low-Red. In questo modo, è possibile rompere con la zona di comfort e con il suo passato, portandolo a guardare il mondo con occhi diversi.
Guardando la tracklist, la prima cosa che salta al mio occhio è la presenza totale di Sassari in questo album. Non solo Low-Red, ma anche ilovethisbeat e Pherro, con almeno uno di loro presente in ogni traccia. Ancora una volta, il forte legame con la città non è assolutamente scontato e né questo risultato è probabilmente casuale.
Dopo “4 The Island” e il suo enorme successo, per tutti i membri del collettivo Nuova Sardegna è giunto il momento di prendersi il proprio spazio e costruire anche una carriera solista. Infatti, proprio in “The Biggest Sblao”, un’altra cosa che risalta è proprio l’assenza di collaborazioni con i compagni di crew. Scelta assolutamente comprensibile, considerato che è il momento di provare a camminare ognuno con le proprie gambe, consapevoli che le spalle degli amici saranno sempre lì e che basta davvero poco per riunire tutti di nuovo in un futuro progetto.
Tagliamo la testa al toro: se Sassari è la nuova Atlanta, “The Biggest Sblao” è assolutamente un album americano ma rappato in italiano. Confrontandolo coi dischi italiani del 2024, si tratta certamente di uno dei progetti meglio prodotti, con le cui strumentali che davvero non sfigurerebbero se sopra ci fossero alcuni pesi massimi degli Stati Uniti. Si percepisce la voglia di osare fin dalla prima traccia, sbattendo in faccia al pubblico la voglia di dominare il mondo.
Il disco, uscito il 13 settembre via Emi Records Italy/Universal Music Italia, si apre con “Spirito Santo”, la cui intro recita:
Per Low-Red, dunque, il rap è davvero la sua chance per poter dominare il mondo, come dice nel brano, senza però dimenticare mai il posto da cui proviene. Interessante, tra l’altro, il passaggio in cui dice che la Sardegna è così un mondo a parte che la povertà non è nemmeno qualcosa di cui gli abitanti sono coscienti.
Nel corso delle 18 tracce e di ben 46 minuti di musica, il rapper scopre un mondo molto più oscuro di quello che raccontava prima. Per affrontarlo si serve anche di alcuni ospiti: Papa V, Yung Snapp, Enny P, Astro, Nerissima Serpe e Rasty Kilo tra i rapper ma anche Fritu, Kiid e Murad tra i beatmaker.
Le collaborazioni risultano tutte azzeccate e ognuna delle quali aggiunge una sfumatura in più al progetto. Meritano sicuramente una menzione Papa V, con una strofa gigante in “Top Secret” e Astro, apparso in forma smagliante. Enny P, su tutti, è stata la vera sorpresa in “My Girl”, brano che omaggia “My Humps”, la hit dei Black Eyed Peas.
L’unico veterano presente è Rasty Kilo ma la sua presenza non stupisce, dato che è uno dei pochi rapper affermati sempre alla ricerca di giovani da spingere e con cui collaborare. Rasty rappresenta perfettamente ciò che un rapper dovrebbe essere, senza tanti compromessi.
Il disco è pieno di versi taglienti che fanno emergere la personalità di Mario prima ancora che di Low-Red, in bilico tra l’essere timido e il voler sbranare il mondo intero. Un po’ nerd e un po’ street, come dice in “Milhouse & Bart”, uno dei pezzi che chiude il disco. Specialmente nei primi 5 pezzi del disco però, l’introspezione gioca un ruolo fondamentale, aggiungendo un sottotesto sempre molto oscuro.
In tal senso, colpisce molto “Fine del Party”, ironicamente uscito in contemporanea con “Watch the Party Die” di Kendrick Lamar, in cui riflette sul valore della vera amicizia, chiedendosi chi rimarrebbe anche nei momenti difficili. Il brano colpisce come un macigno ma è anche una simbolica transizione verso la parte centrale del disco, in cui troviamo le hit più scanzonate.
Da “Bisex” a “Bae/Slime”, il disco cambia atmosfera, un po’ come l’acqua a seconda della temperatura esterna. Se prima un po’ di freddo accompagnava il progetto, stavolta è il momento della parte più calda. Forse non sono in tanti a sapere che “Bisex” non è la prima collaborazione tra Low-Red e Yung Snapp, dato che quest’ultimo è presente con una produzione in “No Look”, brano contenuto in “Mentalité”, il progetto con Razer.Rah.
Tutti i brani inediti di questa porzione di album potrebbero essere tranquillamente dei singoli: “My Girl”, in cui simbolicamente uomo e donna si rimbalzano la palla con una propria prospettiva; “Membri > Baddies”, in cui Low-Red conferma per l’ennesima volta di essere un pesce per stare ancora dentro l’acquario; “Bae/Slime”, che sembra riprendere la linea melodica di “Outside Today” di Youngboy NBA, ed è momentaneamente uno dei brani più sottovalutati del disco, visto il suo potenziale.
Una menzione a parte va fatta anche per “Il mondo si scioglie”, nel cui minuto Low-Red affronta un momento incredibilmente introspettivo e parla anche dei suoi trascorsi a Londra. Il titolo forse non è solo indicativo perché anche il brano sembra sciogliersi piano piano e mi chiesto se esista anche una versione più estesa dello stesso.
Dopo “Il mondo si scioglie” e “Bae/Slime”, il disco cambia ancora atmosfera, alleggerita da “S.B.L.A.O.”, skit in cui il rapper spiega la sua iconica tag. Da questo momento siamo proiettati in una realtà oscura ma assolutamente trap. Ancora una volta lo stato liquido si rivela centrale come in “Sangue Verde”, che può anche essere vista come un’autocitazione alla strofa contenuta in “Business Lunch”, in “4 The Island”. Proprio in questo brano, Low-Red si dice non interessato all’introspezione come unico parametro per valutare un disco: vuole essere lui, giustamente, il padrone dei suoi contenuti e decidere come e quando metterli su musica.
Il disco si chiude con due brani complementari. Prima troviamo “Muschio”, dove lo stato liquido della materia dà vita prima alla voglia di rivalsa di Low-Red, usando l’umidità e il muschio come metafore. L’ultima traccia è invece “Succo di Vipere”, che ci mostra una versione inedita del rapper di Sassari.
L’outro è un brano dalla forte propensione melodica e potrebbe certamente risultare una possibile strada per il futuro di Low-Red. Chiudere un album con un brano di questo genere, inoltre, è sempre una ottima scelta, anche per ricompensare i fan e stringere un legame fortissimo con loro. Le due strofe di questa traccia sono la prova della maturità artistica di Low-Red, che ha preso coscienza della realtà che lo circonda, dicendo a volte di volersi distaccare dalla realtà e tornare a essere semplice e puro come un bambino.
Conclusioni
“The Biggest Sblao” è il primo vero e proprio album ufficiale di Low-Red solista e non possiamo che ritenerci soddisfatti. Non c’è nessun tentativo di fare il passo più lungo della gamba, ma anzi! Risalta proprio la voglia di consolidarsi con le proprie forze, facendosi sorreggere da soci come, per esempio, Papa V e Nerissima Serpe, ormai quasi un tutt’uno con Low-Red. Il disco funziona prima di tutto perché è un prodotto originale e che si distingue da quei progetti che alternano i soliti nomi tra le collaborazioni anche per la voglia di sperimentare, di non avere paura di sbagliare.
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