Siamo qui per parlare di Astro (il rapper), ma facciamo un passo indietro fino al 20 aprile 2023 per comprendere come si situa il suo progetto. “ASTRO“, infatti, è l’ultimo puntino del sistema-costellazione dei Players Club ’23 e chiude la prima fase di una micro-era del rap italiano.
Dove si colloca “ASTRO”
Il 20 aprile 2023 Night Skinny pubblica “Players Club ’23” (Knights Of The Posse) e accende i riflettori sui nuovi nomi protagonisti della scena, che Matteo ha efficacemente definito il “Second Impact” del rap italiano.
Da quel momento, la traccia ha catalizzato una calda attenzione sugli artisti e loro l’hanno concretizzata in dei progetti di presentazione al pubblico più grande del rap italiano.
Non per tutti – ad esempio Nerissima Serpe e Kid Yugi – quello presentato successivamente sarebbe stato il loro primo album ufficiale, ma per artisti come Artie 5ive, Low-Red, e Astro sì.
Bene, Astro, a settembre toglie “Digital” dal nome – come se dalla realtà virtuale si fosse staccato per approdare nella realtà concreta -, mette la sua firma e fa sì che ogni Player abbia almeno un progetto ufficiale all’attivo.
A bocce ferme, le differenze con la generazione del 2016 sono notevoli e se Sfera, Izi, Rkomi, Ghali, Ernia e Tedua arrivavano all’attenzione del pubblico con uno stile ben definito, il Second Impact fa della sua plasticità la sua caratteristica, ci prepara fin dal suo principio al concetto “cambiamento” e ci fa prendere parte alla ricerca di un’identità artistica che non ha trovato ancora uno stato di quiete.
Se questo discorso non vale per alcuni dei suoi colleghi ricevuti più solidamente dal pubblico, “ASTRO” invece palesa quanto ho detto poc’anzi, ma aggiungendo un’incertezza che al termine dell’ascolto del progetto aumenta.
“ASTRO”, il disco
“ASTRO” è composto da 17 tracce (43 minuti di musica) ed è arricchito da 8 featuring, 14 beatmaker e 22 autori.
Il disco fornisce un foto live di Astro che appare ferma a primo sguardo, ma se la si mette in play, mostra la facoltà del rapper di raccontarsi in gerundio: muovendosi e spaziando, affermando e negando.
Il disco si costruisce sul non detto, sulla negazione di quanto si afferma poco prima, sulla relazione del rapper con l’altro sesso e con il materialismo del mondo circostante.
In “intro [2024]” Astro si mette al livello del pubblico e, come se si osservasse da fuori, cerca di dare coraggio al sé del passato, compatendosi e spronandosi.
Ehi, non sei perfetto (No)
Astro – intro [2024] (Astro, 2024)
Ma non sei solo i tuoi errori, ah
Oggi che hai una chance
Questo giorno grigio può cambiare colore, ah
E sappi che, quando piangerai, io piangerò con te
E, quando finalmente riderai, riderò con te
E, vada come vada, sarò sempre fiero di te
Il secondo brano,”iNFO“, è quello che riesce a condensare maggiormente la cifra stilistica del rapper. In un centrifugato di suoni cupi accelerati, scossi dai bassi profondi che squagliano il tune del rapper, Astro cammina in equilibrio sul filo del beat dando un’esibizione di stile che, non limitandosi allo sfoggio tecnico, lascia qua e là spunti più riflessivi con l’intento di creare contrasti di luci.
Amami stanotte
Astro – iNFO (Astro, 2024)
Domani non so se ci sarò (We outside)
Forse sparirò da un giorno all’altro
Non potranno più chiedere (Yeah)
[Ritornello]
Non chiedermi info, info, info (Yeah, yeah, yeah)
[…]
Ridammi il mio flow, ti ho visto (No, no)
Hai switchato, sei pentito (Yeah, yeah)
Che succede, che succede, amigo? (Okay)
Il gioco delle contrapposizioni tra argomenti più introspettivi e piaceri più veniali compare è uno stilema presente anche in “MACCHINA“, “B“, “RUOTA DEL CRICETO“, “C A P I S C I M I“, “PIUUuuuuuUuuuUu“.
In brani come “ Ghetto Chic” rende più esplicito – soprattutto testualmente – il cozzo tra la vita lussuosa e quella di strada; non è un caso se queste tematiche vengono principalmente affrontate tramite un approccio tendenzialmente rap e trap.
Tutti i brani – soprattutto quelli elencati – fanno trasparire un rapporto singolare con i soldi e la moda.
Prendiamo una parte di strofa in “SPENDERE“:
Lei vuole la mia mano sul collo
Astro – SPENDERE feat. Simba La Rue (ASTRO, 2024)
A me piaccion le mani sugli euro
Non mi attacco ad un pezzo di carta
Non sono i soldi a darmi un valore (No)
Però pagami tutto adesso
Mica c’ho scritto “scemo” in fronte (Scemo, paga)
Le piaccion le auto, le armi, i gangster (Tu-tu-tu-tu-tu-tu-tu)
Le ho detto di passare da me in quartiere (Passa da me, passa da me)
Ha il padre ricco, vuole far la ribelle (Ah)
Voce del verbo spendere, spendere
Spendеre, spenderе, spendere
Al Mercedes staccavo lo stemma (Sì)
Sgamo gli infami, ho l’antenna (Sì)
Se prima i soldi erano quello che mancavano, lo scopo da raggiungere, per colmare i bisogni fondamentali di vita, ora sono il tramite che deprezzano il mondo intorno e spengono la noia.
L’atto della spesa innesca una sorta di violenza che si esaurisce nell’azione di dare la moneta per ricevere in cambio abiti di alta moda, considerati non più come indumenti per coprirsi ma come capi d’arte, un’investimento per vestire la persona e comunicare con il personaggio.
Esemplare è la barra in “Mai Stato Regolare” (No Regular Music Deluxe, 2024): «Mamma dice: “I soldi vanno investiti”, infatti i miei soldi van tutti in vestiti (Cash)».
A meritare menzione, a mio parere, è la costruzione del testo del rapper che, per quanto poco elaborata, risulta forse una delle componenti più identitarie insieme all’attitude – che non sempre emerge in maniera decisa-.
Gli strumenti retorici, ancor prima che musicali, per rendere la dinamicità di scrittura di Astro sono gli avverbi di negazione, le frasi avversative, perni delle metafore che utilizza: l’avverbio di negazione “non” compare 213 volte, “mai” 15 volte (concentrati principalmente in “iNFO” e “MACCHINA NERA”) e il “come” viene utilizzato 38 volte (soprattutto per le similitudini e le metafore con intenti rappresentativi).
La struttura sintattica portante, che riesce a rendere quanto detto sopra, è la frase affermativa correlata dalla frase coordinata avversativa introdotta da “ma“, che compare 21 volte (e in 8 di queste 21 il “ma” è accompagnato da una negazione).
Il mio conto non è un pugile, ma incassa come Gervonta
Astro – MACCHINA NERA (Astro, 2024)
Sono in giro con KIID, ma non sto alle elementari
Astro – B (Astro, 2024)
Investo in mattone, ma non è edilizia (No)
Astro – RUOTA DEL CRICETO (Astro, 2024)
Cancello le tue foto, ma non questa storia
Astro – DI TE (Astro, 2024)
La costruzione testuale di Astro, tipica dell‘italiano parlato, esprimere contrasti o eccezioni, la micro-pausa ad effetto appena accennata nella sua delivery ( resa graficamente dalla virgola) prima del “ma” serve a separare nettamente i due membri della frase, evidenziando il rapporto di opposizione di quanto si dice.
Questo tipo di negazione di quanto si dice compare anche nei brani d’argomento amoroso (come “UN MOMENTO” e “MAMACITA“, tematicamente collegate e tendenti all’R&B e al raggaeton, “DI TE” – una delle meglio riuscite, a mio parere-) in cui Astro si lascia andare nel parlare di legami fugaci e più duraturi, ma che hanno portato le loro scorie tradotte nelle canzoni.
Degna di nota è “non BASTA“, brano che sintetizza quanto accade in tutto il disco.
In questa dedica d’amore, il rapper si rimette sul piano dell’ascoltatore, parla di sé cercando di eliminare le sue costruzioni e mettendosi sul solco della tradizione con la citazione al brano “All’Ultimo Respiro” (Che Bello Essere Noi, 2010).
Cammina sempre al mio fianco nella pioggia е la tempesta
E i nostri panni sporchi non metterli alla finestra
Per tua mamma sono grande, ora posso far da solo
Soldi toccano il soffitto, i miei piedi restano al suoloSei persa, ah-ah
Astro – non BASTA (Astro, 2024)
E sono perso anch’io
Com’è che faccio a dartela una vita diversa?
Per quanto faccia piacere a chi conosca i Dogo, la citazione rimane abbastanza fine a sé stessa, sconnessa, rappresentazione di quanto il disco sarebbe potuto essere – per citare la costruzione testuale stessa di Astro -, ma senza esserlo. Resta l’amaro in bocca.
Conclusioni
“ASTRO“, l’ultimo puntino del sistema-costellazione dei Players Club ’23, è un disco d’esordio necessario, con tendenze sperimentali e con l’obiettivo di presentarsi in maniera impattante alla scena.
A mio parere il disco riesce a metà nell’obiettivo prefissatosi: il rapper si presenta, ma un progetto composto da 17 tracce è una prova ardua per chiunque, ancor di più per chi realizza un disco d’esordio.
Il rischio che si irrobustisce durante l’ascolto infatti è quello di non dare lo spazio necessario a brani più caratteristici, personali e sentiti, adombrati dai singoli scelti prima del lancio che, forti delle ambizioni da classifica, danno un’idea non completamente fedele a quello che poi si andrà a ritrovare nel disco.
L’impressione che ho avuto, dopo svariati ascolti, è che il “non detto” prevalga; il rapper aggiunge poco di personale a quanto aveva già raccontato nei singoli precedenti e non mette completamente in luce, come ha dimostrato invece nelle comparse, il potenziale incredibile che più volta ha fatto intendere, complice anche un lessico smilzo e riferimenti comuni che non rompono mai la superficie.
Nessun commento!