Dal 2012 sono passati ormai quasi 13 anni, che per il mercato musicale equivalgono a un’era geologica. Se pensiamo al rap italiano poi, siamo immersi in quell’età di mezzo immediatamente antecedente alla rivoluzione trap, un periodostorico di goffi compromessi col pop fatti dai rapper per provare a posizionarsi in classifica: ciononostante, le allora punte di diamante del mainstream del rap italiano non rientrano neanche nei primi 20 dischi più venduti dell’anno; “L’erba cattiva” di Emis Killa arriva al ventiduesimo posto e “Noi siamo il club” dei Club Dogo al venticinquesimo.
In compenso, è la stagione della musica non ufficiale, del mixtape nell’accezione di disco inciso su produzioni già edite, dunque distribuibile solo in freedownload: fra i più noti, nel 2012 escono “Fastlife Mixtape vol. 3” di Guè, “Quello che Vi Consiglio vol. 3” di Gemitaiz, “Musica Cicatrene” di Mezzosangue e “Machete Mixtape vol. 2” della Machete Crew.
Quello stesso anno a Roma si muove qualcosa.
La capitale, che in quegli anni è un punto di riferimento imprescindibile per i mixtape (quasi tutti scaricabili sul portale dell’etichetta discografica romana Honiro), si divide fra gruppi in linea con l’attitudine e le sonorità della scuola hiphop romana(Brokenspeakers, Barracruda, Er Costa, ma anche il sopracitato Mezzosangue) e la scena più ispirata dal rap statunitense contemporaneo, prevalentemente orbitante attorno al Bunker Studio di 3D, da Gemitaiz e Canesecco (ancora Xtreme Team) agli esordienti Nayt e NSP (che proprio nel 2012 pubblicheranno i loro primi progetti, rispettivamente NaytOne e Socia Mixtape). Proprio inquello studio di registrazione, ad Aprile, esce un disco che ha poco e niente da spartire con il resto della scena.
Il rapper in questione è un emergente che si fa chiamare Achille Lauro: su YouTube, in quegli anni principale piattaforma per la diffusione della musica, i primi video disponibili risalgono a novembre 2011, intitolati Il giorno del ringraziamento e Giovani Crimini e rilasciati a una manciata di giorni di distanza l’uno dall’altro. Nel primo brano il rapper alterna una calza in testa, un passamontagna e un cappuccio che copre metà del volto; il secondo è un montaggio di rapine e atti vandalici ripresi da telecamere di sorveglianza. Se l’alone di mistero attorno al personaggio incuriosisce, è impossibile che la musica passi inosservata.
La scrittura del rapper è cruda e brutale, riconducibile solo parzialmente al modello di Noyz Narcos e del Truceklan: infatti, Achille Lauro non ha minimamente la stessa impostazione tecnica e metrica, né la stessa patina cinematografica da film dell’orrore: il suo racconto sembra più un mockumentary, genere che simula lo stile documentaristico, avvalendosi però anche di elementi grotteschi. Da un punto di vista linguistico, i testi sono fondati sulla ripetizione martellante di singole parole, rifuggendo i virtuosismi metrico-rimici seguiti dalla maggior parte dei colleghi del tempo. Ad accentuare ancora di più l’espressività dei contenuti trattati contribuisce senza dubbio anche il forte influsso romanesco.
Ho una rotella fori posto, ‘a rotella de ‘sto gioco sporco
Achille Lauro – Il giorno del ringraziamento feat. Read “Quarto Blocco” (Barabba Mixtape, 2012)
So’ una rotella che move er bisogno
Spaccarotella non s’è fatto un giorno, prendi coscienza
Prega de ‘n prende’ il turno del prossimo stronzo
Fieri criminali, l’occhio del sistema si sistema, militari in sistemi piramidali
Penso “Non so’ nato ieri (Come?) come altri pischelli
Vogliono arruolarmi sull’attenti, ma io ho bei progetti”
[…]
Regole base: pasta e base si impasta
Dalla base alla strada, dalla base alla pasta
Ho messo il naso solo per soldi, per soldi e basta
Ho messo il cuore solo per poco, sto pe’ di’ basta
A differenza de Il giorno del ringraziamento, Giovani Crimini non rientrerà nel disco d’esordio di Achille Lauro, ma ne anticiperà il titolo.
Il ladrone più famoso di tutti i tempi, salvato dal popolo, che preferisce crocifiggere Gesù Cristo al suo posto, da’ il nome al primo progetto di Achille Lauro.
“Barabba Mixtape” è un lavoro grezzo, sporco, fatto da un rapper a cui «sta storia della moda del rap fa schifo ar cazzo» (semicit.). Achille non parla ai fan dell’hiphop, non è fan dell’hiphop (come dirà più avanti), ma non si rivolge solo ai ragazzi di strada o a quelli della periferia romana: vuole parlare a tutti, raccontando la sua esperienza di vita senza alcun filtro.
Vera grana, vera mala romana
Achille Lauro – Barabba (Barabba Mixtape, 2012)
Bamboccetti è la coscienza
Il crimine ma no pe’ scelta
Pe’ ognuno che se rispecchia, se rispecchia, se rispecchia
Pe’ ogni storia senza un come, che ogni troia sappia il nome
Famo storia, famo onore e gloria come religione!
[…]
Me prendo quello che c’è ma perdo quello che c’ho!
Mejo non essere me, ma torna’ ‘ndietro ‘n’ se po’!
T’accorgi che non sai chi sei, “Giocavamo” penso e adesso semo finiti in mezzo!
La qualità comanna, sono un povero Barabba
Lauro è «un povero Barabba» e, come il ladrone salvo per miracolo, è perfettamente consapevole di non avere un’altra possibilità all’infuori di questa per redimersi. Il mixtape sprigionauna voglia viscerale di rivalsa, dal racconto della vita di strada(narrata come un’infernale catena di montaggio che annichilisce e deumanizza chiunque ne faccia parte) fino ai momenti più introspettivi in cui l’autore arriva a parlare di dipendenze, relazioni sentimentali, rapporti familiari. Il brano che in questo senso si configura come chiave di lettura dell’intero progetto è Santana:
Prego un Dio può perdonarmi
Achille Lauro – Santana (Barabba Mixtape, 2012)
Ho commesso ogni peccato
Io prego davvero esista il cielo
Dai palazzi se ne annamo
Porto il dramma de ogni umano, nessuno può salvarci
Se il futuro è buio, sono solo in mezzo a tanto
Siamo pazzi, porto il dramma de ‘n drogato
Posso assicuravi morirò prima dell’altri, questo è assicurato
Porto il dramma de ‘n core spezzato
Sono ancora intatto ma n’so ancora se ho il rimorso o se rimpiango
Porto il dramma dentro al petto
‘A rabbia che c’ho dentro
Testimone della strada, del cemento
Sono un sopravvissuto, le giornate a digiuno come un cane
Sta’ senza nessuno mentre tutto va a puttane
[…]
Porto il dramma, me strappano le ali
Da gli occhi de ‘n mostro porto il dramma de vite da cani
Porto il dramma de ‘n domani, de ‘n futuro al buio
Soldi sporchi tra le mani, che me sudo e poi me fumo
Porto il dramma de ‘n padre mai capito, de ‘n figlio mal riuscito
Che al padre je fa schifo
Mi madre prega Dio mentre mi padre va a puttane
E m’avvicino a Dio con le sostanze mentre il mondo va a puttane
Porto il dramma
Topi armati condannati a vivere legati, a vivere i reati, a vite criminali
Rischiare inutilmente pe’ due soldi da spende’
Destini rovinati che se ‘ntrecciano pe’ sempre
Il dramma che «porta» Achille, a partire dal racconto del proprio vissuto, diventa archetipico: in “Barabba Mixtape” c’è il dolore, la rabbia, il rancore e l’insoddisfazione di un giovane uomo allo sbando; c’è «il dramma de ogni umano» (menzionando un’ultima volta Santana), dal quale nessuno può salvarci.
Ancora oggi, a distanza di più di un decennio, “Barabba Mixtape” è uno dei dischi più belli di Achille Lauro, suonando, in tutta la sua essenza grezza e verace, incredibilmente avanti rispetto alla maggior parte degli album usciti in quel periodo. L’originalità impattante del mixtape permetterà al rapper di ottenere il rispetto di tutta Roma, attirando l’attenzione e la curiosità della vecchia guardia e delle nuove leve; a distanza di nemmeno sei mesi dalla pubblicazione di “Barabba Mixtape”, Achille riunirà gran parte di quella scena così divisa, ma di questo ne parleremo la settimana prossima.
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