Il 6 Dicembre 2024 ha visto la luce il nuovo lavoro di Tony Boy: “Going Hard 3“. Il tape – come suggerisce il nome – si colloca come sequel dei due precedenti capitoli della saga che ha creato e fatto innamorare una delle fan base più affezionate che si siano mai viste nella comunità Hip-hop italiana.
Il disco, nella sua integrità, si compone di 19 tracce e 6 collaborazioni, in ordine di apparizione: Shiva, Kid Yugi, Artie 5ive, Nardo Wick, Frah Quintale, Capo Plaza e Anna Pepe.
Questa saga può essere tranquillamente utilizzata per creare e ripercorrere la cronistoria della carriera di Tony Boy, rappresentando dei veri e propri checkpoint in cui fermarsi per contemplare le fasi della sua crescita, per entrare in una possibile digressione o per osservare come cambia il suo modo di pensare nella sua narrazione musicale.
“Going Hard” (2020) è stato l’esordio e la prima mossa all’interno della scacchiera del rap game, “Going Hard 2” (2021) – importantissimo – ha rappresentato la prima risposta consistente da parte del pubblico e lo slancio verso il mondo dei grandi, mentre “Going Hard 3” (2024) è la consapevolezza del cambiamento e della sua crescita, prima personale poi artistica.
Questo disco infatti ha la carica emotiva adatta per legarsi in modo indissolubile ai precedenti e dopo alcuni ascolti si intuisce come lui abbia ripreso alcune tematiche, sonorità e soprattutto alcune emozioni, quasi con lo scopo di fare un bilancio per poi aggiungere il suo nuovo punto di vista e importare il suo nuovo approccio alla vita che, giustamente, non è più lo stesso di quando ha iniziato, figlio di consapevolezze, punti di vista e responsabilità diverse.
Forse sono proprio questi due elementi, consapevolezza e responsabilità, che danno la chiave di lettura giusta per entrare a comprendere a pieno l’importanza di questo progetto.
La consapevolezza di aver creato qualcosa di grande attraverso il duro lavoro gli restituisce la possibilità di non avere vincoli nella sua creatività e, di conseguenza, di sperimentare in modo libero, indipendentemente dal riscontro numerico. La possibilità di svariare a suo piacimento va assolutamente attribuita anche a Wairaki che, in uno stato di grazia, ci regala degli esercizi di stile sul beat che aggiungono quel qualcosa in più ad ogni singola traccia del disco.
La responsabilità è quella di un artista che, attraverso le sue parole, è arrivato a molti instaurando un rapporto diretto con i suoi ascoltatori: un legame che, lavoro dopo lavoro, diventa sempre più forte, forse grazie alla capacità dell’artista stesso di toccare i cuori di chi ascolta , ponendosi sullo stesso piano di esistenza, non interponendo alcun filtro al modo di comunicare.
La forza del rapper sta tutta nelle sensazioni dei riceventi: ciò che si percepisce è che Tony Boy scriva esattamente nella stessa forma con cui pensa, senza il bisogno di una reinterpretazione secondaria. Questo particolare approccio finzionale-creativo conferisce alla sua musica un sapore diverso che bisogna imparare ad apprezzare con il tempo, con gli ascolti ripetuti che si sedimentano via via nell’orecchio.
Tony Boy arriva in modo immediato solo se si aderisce completamente al patto d’ascolto che ogni volta ti propone. Silenziando le proprie opinioni, approfondendo il suo punto di vista e connettendosi al suo flusso di coscienza, l’esperienza dell’ascolto cambia radicalmente.
Molte volte, in redazione, ci siamo lamentati dei featuring troppo invasivi nei progetti di chi fa rap, questa volta però ci sentiamo di sospendere il giudizio. Un aspetto infatti che ha potenziato il primo ascolto e quindi, una maggiore connessione, è stata la scelta di non voler menzionare le collaborazioni subito per poter creare l’effetto sorpresa.
La gestione e l’integrazione dei featuring è un altro punto a favore per l’artista che si aggiunge direttamente al bilancio della maturità. La maggior parte degli ospiti ha reso al meglio contribuendo in modo estremamente positivo all’economia generale del disco: nonostante i nomi siano sempre i soliti, l’aver scelto persone che sembrano molto vicine a lui ha creato un senso di omogeneità e genuinità che nelle collaborazioni non sempre si riscontra.
La quantità di tracce presenti sul disco è l’ennesima dimostrazione di quanto Tony sia prolifico nel suo lavoro, basti pensare che “Going Hard 3” è il secondo disco uscito in questo 2024 – e il secondo che recensisco – dopo il progetto “Nostalgia“, e chi sa quante tracce ancora possiede nel suo hard disk, considerando che
Il tema “produttività“, tenendo in considerazione soprattutto i ritmi di pubblicazione a cui assistiamo oggi, è sempre scivoloso, ma nel caso di Tony Boy porsi alcune questioni diventa uno stimolo: abituare l’industria e gli ascoltatori a questo ritmo, nel medio lungo termine, farà bene all’artista o diventerà un punto a suo sfavore? Come tratterà i medesimi argomenti? Sembrerà ripetitivo? Ma soprattutto, sta davvero fottendo l’industria o sta facendo solo il suo gioco?
Queste sono tutte sfide che, chi vuole essere un gamechanger negli anni ’20, si trova davanti.
Sicuramente non possiamo dare una risposta certa, ma quello che è sicuro e soprattutto evidente è che per Tony Boy scrivere è necessario, quasi terapeutico. Raccontarsi attraverso la musica, dare un corpo sonoro ai propri pensieri, renderli riproducibili, e non lasciarli volatili nella propria testa o effimeri in un’Instagram Story sono : finché avrà questa necessità il suo lavoro non sarà mai banale.
Scusate la mancanza di comunicazione ultimamente, ma ho
Tony Boy – Total Black (Going Hard 3, 2024)
messo letteralmente troppi schermi tra di noi. Volevo solo
farvi sapere: grazie della vostra vicinanza.
Go hard finché respiro, finché muoio e dopo.
Con la collaborazione di Riccardo Bellabarba
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