Papa V, Nerissima Serpe e FriTu sono esseri che vengono dal buio. Lo abbiamo scoperto quasi quattro anni fa, quando “Mafia Slime” iniziava a scuotere il pubblico con immagini troppo dirette e crude da essere digerite subito ma fortunatamente il processo di metabolismo non fu lunghissimo.
Se nel 2021 si pensava che il filone trap più edonista non avesse più niente da dire ecco spuntare “Mafia Slime” ad aprire nuovamente le porte dell’inferno alla conquista di una fetta del saturo panorama rap italiano. Conquista avvenuta venerdì scorso con il tanto atteso sequel “Mafia Slime 2”, non a caso, un venerdì diciassette.
Il mondo oscuro e demoniaco senza filtro raccontato dal trio è un luogo che vive e vegeta nel mondo normale, agli angoli delle città, nei bar cinesi e nelle periferie, costellato da demoni urbani, tossici e puttane.
Ascoltare “Mafia Slime 2” crea dei contrasti: è come entrare in un cinema porno. Un non-luogo on the corner, dall’aria deformante e grottesca. Ma tra le poltrone sgualcite in tessuto rosso, il muro ammuffito e il pavimento appiccicoso ecco che la luce della pellicola proietta un film di Fellini al posto del film erotico di serie B. Anche se lo sfondo è sporco, le inquadrature dí Nerissima e Papa V sono vero e proprio cinema d’autore.
“Mafia Slime 2” è un sequel più maturo del primo che esprime benissimo la crescita di Papa e Neri negli anni. I due prendono il testimone dall’esperienza truce della scena romana anni 10 e la evolvono nel segno della trap post 2016, il duo crea la solita alchimia formidabile fondendo elementi pulp, hard-boiled e elementi della cultura pop arrivando a qualcosa di unico e inimitabile.
Come avrete già intuito “Mafia Slime 2” è un disco cinematografico, se già nel primo capitolo i due si erano paragonati a Al Pacino e Robert De Niro in questo sequel passano da attori a registi riprendendo il noir splatter e thriller delle strade come Tarantino e De Palma.
Entrare nel mondo targato Mafia Slime significa entrare in un trip allucinato fatto di droghe, sesso e punchline che rasentano il black humor: sprofondando nel tappeto o nel water come Mark Renton di Trainspotting.
Ad aprire le danze del progetto è “Tip Tap”, uno dei banger più potenti della triade e prosegue con un filotto di pezzi dall’attitudine street per quasi tutta la durata del disco. Come dicevo prima, il disco crea dei bellissimi contrasti; è il caso di brani come “Mario & Luigi”, “Pippi Calzelunghe” o “Qui Quo Qua” dove personaggi apparentemente innocenti vengono capovolti e deformati dall’ombra. Ma il disco a differenza del primo capitolo, “Mafia Slime 2” lascia anche spazio a qualche spiraglio di riflessione, è così per l’inaspettata “A Lei” dove Papa V e Nerissima nel ritornello rappano “Una notte con tutte ma una vita con lei” ma anche brani come “Bugie”, forse il migliore del disco, e “Dritto al Cuore”.
I punti di forza del disco sono tanti. In primis l’attitudine, mai banale: Papa V e Nerissima dicono poco ma lo dicono maledettamente bene. L’impianto prosodico è ipnotico; il flow duro, sporco, quasi sbiascicato di papa V e il gioco fonico fatto da accentuazioni, pause e riprese di Nerissima creano un’atmosfera che aumenta la caratura e impreziosisce l’esperienza di ascolto.
Al disco partecipano nomi di serie A come Gue, Shiva e Artie 5ive ma il feat che veramente colpisce è quello dell’emergente Kevin Maopao simbolo che nonostante gli step fatti e il successo ottenuto i nomi di Papa V e Nerissima sono ancora cuciti in strada.
Dulcis in fundo è il momento di parlare del vero collante del gruppo: FriTu. Forse attualmente il producer più in forma della penisola. In “Mafia Slime 2” ci regala le sue migliori produzioni. Presente e martellante, non esiste Mafia Slime senza Fritu, donando una direzione artistica al progetto precisa e impeccabile. Dal bellissimo sample del La Band del Brasiliano presente in “In Hotel” alla più soffice “Bugie” passando per il ritmo gangstq e martellante di “Tip Tap” e “Qui Quo Qua”. Fritu fa tutto scegliendo i suoni giusti per rappresentare le ombre della city.
“Mafia Slime 2” striscia insinuandosi nei sotterranei di Milano, fatti sia di metropolitane, sia di bilocali senza finestre agli ultimi piani dei palazzi. Una città “sin city” sempre buia dove la luce non filtra nel nero più viscoso. È il continuo genuino del primo capitolo, un disco che rafforza il patto denso e viscido di Papa, Neri e Fritu intrecciando strada, criminalità alle iperboli del rap.
Tutti i testi, tra fiction e cinema, hanno sempre un fondo di sincera spontaneità e i tre da bravi registi celano e raccontano la loro versione della strada “più scomoda e vera” (per citare Nerissima stesso).
Forse alla fine anche quello che ho scritto è inutile all’ascolto perché Papa V, Fritu e Nerissima non hanno bisogno di spiegazioni, i pezzi parlano per sé direttamente senza il bisogno di essere interpretati. Nerissima in “A Lei” dice “scrivo canzoni un po’ sporche in questa notte sporca”, il senso del disco banalmente credo sia tutto qui. Mi auguro di vedere questo disco in classifica a fine anno: il buio e lo sporco più sinceri che vincono contro una luce artificiale.
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