In estate la vita scorre lenta, fa troppo caldo e c’è necessità di riposarsi. Si spengono degli interruttori, ma se ne accendono altri. Si può sfruttare il tempo per conoscere artisti, soprattutto quelli che nella vita veloce ti perdi nel marasma generale.
È proprio in questo contesto che mi sono imbattuto in Visino Bianco: il rapper classe 2001, originario di Cinisello Balsamo, mi è stato consigliato da un amico in chat. Ma mentre in altre circostanze avrei rimandato l’ascolto, in questo caso ho scelto di mettere in play.

Mi sono imbattuto in un ragazzo pieno di contraddizioni, grezzo, ma che riusciva a comunicare senza filtri. Visino Bianco l’ho scoperto senza preconcetti, non sono andato a cercare il suo feed IG per scoprire quale personaggio volesse veicolare. Mi è bastata la musica, non è un personaggio artefatto.
Nonostante il nome ironico e spiazzante, Visino Bianco non è qui per far ridere. È qui per farsi sentire. Ha scelto di non seguire le regole scritte da altri: niente filtri, niente sovrastrutture, solo rime dirette e una produzione che sa mescolare malinconia, rabbia e tematiche di strada. Il suo stile è crudo, essenziale, a tratti spigoloso, ma è proprio questa sua sincerità a colpire.
Visino Bianco è uno di quegli artisti che non cerca di piacere a tutti, e forse è proprio per questo che inizia a piacere a molti. Con un’identità forte, testi che non hanno paura di sporcarsi le mani e un’attitudine che sa far rumore, sta conquistando sempre più spazio in un panorama musicale spesso troppo omologato. La sua voce è quella di una generazione che non cerca più miti da seguire, ma storie in cui riconoscersi.
Essa cambia spesso tonalità, a volte è stridula, altre roca. Visino Bianco si esprime in tanti colori, una palette scura che trasuda personalità e cose da dire. C’è tanto arrosto, ma anche tanto fumo: i concetti più interessanti che il rapper di Cinisello Balsamo esprime si nascondono sotto a una cornice che sa di già visto.
La sua narrazione è un continuo contrasto, l’ascoltatore è sempre in attesa della rima successiva e non sa se sarà introspettiva o aggressiva. Proprio perché a volte convivono nello stesso contesto, anche se non te lo aspetteresti.
“Sta male un fratello, io non so proprio come aiutarlo
Visino Bianco – Cabrio (Portando il peso, 2025)
Ora mi brucia il c*zzo perché io lo faccio sempre cabrio”
I riferimenti a una vita sregolata si susseguono a iosa, cliché da rapper che rimangono tali se ascoltati senza contesto. Visino Bianco il contesto lo dà, ma lo centellina. Fa parte di quegli artisti che nasconde dietro a una maschera di vetro tutto “il peso” che nasconde ma, quando arriva il momento di far uscire fuori tutto quanto, è lì che nasce uno di quei pezzi su cui si può sorreggere una carriera. Il vetro poi è fragile, ma soprattutto trasparente.

Il brano in questione, quello da far ascoltare come biglietto da visita, si chiama proprio “Portando il peso” e dà anche il nome al suo ultimo EP.
“Nelle persone io ci vedo un lusso
Teorema dell’apparire che spesso mi offusca
Ci sono dentro e so che la strada è dura
E lei mi piace perché ha gli occhi tristi se fa una pista
Merita un premio se star male è forma artistica
I miei amici piangon come i Cristi fino a perder la vista
Questa voce è dolore, non una scelta stilistica”Visino Bianco – Portando il peso (2025)
Il progetto, uscito lo scorso 18 luglio, è lo specchio di quanto detto sopra. Ci sono gli errori di un rapper giovane e immagini che neanche rapper in giro da un lustro sono riusciti a proiettare così bene.
Una piacevole scoperta che dovreste recuperare anche voi. Si sente il dolore nel fiato, si percepisce il vissuto. Sono tanti i ragazzi delle nuove generazioni che hanno un peso da sostenere, spesso più grande di loro. Ed è per questo che oggi come ieri il rap rimane un mezzo inimitabile per chi ha qualcosa da dire. Ora il peso di Visino Bianco è anche mio, è anche vostro.
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