Probabilmente, è ancora presto per parlare di hit estive, sole, mare e lunghe nottate; ma, a differenza degli scorsi anni, affronterete il tutto con un po’ più di conoscenza e strumenti in mano per poter differenziare e comprendere il quantitativo di musica proveniente dal Centro e dal Sud America.
Innanzitutto, prima di approcciarsi alle seguenti righe è bene abbandonare ogni tipo di pregiudizio a riguardo e focalizzarsi esclusivamente sulle raisons d’être dei vari tipi di musica urban latina dal punto di vista socioculturale prima ancora che musicale.
Fare due passi indietro è pressoché doveroso per capirne le origini. Il tutto si deve al massivo numero di immigrati centramericani, soprattutto provenienti da Porto Rico e Cuba, negli Stati Uniti che nella prima metà del Novecento entrarono in contatto con la cultura statunitense importando anche la musica di autori come Tito Puente e Pérez Prado. A dire il vero però Ilan Stavans, saggista messicano-statunitense, dopo aver studiato meglio la questione, chiarì il motivo del flusso di un certo tipo di musica verso gli USA : durante la Seconda Guerra Mondiale la black music era in netto sviluppo, ma i nordamericani erano soliti preferire le tematiche della musica e dei film degli stati limitrofi poiché più allegre e di conseguenza un modo per evadere dal conflitto globale. Ciononostante, un altro evento significativo fu la politica del “Good Neighbor Policy” attuata da Franklin Roosevelt, il 32° presidente degli Stati Uniti d’America. La suddetta manovra della politica estera venne attuata in seguito al termine dell’occupazione del Nicaragua e di Haiti e conseguentemente all’annullamento del controllo diretto americano su Cuba e sui giacimenti di risorse naturali del Messico. Sostanzialmente, essa consisteva nel convincere la restante parte del continente americano che gli USA fossero, per l’appunto, “un buon vicino”, nonché un alleato, non immischiandosi nelle loro politiche interne e importando prodotti in modo da stabilire rapporti commerciali e diplomatici oltre che ad aumentare la propria influenza.
Verso la fine degli ’50 e per tutto il decennio successivo, la musica latina divenne un trend internazionale per via di hit come Guantanamera; di influenze musicali dovute al bossa nova (una costola della musica popolare brasiliana) ed al chitarrista Carlos Santana. Nei decenni successivi si sviluppò la salsa e cantanti come Julio Iglesias iniziarono ad impossessarsi delle classifiche così come fecero Enrique Iglesias (figlio di Julio) e Shakira al termine degli anni ’90.
In epoca moderna, ad avere completamente ribaltato le carte in tavola sono stati due generi : il rap e il reggaeton. In primo luogo, è necessario ricostruire l’etimologia del termine reggaeton per comprenderne le influenze : esso, infatti deriva dalla parola “reggae” a cui vi è aggiunto il suffisso accrescitivo “ton (o tón)” ponendo il nuovo genere come la diretta successione della musica giamaicana. Mentre il rap viveva la sua golden age, nei barrios di Porto Rico (principalmente di San Juán) sotto ispirazione della musica hip hop, del reggae e in particolare del pezzo “Dem Bow” di Shabba Ranks vennero creati i primi cosiddetti “riddim” per far ballare il pubblico dei club. Il genere crebbe a dismisura soprattutto nel continente originario, tanto da far apportare delle restrizioni dalle istituzioni (ad esempio, in Porto Rico venne vietato l’abbigliamento hip hop a scuola e vi furono pure della enormi manifestazioni per eliminare questo tipo di musica) per via del linguaggio esplicito e legato a situazioni di povertà, sesso, droga e vita di strada. Nella sua diffusione fu molto importante l’esportazione e la vendita a mano (e solo in seguito nei negozi) delle cassette contenenti gli album. Tra i pionieri è essenziale citare Dj Playero, Dj Nelson e Dj Negro. Nel 2003, il reggaeton venne accettato definitivamente dalla massa portoricana per via delle buone parole di numerosi politici per ottenere più voti. Non a caso, il genere esplose a livello mondiale pochi anni dopo grazie a cantanti come Daddy Yankee, Don Omar, Tego Calderón, Luny Tunes, Calle 13, Wisin e Yandel.
Attualmente, invece, si sono aggiunti nuovi nomi come Nicky Jam, Farruko, J Balvin e Anuel AA che, a causa della loro versatilità, hanno flirtato a lungo con altri generi (su tutti il rap) costruendo le basi per la nuova musica latina. In concomitanza con la hit mondiale “Despacito”, la nuova musica latina ha preso il sopravvento quasi ovunque facendo dei numeri da capogiro e rendendo delle star artisti come Ozuna, Maluma, Karol G, Bad Bunny (collaborando con Drake e facendolo cantare addirittura in spagnolo, Arcangel, Nio García, Cazzu, Duki e molti altri provenienti da più parti del continente americano. In questi casi, il confine tra i generi è molto labile e sottile ed è dettato soprattutto dalle sonorità in quanto il reggaeton – volenti o nolenti – è il figlioletto del rap per una serie infinita di motivi. Talvolta la differenza è impercettibile; altre volte è totale come nella musica di artisti americani come El Alfa, Lirico En La Casa (entrambi della Repubblica Dominicana) più legata ai club, oppure Young Eiby (Perù), Nathy Peluso (Argentina) e Dilinyer (Venezuela) che fanno rap in senso stretto, talvolta anche estremo.
In Brasile, in totale antitesi, si è sviluppato un genere a sé stante ma molto influenzato dal rap e dal vecchio funk brasiliano chiamato funk carioca o funk brasileiro in cui tra rappresentanti principali ci sono MC Fioti, MC Livinho e MC Kevinho esplosi grazie alle loro hit con visualizzazioni che si aggirano al miliardo pubblicate nel canale KondZilla, che conta quasi 60 milioni di iscritti.
La consacrazione mondiale della musica latina può essere solo che d’aiuto al rap italiano e alla musica italiana in generale per poter espandere i propri confini per via dell’intelligibilità tra italiano e spagnolo, che, essendo entrambe lingue neolatine e condividendo una buona percentuale di lessico, potrebbero essere confuse e considerate parte della stessa grande scena musicale. A confermare ciò vi sono le sempre più frequenti maggiori collaborazioni tra artisti italiani e latini o l’esponenziale aumento di riddim reggaeton anche nella musica italiana. I gusti, come detto diversi secoli fa, non sono da mettere in discussione mentre sarebbe più opportuno, d’altro canto, comprendere ciò che si cela dietro; aprire gli occhi e cogliere l’occasione per cavalcare l’onda invece che sparare a zero come chi considera il rap tuttora una musica da evitare. Soprattutto se si conosce solo la punta dell’iceberg.
La prossima estate fate un bel sorriso quando nel chiosco della spiaggia sentirete un po’ di musica latina mentre sorseggiate qualche drink decorato con ombrellini perché la musica latina è dalla nostra parte.
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