Uno dei miei più cari amici è un batterista. Alla domanda “perché ti piace suonare il funk” la sua risposta è stata quasi automatica: perché il funk è oltre la musica. C’è un elemento complesso ma allo stesso tempo terribilmente semplice in questo genere, perché vive di qualcosa di impalpabile che va oltre la schematica esecuzione musicale. Il funk deve farti muovere, deve alzarti dalla sedia anche se non lo vuoi, creare una connessione empatica tra te che balli e il musicista che suona. Eseguire un pezzo è semplice, dargli il groove è impesa ardua.
Come ogni genere artistico, anche il funk ha i tempi e gli spazi in cui è sorto e si è sviluppato; ha le sue tematiche e gli interpreti che lo hanno portato alla ribalta. Ogni forma d’arte ha un suo contesto, e ogni contesto determina la sua forma d’arte. Ma cosa succede quando questo rapporto, così biunivoco, si rompe? La risposta va cercata nei Silk Sonic.
Venerdì 12 novembre An Evening with Silk Sonic è fuori ovunque. Sull’onda del successo planetario di “Leave the Door Open” e “Skate”, Bruno Mars e Anderson .Paak rilasciano l’album che per mesi, un pubblico così trasversale ha tanto atteso. Un pubblico immensamente variegato, perché il duo riesce a mettere d’accordo tutti: quelli che il funk lo hanno vissuto, quelli che non lo hanno mai sentito; gli ascoltatori del pop e quelli dell’hiphop; gli adulti cresciuti col vinile e i giovani figli dello streaming. Tutti, senza esclusione di colpi.
Questo successo straordinario non è scontato. Il progetto si apre con la voce di Bootsy Collins che nell’Intro presenta al pubblico il duo. Il re del funk, come suggerisce il sottotitolo dell’LP, è l’ospite d’onore della “serata”. Stiamo parlando di un progetto che, nel nome di un pioniere del genere, è funk fino al modello, senza ombra di dubbio. Bruno Mars e Anderson .Paak sono tornati agli anni ’70 in tutto: i costumi, l’immaginario, le ritmiche, le melodie, tutto sembra provenire da quel passato così precisamente connotato. Leggevo addirittura che l’intero album era sto registrato con la strumentazione dell’epoca, alla vecchia maniera, come se il digitale non avesse mai trasformato definitivamente le modalità e i mezzi di produzione dell’industria musicale.
Ma allora perché tutto ciò ha funzionato così tanto? Se i Silk Sonic non hanno fatto nulla di nuovo, cosa ha reso così naturale l’accoglienza del pubblico? Il funk è esistito, e Bruno Mars Anderson .Paak ce lo hanno riconsegnato identico agli anni ’70, senza modificarne un elemento. È qui la chiave del loro successo.
I Silk Sonic funziono perché sono naturali, dannatamente belli da vedere. Sì, belli. C’è qualcosa di inestimabile nella intesa che i due hanno tra di loro, nelle loro mosse, nel modo in cui si doppiano e si intercambiano. Bruno Mars e Anderson .Paak hanno quel fattore impalpabile, ma concreto, che ti fa battere i piedi a ritmo e ti costringe a muoverti; creano empatia tra di loro, e vi attraggano inesorabilmente qualsiasi ascoltare. I Silk Sonic hanno il groove, e il groove non ha età, storie e geografie prestabilite: chi lo ha assaggiato negli anni ’70 lo ha ritrovato; chi non lo aveva mai ascoltato, lo ha scoperto in due interpreti viventi e carismatici. Il duo è credibile anche con un genere vecchio di 40 anni, perché resuscita quell’elemento a priori della forma funk, mostrando come quest’ultimo sia ancora perfettamente fruibile anche da chi quegli anni li ha guardati attraverso la lente del vintage.
An Evening With Silk Sonic dei Silk Sonic è un progetto reazionario e come ogni reazione, anch’esso presuppone un’azione scatenate. Ad un mercato costantemente proiettato alla settimana successiva, Bruno Mars e Anderson .Paak offrono la purezza del funk degli anni ’70: senza logiche discografiche, I Silk Sonic se la cantano e bellano a ritmo di basso e batteria. E non possiamo fare altro che seguirli.
Di Francesco Palumbo
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