Una riflessione personale sulla cultura Hip Hop
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Correva l’anno 2009, all’epoca ero solo un ragazzino di tredici anni che ancora non sapeva nulla del mondo e dei suoi meccanismi, mi andavo affacciando ai primi stimoli della vita, tra questi la musica.
A quell’età non hai le idee chiare, e ci mancherebbe. La tua persona e la tua personalità hanno appena iniziato a formarsi e di conseguenza ti nutri dei pochi assaggi che ti si presentano, ad esempio le canzoni e i dischi ascoltati dai genitori e dai compagni di scuola, a loro volta influenzati da altri stimoli, in un iceberg di cui ti stai affacciando solo alla cuspide più elevata e grezza, appena scalfita dal vento, un principio giusto accennato essendo in una scuola media di un piccolo comune provinciale.
Ai tempi andavano per la maggiore il rock, tramandatoci direttamente dagli anni ’80, gli anni della giovinezza dei nostri padri e delle nostre madri, fatto di AC/DC, Led Zeppelin e Guns’N’ Roses, e qualche canzone scoperta da noi, condivisa rigorosamente via infrarossi, perché il Bluetooth all’epoca era tecnologia per pochi eletti; tracce per lo più commerciali, uscite da un qualche hit mania trovato in edicola, come l’intramontabile Stereo love e altri, che a risentirli ora ci fanno sorridere ma che a loro tempo ci hanno regalato momenti indimenticabili.
Poi l’anno dopo le superiori, con tantissimi nuovi stimoli e conoscenze, ma anche con più problemi e insicurezze che solo l’adolescenza è in grado di servire, che ti spingono a momenti di chiusura ma allo stesso tempo di esplorazione, momenti in cui iniziai ad avere notizia di un certo Fabri Fibra, passato su MTV con “Vip in Trip”. Quella musica mi era familiare, mi ricordava “Senza dubbio”, traccia storica degli Articolo 31 che mio padre ogni tanto passava in auto, e che non mi è mai dispiaciuta. Incuriosito chiesi a mio cugino, esperto di computer e con una connessione decente a disposizione, di reperirmi delle canzoni di questo cantante, magari un disco, facendo qualche ricerca. Dopo qualche settimana mi portò una chiavetta contenente “Controcultura” a detta sua disco appena uscito di Fabri Fibra. Nell’attesa un compagno di scuola, sapendo di questo mio interesse, mi propose delle tracce di un cantante (perché il termine rapper era ancora molto distante dalle nostre superficiali conoscenze) che faceva roba simile, Emis Killa, un ragazzo molto giovane, il pezzo era “Sono cazzi miei”. Mi rinchiusi un pomeriggio a sentire un paio di pezzi suoi passatimi da lui e il tanto agognato disco. Inutile dire che fu amore a prima vista.
Quel genere, il rap, mi parlava, direttamente e senza filtri. Parlava di quello che pensavo e nel modo stesso in cui lo pensavo, senza sembrare forzato o limitato, con potenza e credibilità, con quella forza che travolge. Tempo un paio di mesi e mio zio, conscio della mia nuova passione, mi regalò dei biglietti per il concerto di Fibra, per me e i miei amici. Lì ebbi modo di assaporare per la prima volta la cultura che sta dietro al rap, l’hip hop, con le sue vibes e la sua atmosfera magica.
Da quel momento in poi una ricerca continua fino ad oggi e che proseguirà per sempre, alla scoperta di quante più possibili nozioni su cantanti, storia, ambienti e tutto ciò che può essere in qualche modo collegato a questa cultura, leggendo libri, articoli e, naturalmente, ascoltando tanta ma tanta musica.
Io mi sento in dovere di ringraziare la cultura hip hop, ma non perché mi ha regalato il genere che amo alla follia e che fa da colonna sonora alla mia vita, ma per avermi formato come persona, con delle ideologie che so per certo siano giuste, come l’eguaglianza e la fratellanza, in un mondo in cui tutti siamo fratelli, bianchi e neri, giovani e vecchi, senza distinzione alcuna. Mi ha insegnato che anche se vieni dalla merda più nera puoi comunque diventare chi vuoi, senza soldi, solo con l’uso delle parole messe in rima a raccontare la tua storia. L’Hip Hop mi ha insegnato che non importa quali siano le tue origini e il tuo modo di essere, se mi porti rispetto riceverai altrettanto, e se tutti condividessimo questo valore il mondo, sono certo, sarebbe migliore. Mi ha insegnato a non avere pregiudizi, e grazie a questo precetto, ho scoperto e mi sono appassionato anche ad altri, molti altri, generi musicali, come il jazz, il soul, la musica latina e persino la musica elettronica che ho tanto disprezzato. Mi ha dato gli stimoli e gli obiettivi giusti e mi ha aiutato a capire quello che voglio fare nella vita: scrivere, sotto forma di articoli o canzoni, che magari nessuno leggerà mai e che rimarranno solo un hobby da fare come sfogo dopo il lavoro, ma che mi porterò nel cuore sempre, come una medicina, come una valvola di sfogo, come un continuo encomio a questo mondo che tanto mi ha insegnato e ha da insegnare a tutti, e che spesso viene denigrato ingiustamente e senza cognizione di causa mentre potrebbe solo fare del bene alle menti chiuse dei suoi detrattori.
Io sono grato alla cultura hip hop e mi sentivo in dovere di tesserne le lodi.
Questo è un omaggio a qualcosa che va oltre le nazioni e oltre le razze, persino oltre le stesse culture, seppur risultando paradossale appartenendo esso stesso a questa categoria, ma tutti sappiamo quanto sia vero.
Di Simone Molina
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