Recensione di Certified Lover Boy
Partiamo da un presupposto: non sono mai stato un fan di Drake. Ho ascoltato la maggior parte dei suoi lavori, adoro alcuni pezzi, ma non è mai stato un artista presente con continuità nella mia rotazione musicale.
Questo aspetto probabilmente è stato un bene per quanto riguarda l’ascolto di Certified Lover Boy, disco che ho ascoltando praticamente senza aspettativa alcuna, riuscendo pertanto a godermelo senza ragionamenti che ne vincolassero l’assimilazione.
Già a partire dal titolo si possono notare alcuni aspetti di ciò che il disco rappresenta, due in particolare: il primo è l’autoproclamazione di Drake ad artista prevalentemente love, elemento ricorrente e importante nella sua carriera che lo ha reso la stella che è oggi. Il secondo è la parola “Certified” che ci da un’anticipazione di quello che andremo a trovare in Certified Lover Boy: esperienza ed esperienze che col tempo l’artista, ma soprattutto l’uomo che c’è dietro, ha vissuto, e che ora sente il bisogno di condividere.
Il tappeto musicale è di ottima fattura, ricco di campioni, beat ricercati e curati in ogni singolo dettaglio, mai banali per tutta l’ora e mezza dell’album, sui quali Drake rende benissimo, con vari flow e varie scelte di approccio ai pezzi, con brani composti da una singola strofa a seguito di un bridge melodico molto dilatato che copre gran parte della durata, come “Race my mind” e “Get along better” con Ty Dolla Sign.
In Certified Lover Boy l’artista fa trasparire tutte le difficoltà riscontrate nel bilanciare la fama con l’intimità mentre le insicurezze si contrappongono alle ambizioni.
Un uomo che deve fronteggiare diverse problematiche come l’incapacità di impegnarsi nelle relazioni e le difficoltà nell’imparare di chi fidarsi (No Friends in The Industry)”. Con l’avanzare degli ascolti ci si rende conto di quella che è l’esigenza musicale principale che ha guidato Drake nella lavorazione di Certified Lover Boy: lo sfogo, di vario tipo. Si parte dallo sfogo per i problemi che un successo di quel livello comportano in “Champagne Poetry”, “7am on bride path” e “Fucking Fans” in cui aggiunge un’ammissione di colpa sull’essersi lasciato trasportare dalla fama; si prosegue con i problemi, nella parte più corposa del disco, quella centrale, vengono a galla le insoddisfazioni legate all’amore, si va a concludere con il risentimento per vari atteggiamenti legati al lavoro, al rispetto e alla mancata considerazione che un artista e una figura del suo calibro meriterebbero, ne è un emblema “The remorse”, l’outro del disco.
Che l’amore fosse il main focus di Certified Lover Boy l’abbiamo sempre saputo, lo dice il titolo (“Lover Boy”) e in fondo lo è un po’ sempre quando si parla del rapper canadese. In questo disco però l’amatore del rap appare stanco, saturo dopo tante storie, molte brevi ed intense, altre più durature ma al contempo problematiche, che lo hanno portato a vivere l’amore quasi in modo materialistico e distaccato. E’ palese infatti come il sentimento venga spesso associato a beni materiali, a feste, al lusso, quasi come se esso sia diventato uno dei tanti problemi che il suo status comporta. All’interno di tutto questo si può fare poi un’ulteriore distinzione legata alle collaborazioni visto che nei pezzi in cui il main artist compare solo si percepisce un’introspezione e una personalità decisamente più marcata rispetto ai pezzi che presentano dei featuring, come se l’intenzione fosse quella di fare un disco di questo tipo “diluito” dalle collaborazioni, molto più leggeri per quanto riguarda le tematiche ma molto più carichi dal punto di vista del sound: è qui che Drake ha cercato le hit all’interno di Certified Lover Boy.
Alla luce di tutto ciò si può fare alcune considerazioni: il disco è buono, ottimo, un passo avanti estremamente ampio rispetto a “Scorpion”. Ad un primo ascolto più superficiale si può avere l’impressione che risulti un po’ pesante e ridondante ma se andiamo ad analizzarlo nell’interezza del suo concept e di tutto quello che l’artista ha messo dentro risulterà un disco molto valido, con molte hit e dal sound variegato, capace di poter superare la dura prova del tempo. E’ un disco nel senso stretto che questo progetto rappresenta, non una playlist di canzoni che cercano di essere hit come in molti, lecitamente, avrebbero potuto aspettarsi prima dell’uscita.
Di Simone Molina
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