Il mese dei 5 album di kanye
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Alzi la mano chi ha provato almeno una volta a capire cosa albergasse nella mente di Kanye West finendo, ovviamente, per non trovare una risposta intelligibile. Tra album, dichiarazioni fuori dalle righe, controversie, ego smisurato e vita privata, il nativo di Atlanta ha da sempre diviso l’opinione pubblica tra chi lo ama e chi lo detesta.
Ogni mossa di Kanye West è sempre stata un terremoto fin dal suo debutto, tanto da fargli avere la nomea di colui che ha ucciso il gangsta rap. Ma in realtà c’è molto di più, tra cui soprattutto l’aver completamente trasformato un genere musicale con le sue creazioni.
Le controversie sono parte integrante del brand del classe 1977 tanto quanto la musica, pertanto essere sulla bocca di tutti quasi in ogni momento anche tramite la consorte Kim Kardashian è solo un modo per dare sfogo a un ego più grande del suo curriculum artistico.
Genio e sregolatezza, di solito affibbiato ai calciatori d’oltremanica della seconda metà degli anni ’60 del secolo scorso, è una definizione che calza a pennello al rapper a causa di una visione incomprensibile per tutti coloro che non sono la sua persona. Non a caso, nel 2016, sfruttando totalmente i servizi di streaming, con “The Life Of Pablo” anticipa tutto ciò che è stato pubblicato in seguito; infatti, quel progetto è stato lo spartiacque tra la musica ancora legata ai supporti fisici e quella digitale, che di fatto oggi occupa la maggioranza del mercato. Nella fattispecie però lo hiatus successivo a “The Life Of Pablo” ha creato non pochi scompigli nella vita dell’artista, su tutti la diagnosticazione del disturbo bipolare. Nel contempo non si hanno grandi novità sui suoi progetti futuri, se non un ritiro nelle montagne del Wyoming, lontano dalla vita frenetica, per cercare nuove fonti d’ispirazione. In contrapposizione al disco precedente, non trapelano troppe notizie dal nord degli Stati Uniti ma l’isolamento di Kanye West è stato più proficuo che mai : tra la fine di Maggio e il mese di Giugno del 2018, l’artista della Georgia pubblica ben 5 album nei quali suddivide a scaglioni le mansioni da rapper e produttore. Perché ciò che conta è la musica e Kanye ce ne ha sempre regalata tanta.
Nonostante, come menzionato, in alcuni appaia solo come produttore – come in “Nasir” di Nas, “K.T.S.E.” di Teyana Taylor e “Daytona” di Pusha T -, ognuno di essi ha però la sua supervisione e direzione artistica. La particolarità che contraddistingue i progetti è il numero delle canzoni : 7 tracce per ognuno di essi, eccetto quello di Teyana Taylor. Le interpretazioni potrebbero essere molteplici, lo stesso Pusha T, inizialmente non convinto dell’idea, in un’intervista per Beats 1 su Apple Music ha dichiarato che l’intento era quello di far prevalere la qualità sulla quantità, sebbene ciò avrebbe poi compromesso il discorso certificazioni, creando un prodotto “all killer, no filler” (ossia compatto e senza tracce riempitive). Un’ ulteriore e azzardata interpretazione potrebbe essere legata al significato che la cifra ricopre nella Bibbia, essendo Kanye West molto devoto alla religione cattolica, ovvero il simbolo attraverso il quale Dio proclama la sua perfezione e completezza. Un po’ come Kanye West quando si autocelebra.
A livello di rap, invece, appare in combo con Kid Cudi creando il collettivo Kids See Ghosts che darà il nome all’album e in “Ye”, suo album solista.
Ciò che in lui convive senza problemi è il perfetto bilanciamento delle contraddizioni, partendo dalle dichiarazioni pro-Trump e quelle discutibili nei confronti della schiavitù afroamericana etichettandola come una “scelta”. Più specificatamente, l’esempio perfetto si potrebbe fare mettendo a paragone le copertine di due di questi 5 album : quella di “Kids See Ghosts” si presenta candida, curata, raffinata e colorata (essendo stata affidata a Takashi Murakami, che già collaborò con Kanye West in “Graduation“); quella di “Ye” invece è una fotografia delle Jackson Hole (montagne del Wyoming) scattata dall’artista stesso mentre si dirigeva al listening party del medesimo disco. Per “Daytona” invece venne utilizzato un altro stratagemma : la cover è nientemeno che il bagno in cui Whitney Houston era solita farsi di stupefacenti e per poterla utilizzare, il Nostro ha sborsato la bellezza di 85.000 dollari.
La stessa parte musicale fa convivere gli estremi del mondo West, passando dalle influenze quasi psichedeliche di “Kids See Ghosts” a un lavoro squisitamente rap quando si tratta di “Daytona” o “Nasir”, per il quale è stato organizzato un listening party nelle strade di Queensbridge, un quartiere di New York, in cui Nas ha vissuto parte della sua giovinezza.
L’autore di 808s & Heartbreak oramai dopo oltre 3 lustri di carriera e dei successi incredibili, tra cui 21 Grammy, non ha bisogno di presentazioni. L’eredità del musicista di Atlanta oltre a essere stata consegnata al volgo è stata già accolta da alcuni artisti come lo stesso Kid Cudi, Travis Scott – che ha ammesso che senza loro due non ci sarebbe stato nessun Travis Scott – e Drake, nonostante i rapporti attualmente non idilliaci con Kanye, che ne hanno fatto tesoro.
Forse non ci siamo ancora resi conto di ciò di cui possiamo essere fruitori, e ricordare “il mese di Kanye West” (per il quale si vocifera già il titolo del nuovo possibile album, “God’s Country”) e ciò che ci ha fornito, insieme a questo omaggio, è un buon motivo di partenza.
Di 8 A.M. e Simone Locusta
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