Questo 2019 ormai volto al termine è stato senza ombra di dubbio un anno che ha fornito agli ascoltatori diverso materiale su cui discutere. Perché sì diciamolo, l’italiano non vede l’ora di discutere con il prossimo di ogni argomento che smuova la quiete della Penisola, soprattutto se si parla di politica, gossip o di musica. Soffermandoci su quest’ultima si parla di nuovi volti di livello, infrangimenti di record su record, del festival di Sanremo, del ritorno di Marracash, e chi più ne ha più ne metta. Riflettendo su ciò che potesse essere invece passato in sordina non ho potuto fare a meno di notare la costanza mostrata da Capo Plaza in quest’ultimo anno. Non è solo una questione di numeri: ogni strofa pubblicata quest’anno dal rapper salernitano ha saputo smuovere la quiete, da vero hitmaker.
Capo Plaza non è il classico industry plant, ma vi dirò di più: il suo 2019 è stato migliore dell’anno precedente, durante il quale ha pubblicato “20”, primo album ufficiale certificato triplo disco di platino proprio negli ultimi giorni.
Se vogliamo trovare una macchia nel 2019 di Plaza lo troviamo all’inizio nella sua prima collaborazione, dato che “Gang Shit” con la Dark Polo Gang non è stato il banger che tutti si aspettavano.
Prima di continuare ci tengo a precisare una cosa: questo non è un discorso partorito da un fanboy, semmai il contrario. È stato proprio lo scetticismo verso l’artista in precedenza ad avermi fatto evidenziare la sua capacità di fare la differenza in ogni collaborazione, con un’impronta ben marcata e uno stile ormai apprezzato anche fuori dallo Stivale.
Infatti, il 2019 è stato anche l’anno delle collaborazioni estere per il classe ’98, in ordine di uscita: “Look back at it RMX” (A Boogie Wit da Hoodie), “Yoshi RMX” (J Balvin) “Pookie RMX” (Aya Nakamura), “Colpo Grosso” (Noizy e Snik), “C’est la vie” (Dosseh), “Every day” (SCH e Soolking).
Le sue capacità di produrre Hit su Hit che ho riscontrato quest’anno sono le stesse che vengono di solito affibbiate a Sfera Ebbasta, e in effetti i due hanno anche uno stile molto simile. Un linguaggio semplice e d’impatto, materia prima per racconti di storie trascorse, forse spesso anche “romanzate”, e contornate da riferimenti al vestiario ed al successo.
Per scalare le classifiche la semplicità è la ricetta vincente. La vera bravura è rendere semplice ciò che in realtà non lo è, altrimenti chiunque saprebbe farlo: “questa canzone l’avrei saputa fare anche io”, avete presente no?
Un’altra capacità che fortifica la sua figura è il saper spaziare da suoni più leggeri e radiofonici come in “C’est la vie”, a tutt’altro come in “Tutto apposto” con Philip o “Street Advisor”, brano di successo del disco di Night Skinny nel quale Plaza ha sorpreso tutti.
Il plauso va fatto non solamente alle intuizioni di Capo Plaza, ma anche al suo fedele produttore AVA, artefice del suo successo e della plasmazione di stile e immagine del rapper salernitano.
Infatti, proprio da AVA sono prodotti i due singoli ufficiali usciti quest’anno: “So cosa fare” e “Ho fatto strada”.
Entrambi i brani hanno nel titolo un “Io” sottinteso, aspetto esplicativo dell’intenzione di rendersi unico protagonista della sua musica. A 21 anni Luca sa cosa fare, Luca ha fatto strada, tutto con le sue mani e a lui non importa delle critiche della gente. Essere maturi significa anche sapere cosa si ha tra le mani e sapere cosa farne.
Di Simone Locusta
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