Che vuol dire ascoltare un disco e capirlo?
Quando ero un ragazzino e “subivo” i racconti di mio padre sulla sua gioventù era quasi onnipresente la cornice musicale. Sia nei suoi racconti che nel salone dove li enunciava con un fare misto tra il platonico e il nostalgico, probabilmente per farmi immedesimare nel periodo. Fu così che conobbi miriadi di artisti più o meno validi della storia musicale italiana, da De Andrè agli 883, da Ligabue ai Nomadi. Ovviamente complice la “distrazione” del racconto, e sopratutto la mia età, non capivo affatto le storie ed il significato di quei brani, men che meno la struttura dei testi.
Col tempo ho evoluto il mio modo di ascoltare e riascoltando gli stessi brani che mi venivano proposti ho potuto cogliere la poesia anarchica di Faber e le scanzonate favole giovanili e nostalgiche degli 883 hanno assunto nuovo significato, passando sempre dall’essere delle melodie orecchiabili a vere e proprie storie, capaci di divertirmi e commuovermi, in grado di farmi riflettere e da riflesso sulle mie idee, emozioni ed esperienze.
Ma come ho fatto ad evolvere il mio ascolto? Come ho migliorato il mio ascoltare i dischi?
La risposta è più complessa di quanto si possa credere; la canzone è un media formato da suoni e parole ed a seconda del genere uno prevale sull’altro, come ad esempio nella Trap o nel Punk dove le strumentali hanno un ruolo preponderante e nella maggior parte dei casi il testo si deve limitare a far sorridere ed ad essere musicale.
Qui entrerebbe in gioco anche la capacità di scrittura, il dosare
bene rime e assonanze, il flow, l’intonazione e molti altri fattori, che sono però prerogativa dell’artista e non del fruitore.
Di conseguenza, l’ascoltatore dovrebbe innanzitutto a capire che genere sta ascoltando per predisporsi correttamente all’ascolto. Una volta appresa la branca di appartenenza ed aver deciso di volersi concentrare sul testo. Si deve quindi predisporsi mentalmente all’ascolto, cogliere il mood
del brano o del disco in questione e solo poi procedere all’ascolto lasciandoci trasportare sapientemente dalle sensazioni suscitate.
Raramente un disco ha saputo ribaltare queste mie convinzioni ed un disco in particolare, di recente, ne è stato capace. Le strumentali si amalgamano alla perfezione con i testi, trascinando al largo l’ascoltare in uno stato di calma, interrotto solo da delle pesanti onde di parole e concetti, che non
spezzano per nulla la marea, ma anzi, invogliano ad andare più a fondo, a saperne di più, a capire quella citazione o quella battuta.
Un ascolto del genere, ovviamente godibile anche senza cogliere
nulla, allena quindi il nostro orecchio in modo naturale a cercare e capire riferimenti alla cultura pop e alla letteratura, ma non solo, in questo marasma di informazioni non mancano la politica, la scienza e chi più ne ha più ne metta.
Magari cogliendo solo la metà dei riferimenti ed informandosi solo su una parte di questi, ci si può arricchire. Ed ecco che la musica diventa un modo di apprendere cose nuove, e di migliorarsi non solo come ascoltatore, ma anche come Persona.
Di Giordano Conversini
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