Il primo termine che mi viene in mente se penso alla figura di Mecna nella sua interezza e per il suo percorso, da “Disco Inverno” fino ad arrivare a “Mentre Nessuno Guarda”, è “costanza”. Vorrei dare al termine un’accezione un po’ più ampia, intendendolo come relazione tra la quantità di album usciti in un lasso di tempo relativamente breve, dato che dal 2017 ha pubblicato un album all’anno, e la qualità alta che è riuscito a conferire ad ognuno di essi. Infatti, l’idea che mi sono fatto del suo percorso è che non abbia mai abbassato la qualità nei suoi progetti negli anni.
Mentre Nessuno Guarda, La nostra Recensione
La qualità del percorso è un aspetto che va di pari passo con l’identità, plasmata negli anni, mantenuta credibile nonostante i cambiamenti e le innovazioni apportate di volta in volta nella sua musica, capace di avvicinare così a sé sempre di più i fan e creando uno zoccolo duro che si porta dietro fin dagli albori e che cresce gradualmente, senza rendersi mainstream. Mecna non ha dischi d’oro o di platino, così come sottolineato in “Scusa”, traccia di chiusura dell’album, ma è un prezzo che vale la pena pagare se in compenso si ritrova l’impagabile calore mostratogli, che probabilmente sente suo più di una certificazione FIMI. Il rapporto con i fan è intimo, basato su un feeling rodato visibile ai concerti e un linguaggio condiviso che l’artista mostra soprattutto su Twitter, un social sottovalutato in Italia ma probabilmente tra i più efficaci per mettere in contatto ascoltatore ed artista. Il rapporto viene reso così stretto dalla genuinità con cui si mostra e che rimane invariata sul social, nella vita reale e nelle canzoni, un Mecna da sempre introverso e schietto, forse mai così come in quest’ultimo album. “Mentre Nessuno Guarda” è l’album di Mecna per definizione, così come tutti gli altri in fondo, colmo di quella malinconia caratteristica di Corrado, quella che rende consapevoli e che fa guardare il mondo da un’altra prospettiva. E’ un album di Mecna per definizione perché si sente il ritorno alla collaborazione con i suoi produttori di fiducia dopo “Neverland” con Sick Luke, vale a dire Iamseife, Lvnar e Alessandro Cianci; continuando un po’ il percorso intrapreso con “Blue Karaoke”, riuscendo ad amalgamare il suo classico ritmo lento con altri ritmi più dance, come ad esempio in “Tutto Ok” con Frah Quintale.
Ecco, la collaborazione con Frah era ciò di cui tutti avevamo bisogno. Due artisti che si somigliano molto per stile e attitudine, entrambi difficilmente catalogabili in un genere: uno troppo rap per essere indie, l’altro troppo indie per essere rap. Giochi di parole a parte, diciamo che fanno parte del mondo urban e siamo tutti più contenti.
L’album in sé, però, ha tanto rap al suo interno. Infatti, tutte le altre collaborazioni sono rapper: da Guè Pequeno ad Izi, passando per Madame ed Ernia. Tutti artisti affermati che sono riusciti a valorizzare le tracce in cui sono stati chiamati e che magari riusciranno a rendere il disco più appetibile per le orecchie di chi di Mecna magari non ha mai sentito parlare.
D’altronde siamo in ottobre, le giornate si accorciano e le temperature si abbassano, quale periodo migliore per ascoltare il nuovo album di Mecna?
Di Simone Locusta
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