Analisi di 7 Miliardi
“Si risvegliano soltanto quando si trovano in discoteca la notte. Quando, finalmente, assaporano l’ebrezza di assieparsi l’uno sull’altro, la beatitudine di esistere come un unico corpo collettivo danzante.” Alberoni (1997) così ha descritto la cultura giovanile.
È una bolla che scoppia all’improvviso. Il carcere di Varese come ritiro spirituale e origine del nichilismo nel testo.
Nato a Gallarate, la madre perde il lavoro e va a Catania. Massimo Pericolo, pseudonimo di Alessandro Vanetti, detto Vane.
Il fenomeno può essere letto come un percorso personale, il
superamento della depressione, uscire da Varese (Brebbia) con il rap per
arrivare in tutta Italia, oppure da un punto di vista collettivo, come
suggerisce il titolo, il fenomeno riguarda 7 miliardi di persone.
Se non sei realizzato nella vita e non ti puoi permettere una famiglia stabile, allora è un grande errore mettere al mondo qualcuno.
Cosa faresti se avessi 7 miliardi? Non farei un cazzo il
punto è quello.
“Ho molte aspettative sulla tranquillità economica”
“Che cosa ti aspetti? Soldi.”
Spero di raccontare cose nuove da altri punti di vista fare sempre la riflessione figa su qualcosa, che riguardi la mia vita o la vita in generale in cui gli altri possono anche rispecchiarsi.
Puoi essere il peggiore stronzo al mondo ma quella parte
innocente di te rimane sempre.
7 miliardi è il pezzo che scrivi quella volta ma non è quello che ho voglia di fare.
L’idea di arricchirsi ha la sua origine nel confronto con
gli altri.
Il titolo è un iperbole e vale anche per il testo.
Sabbie d’oro è il suo preferito, una specie di contro altare di 7 miliardi.
“7 miliardi è il pezzo per rompere i coglioni a tutti, una rabbia che ho deciso di esprimere in quel modo, ho detto le cose più sbagliate per il pensiero comune che potevo dire che poi sono le cose che penso davvero, ovviamente portate all’eccesso”.
Sei italianissimo.
“Mi manda sempre in paranoia dire qualcosa di importante agli altri, puoi dare un consiglio a una persona senza conoscerla che può essere pure sbagliato quando la conosci”.
Proviamo tutti le stese emozioni, è quello che affascina.
Sfuggire dalla realta, l’iperbole ci riesce, la droga anche. È guardare da un’altra parte restando con i piedi nel fango.
“Quando vendo tanto mi preoccupa, perché parlo di cose negative e la gente si immedesima in queste”.
Era il 2007
quando la conduttrice di Invasioni Barbariche, Daria Bignardi, ha intervistato Fabrizio
Tarducci nel corso di una puntata il quale ad un certo punto dice:
“Ci sono dei ragazzi che stanno soffrendo perché non sanno che cosa fare della loro vita. Si stanno distruggendo e chi è in televisione non lo dice e non lo vede e neanche se lo immagina. Io sono in giro, vedo i ragazzi, vedo la quantità disperata di cocaina che sta girando per le strade. Nessuno se ne rende conto, quindi con i miei dischi io sono una campana d’allarme”.
Fabri Fibra invece direbbe:
“Ruba un po’ di soldi a papà e prendi la Saxo
Che ci facciamo in macchina mentre sfondiamo il clacson”
Quando Tarducci scrive un testo per una canzone inventa un personaggio e per questo può contraddirsi facendo di sé due persone in una: Fabrizio in tv e Fibra nei testi. In questo modo si pongono le condizioni per l’immedesimazione del pubblico, che non sta ascoltando un cittadino qualsiasi, un certo Tarducci, ma un artista che è un’invenzione, Fibra, che oltre al suo percorso musicale non ha una storia personale e risulta per questo più credibile. Senza il suo alter ego sarebbe semplicemente il ragazzo di Senigallia e probabilmente nessuno gli avrebbe mai riservato uno spazio sul teleschermo, mentre nei panni di Fibra può anche dire “Froci ricchioni di merda puttane ruffiane complessate del cazzo vado a morire” ed essere invitato in qualità di artista in tv con il filosofo Galimberti. Questo perché secondo la logica del mondo dell’arte, non si stratta semplicemente di un insulto ma rientra di diritto nello spazio delle espressioni artistiche e l’espressione nel suo caso segue delle regole, quelle dello scandalo e dell’indignazione.
Mostrando lo squallore (Squallor.
2015) di certi comportamenti attira l’attenzione mediatica e questi
comportamenti, entrati nella macchina della comunicazione di massa diventano
problematiche socio-culturali. Che sia il maschilismo in Italia, che sia la
droga o la politica, Tarducci alza un polverone per fare vedere che è sporco.
Ascoltata l’intervista ho pensato a
Massimo Pericolo. Quanto scandalo ha suscitato la tessera elettorale in fiamme
all’inizio di “7 Miliardi” e quanta rabbia c’è in quel video? Però va detto che
quell’ultima frase “voglio solo una vita decente” è una lacrima al termine di
un massacro e anche quello che ci legittima a vedere una coscienza critica
sotto un testo che sembra scritto con la bile piuttosto che con l’inchiostro.
In 7 miliardi lo scrittore di Brebbia non addolcisce nulla, esacerba al massimo le tematiche che tocca, le rende impresentabili ponendo una sfida all’ascoltatore. Andare oltre lo scandalo e arrivare alla verità di quello che scrive. Quindi difronte a “Fanculo la scuola, mi fumo la droga”, più che soffermarsi alla preposizione stessa, studiata per suscitare scandalo, si dovrebbe arrivare al fatto che pubblicamente un giovane ha tirato fuori un grosso problema reale nel modo che gli viene meglio. In una canzone.
Ma quindi Alessandro Vanetti è un martire come Fabrizio Tarducci? Cioè si espone alla facile critica mediatica di chi non coglie che il rap, come l’arte in generale, può avere una funzione sociale nascosta dietro una rete di contraddizioni come quella di invitare a drogarsi per esorcizzare la droga?
Evitando la questione se davvero un tale comportamento sia da “martire” come sostiene il marchigiano nella sua intervista, di fatto Massimo Pericolo è un artista che si presta bene al biasimo morale e quindi all’attenzione mediatica. E per sua volontà, altrimenti non scriverebbe mai “Non voto ché tanto non serve, non mi sposo così scopo sempre” o non brucerebbe la tessera elettorale. In questo è simile a Fibra. Ma che lo faccia con lo scopo per esempio di denunciare l’assenteismo alle elezioni del 2018, mi pare forzato. In questo è differente da Fibra. Vanetti stesso sostiene di scrivere quello che ha vissuto e quello che pensa, nei suoi testi parla in primis per sé, di sé e dei suoi amici e ammette che se non avesse scritto canzoni probabilmente avrebbe scritto racconti. Scrivere serve a rispondere a un’esigenza personale quindi non è la volontà di essere un martire che muove tutto, ma più una ragione connessa alla debolezza umana. Ecco, umanità. Credo sia questa la chiave del fenomeno Massimo Pericolo, un personaggio che sembra tanto umano quanto chi l’ha inventato e chi lo ascolta, per questo ha successo. Rabbia, veracità, genuinità ma anche delicatezza, un carattere quest’ultimo che emerge in particolare dalle interviste, sono elementi che possono consentire l’immedesimazione del pubblico in un personaggio inventato che sembra avere poco di diverso rispetto all’artista che l’ha creato. Massimo è il ragazzo della porta a canto, quello che potresti incontrare in giro una sera, e tira fuori frasi che ben esprimono pensieri in parte diffusi nella comunità giovanile. Se Fibra è un personaggio inventato da Tarducci per accendere i riflettori sui problemi sociali che riguardano tanti, Massimo è un personaggio inventato da Alessandro che parla di Alessandro e il pubblico partecipa proprio della storia di Alessandro più che di Massimo, del pensiero dietro l’iperbole. Ciò che succedeva con Fibra è rovesciato, mostrarsi una persona prima di un personaggio è l’ingrediente del successo di Vale.
Di Ludovico De Santis
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