Il nuovo disco de la Sandunguera è vessillo di resilienza e women’s empowerment
È appena scoccata la mezzanotte di Venerdì 2 Ottobre, quando Nathy Peluso chiude il circuito e dà alla luce Calambre (dallo spagnolo: scossa o crampo), il suo primo disco in studio, il quale risulta essere una scarica elettrica di versatilità, introspezione e resilienza che folgora l’ascoltatore, e lo porta ad immergersi in una moltitudine di influenze musicali e stati d’animo, con la forza di una saetta accendendo una ad una le dodici lanterne che illuminano il palcoscenico della Sandunguera (termine spagnolo che indica una donna che ha grazia e arguzia).
La comprensione del prodotto musicale però rende indispensabile una conoscenza minima del personaggio e del suo background artistico e culturale; Natalia Peluso, argentina classe 1995, è la nuova stella dell’ambiente urban-latino, non a caso nominata come “Mejor Nueva artista” ai latin Grammy 2020. Inoltre vanta una seconda candidatura per la miglior canzone alternativa 2020 con il brano “Buenos Aires”. Stilisticamente non inquadrabile date le molteplici influenze che caratterizzano il suo aspetto artistico, le quali spaziano dal Jazz, alla salsa, passando per lo swing e il soul per arrivare alle sonorità più rap/trap.
Il progetto musicale e la direzione creativa di “Calambre” risultano catodo e anodo della riuscita dell’album, ma la costante dell’equazione eclettica dell’artista urban latina è l’umanità. Non è un caso che abbia 890mila follower su Instagram, dove adotta una strategia promozionale efficace caratterizzata spesso da vibes anni Novanta – i visual e gli short-film dell’album – ma, soprattutto, si mostra per la persona che è. La credibilità personale valorizza quella artistica: i fan hanno bisogno di storie e di persone vere come loro che rappresentino un punto di riferimento nella discussione delle problematiche sociali, non di entità distanti. In questo caso non è importante concentrare la discussione sui meri meccanismi di marketing che corrodono l’industria musicale, ma è inevitabile riflettere su come l’auto-narrazione di Nathy Peluso, in Calambre, possa determinare l’aumento delle vendite e degli streaming per mano di coloro che, grazie a lei, non hanno più timore di ammettere di mostrare le proprie imperfezioni e il proprio corpo, anche se non in linea con gli standard proposti comunemente dalla società e dai network.
Il nuovo LP della venticinquenne di Buenos Aires, da tempo stabile a Barcellona, è anticipato da alcune scintille che stuzzicano l’attenzione dei fan, e non, mesi prima dell’annuncio del disco. La prima di queste è arrivata con il videoclip del singolo “Business Woman“, una provocazione femminista multisciplinare.
La direzione artistica del video, a cura di Bradley& Pablo, si carica di una dimensione stilistica che elettrizza lo storytelling e rianima la discussione sull’empowerment femminile, tematica definitiva della cantante argentina. La moda è defibrillatore del significato del pezzo grazie allo styling di Betsy Johnson, creativa iper produttiva based a Londra, nota per il suo immaginario dark gothic indirizzato alla giovane working class. Nel videoclip Nathy Peluso interpreta il diavolo, ma anche un CEO, una diva e un meccanico, per impersonare la denuncia nei confronti della società maschiocratica e capitalista contemporanea e rappresentare la volontà di distruggerla. In Business Woman il diavolo veste “Luis De Javier”, irriverente brand ispanico legato all’estetica queerness e all’inclusività, per potenziare l’intensità del messaggio sociale. Allo stesso modo ogni look supera la funzionalità del costume design e contribuisce alla rappresentazione del messaggio del brano: oggi una donna affermata professionalmente deve essere intransigente come un demone e al contempo sempre raggiante come una popstar, avere le skill organizzative di un CEO e sapersi sporcare simbolicamente le mani come un meccanico. È per questo che l’outfit metallizzato da diva riflette il messaggio sociale attraverso la prospettiva queer e pop del brand “Chema Diaz”, che l’amministratore delegato veste total black firmato da Di Du e Jivomir Domoustchiev, designer sostenibili identificati rispettivamente dalla rappresentazione iper femminile e sovversiva del ruolo sociale delle donne e da una sensualità aggressiva che promuove la libertà d’espressione. L’immaginario creato nel video è cucito su misura per le tematiche trattate, che fanno emergere il profilo più controverso e dibattuto de la Mulata, la quale senza filtri e con elegante sfacciataggine si autocelebra e proclama direttrice del business musicale in pieno stile Hip-Hop. Tutto ciò sfila su di un prezioso tappeto musicale di Rafael Arcaute, Fede Vindver e Peter Party, i quali insieme a !llmind (produttore di Kanye West, Drake, Nicki Minaj ecc.) e Ramon Sanchez compongono la squadra di producer che ha costruito la struttura musicale su cui la negra sosa sviluppa Calambre.
Il terzo estratto, dopo Business Woman e Buenos Aires, arriva due settimane prima dell’uscita dell’album, Natalia è tornata in campo con il videoclip, diretto da Nicotine, del brano Sana Sana, che è una citazione ad una famosa canzone popolare spagnola per bambini: “Sana Sana Colita de rana, si no sanas hoy, sanaràs mañana”.
Ogni messaggio di incoraggiamento raggiunge il suo compimento comunicativo attraverso la moda: la scelta della costume designer Carolina Galiana di vestire l’artista con capi d’archivio e accessori hand-made avvalora la denuncia ambientalista che emerge dalla storia. Ed è la stessa Nathy Peluso a fare riferimenti espliciti al fashion system nel testo del brano, citando Prada e Dolce&Gabbana. Mentre quest’ultimo, non può essere considerato sulla stessa linea dei messaggi sociali di Sana Sana, la citazione del brand milanese contempla più possibilità di corrispondenza e d’interpretazione. Mira que elegante visto Prada con rulero, canta l’argentina, e lo è davvero, solo con un cappello nero a tesa larga e cordoncino stile western. Avrebbe potuto citare Gucci e Fendi, ma un’artista di questo calibro culturale potrebbe non aver lasciato niente al caso proprio della celebrazione degli eccessi estetici. Il brand della signora ha superato da tempo lo step per cui l’armatura delle donne nella battaglia per la propria affermazione al potere è costituita da un abbigliamento tipicamente maschile: un significato che appartiene all’universo di valori di Calambre. Così, in un’uniforme di nylon accessoriata da mille marsupi, Nathy è pronta a dimostrare che le battaglie più grandi si possono combattere moralmente nel proprio piccolo e che se non si cura oggi, si curerà domani. Prada in questo caso è forza, è fame, è speranza – come la bandana verde che compare nel frame finale del video – per gli spettatori che ogni giorno si trovano ad affrontare le problematiche legate al consumismo, al cambiamento climatico e alla pandemia globale in corso.
La “rapper” latino-americana però non fa mancare ai suoi fan, per i 41 minuti nei quali si sviluppa il disco, brani meno impegnati o più introspettivi e sentimentali. Particolare attenzione è da prestare alla possibile hit radiofonica alternativa “Delito”, alle sonorità jazz-pop di “Llamame” raggiungendo il cortocircuito nell’ultima traccia che passa dal tango, nella prima parte, ad una base boom-bap sulla quale Natalia decide di rappare nel modo più crudo possibile, senza snaturare il suo modo di fare.
Calambre è quindi l’assoluta conferma dell’unicità e inimitabilità della futura diva argentina, che a soli 25 anni ha raggiunto una maturità artistica incomparabile ed un’attenzione alle tematiche e problematiche contemporanee inconfondibile.
Di Ismail Ezzaari e Maddalena Tancorre
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