Nei giorni scorsi la città di Roma è apparsa con veemenza nei radar del rap italiano, dimostrandosi nuovamente culla di una generazione che fa ben sperare per il futuro del genere. Dopo Gianni Bismark a marzo, venerdì scorso è uscito l’album di Tommy Toxxic, conosciuto anche come Goya, un altro figlioccio della città eterna.
“La danza delle streghe” vede la luce a meno di un anno dall’uscita di “Ghost”, suo progetto di debutto (di cui abbiamo accennato qualcosa in un articolo poco recente), ragion per cui è possibile notare diversi punti di contatto tra i due album. L’impronta quasi spettrale scelta da Tommy è il primo principale collegamento che unisce il lavoro precedente a questo, ma forse è più il carattere stilistico dell’artista ad essere rimasto invariato nel proprio contenuto, ciò che è cambiata è la forma.
La scelta di condire l’album con la presenza di diversi featuring è stato un cambiamento rispetto al passato, ma anche una dimostrazione d’attaccamento verso la propria città, infatti tutte le collaborazioni portano il nome di esponenti della scena romana.
Il nome della 126 occupa un grande spazio all’interno del progetto, sia per numero sia per impatto: Ugo Borghetti, lo stornellaro del collettivo, non utilizza mezze misure e ci racconta con la solita crudezza sprazzi di vita vissuta nelle strade buie di Roma, illuminate però dal sentimento d’amore per i propri fratelli che non perde mai occasione di reiterare. Ketama 126, l’elemento di spicco, riesce a donare colore ad un brano dai ritmi monotoni e con un ritornello che purtroppo non ha nulla di veramente “wow”. Franco126, colui che mette d’accordo tutti i tipi di ascoltatori, ci racconta di un amore finito male attraverso immagini struggenti, comuni ad ogni persona, e una timbrica dal sapore malinconico. Le ultime due collaborazioni sono Prince dei Tauro Boys, giovane gruppo romano, e Joe Scacchi, l’altra metà del Wing Klan.
Presenze di un certo spessore che fanno da contorno al progetto che Tommy Toxxic ha costruito a sua immagine e somiglianza, un disco caotico che riflette le due facce del suo repertorio; da un lato il conflitto con le proprie turbe e dall’altro l’attitudine da rapper comune a molti. Sentimento e ragione si mescolano e danno vita ad un alterego nato grazie ad uno dei suoi più grandi ispiratori: Francisco Goya. La figura del pittore spagnolo ha influenzato il modo di fare musica e di concepire l’arte di Tommy, tanto da dedicargli il nome d’arte alternativo e la cover dell’album, una vera e propria replica del celebre dipinto “Il sabba delle streghe”, il quale poi, tradotto in altre parole, rappresenta anche il nome del progetto stesso.
–
Il confine che separa sentimento e ragione nella musica di Tommy è però labile: razionale e irrazionale si mescolano nei suoi flussi di coscienza permettendo all’ascoltatore di empatizzare con i testi. In brani come “Voci” o “Ossa rotte” mette in mostra la parte più introversa di sé, spogliandosi del suo stesso dolore per farlo indossare all’ascoltatore, trasportato da atmosfere cupe e lagnose; mentre in altri, come ad esempio l’intro, riesce a dar sfogo al proprio ego e a far fomentare la propria folla.
“La danza delle streghe” non fa altro che confermare tutto ciò di buono che aveva dimostrato Tommy Toxxic con il lavoro precedente “Ghost”. La capacità di raccontarsi senza filtri dona un carattere genuino al progetto, sincero e spietato come la realtà che siamo costretti ad affrontare nella vita di tutti i giorni. I flussi di coscienza trasportati in nero su bianco dal rapper capitolino entrano spesso in contraddizione tra loro, creando immagini caotiche che nella vita reale risulterebbero quasi senza senso ma che rispecchiano in toto le caratteristiche del dualismo nel personaggio Tommy Toxxic/Goya.
Di Simone Locusta
Nessun commento!