Recensione di Booriana
L’infaticabile penna di En?gma ha colpito ancora.
Dopo ben due progetti pubblicati nel 2018, “Shardana” e “Terranova”, quest’ultimo scritto a sei mani con i rapper compaesani di Olbia Noia e Quint Mille, il rapper sardo classe ’88 ha voluto continuare la sua evoluzione artistica, iniziata proprio con questi due dischi, anche nel nuovo anno, trovandone l’apice nel suo sesto album in studio, “Booriana”, pubblicato il 5 aprile 2019.
Fin dal principio della rivelazione di questo nuovo progetto, l’artista ci ha lasciato grandi margini di intuizioni su quello che sarebbe stato. Già dal titolo e dalla copertina, infatti, intraprendendo una modica analisi, avremmo potuto decifrare quantomeno le linee guida che sarebbero state poi i binari su cui il disco si sarebbe sviluppato.
Ma procediamo con ordine e iniziamo dal titolo, la rappresentazione estrema del disco e una corposa ed una significante componente di esso, “Booriana”. Questa scelta nasce dal termine buriana, ovvero i temporali estivi e primaverili, tanto veloci nel formarsi ed estinguersi quanto potenti e nefasti; termine che a sua volta trae origine dalla tramontana, il vento freddo che soffia dal nord. È evidente come il rapper intenda anticipare una vera e propria tempesta (in questo caso di emozioni e percezioni) che si abbatterà nelle orecchie e nell’animo dell’ascoltatore.
Per quanto riguarda la copertina, c’è ben poco da dire sull’aspetto estetico, magnifica, un vero e proprio capolavoro di concezione e realizzazione, che trasmette la volontà di En?gma di mettersi a nudo in una maniera quasi embrionale e viscerale, andando a scavare oltre a quello che è il suo corpo ed esponendo veri e propri pezzi di anima.
Il disco, musicalmente parlando, è un passo avanti rispetto
ai due progetti dell’anno passato. Il processo di sperimentazione avviato in
“Terranova” continua e ripropone un’intenzione di distaccarsi dalle linee guida
canoniche del rap inglobando più generi, dal soul, al rock passando per
un’elettronica molto dura, ma trovando un filo conduttore in una sorta di g
funk del nuovo millennio, lasciando un “sapore retrò 3.0” come dichiarò proprio
il rapper in un’intervista (peraltro rilasciata in occasione del disco
precedente, ma che sembra più attuale che mai). L’approccio alla scelta della
componente strumentale è in linea con le tendenze dei maggiori progetti
internazionali (ad esempio gli ultimi progetti di Kanye West, Pusha T o Joey
Badass, per citarne alcuni), esso viene orchestrato magistralmente dalle
sapienti mani di Kaizén e dello stesso En?gma. Il prodotto finale viene mixato
presso il Wave Shuttle Studio di Patrick “Wave” Carinci, ormai una vera e
propria istituzione del panorama hip-hop italiano.
La componente della scrittura, invece, rimane molto “tradizionalista” e in linea con lo stile a cui il rapper sardo ci ha abituato in questi anni, ricco di citazioni storiche e non (gli appassionati del wrestling non possono non accorgersi delle citazioni specifiche a quel mondo, iniziante con Shawn Michaels in “Shardana” e proseguite con Jeff Hardy nella traccia “Booriana Soul Groove”) che favoriscono la creazione di un ambiente a tratti esoterico e sempre molto personale, aspetto che permette di apprezzare En?gma nel migliore dei modi. Le liriche, incastri e rime ricercate oramai non sono più una novità ma riescono sempre a stupire anche un ascoltatore esperto.
Nella ricerca di contenuti si nota una varietà rilevante seppur mantenuta lineare dal filo conduttore del disco, ovvero l’introspezione, ed è possibile scorgere anche una critica sociale a tratti molto forte. L’esempio più caratteristico è la traccia “Indifesi”, dove il rapper si lascia andare in uno storytelling, a tratti molto toccante, sul tema dell’immigrazione nel Mediterraneo, proponendo la questione dal punto di vista dei migranti stessi. Il resto del disco è dedicato al racconto della parte più senisbile di sé, in cui spiccano le tracce “Mia” con Ghemon, “Apatia” con Inoki e “Ricordami di te” con Claver Gold e Tormento.
I featuring sono scelti con cura, riescono a fondersi con
l’idea del progetto (basta ascoltare la strofa di Emis Killa in cui si apre e
parla del suo passato e dei suo affetti, richiamando lo stile di En?gma con la
citazione a “Cose Preziose”) e a confezionare strofe che si amalgamano alla
perfezione col progetto visto nella sua completezza, ma senza rubare la scena,
eccezion fatta, forse, per Inoki, che ci regala una strofa di enorme caratura.
Un aspetto molto interessante sono i ritornelli, che a primo
impatto possono sembrare poco ricercati, ma a mio parere è una scelta
dell’artista per dare maggior valore alle strofe e a quello che vuole
trasmettere, utilizzandoli solo per alleggerire il tutto.
Nel complesso ci troviamo di fronte ad un disco concepito “alla vecchia maniera”, un disco che non suona canonicamente rap ma che incorpora una delle essenze del genere, ovvero la critica sociale forte e personale e la necessità dell’artista di avere un dialogo con sé stesso, facendo un’analisi delle sue problematiche e preoccupazioni, concezione che negli ultimi anni era stata un po’ messa da parte. Musicalmente può piacere o meno (per i miei gusti, da questo lato, ho preferito Shardana) ma è innegabile il grande e ottimo lavoro che En?gma ha svolto per dare alla luce questo ennesimo capitolo di una carriera che lo accosta, seppur con le enormi diversità, ad una sorta di D’Annunzio moderno in lotta con se stesso e in disaccordo col mondo.
“Booriana” è un’ulteriore opera che viene appesa di diritto nella pinacoteca musicale di En?gma, contribuendo a renderlo uno dei personaggi più interessanti della scena nostrana, spesso immeritatamente sottovalutato o non considerato.
Di Simone Molina
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