Immaginate di trovarvi in una stanza chiusa; l’aria è pesante, soffrite di claustrofobia e vi gira la testa: avete bisogno d’aria. Improvvisamente notate una finestra, correte ad aprirla e finalmente respirate. Ascoltando i Thru Collected si ha proprio questa sensazione: una boccata d’aria in una stanza buia e dall’odore pesante ma non solo; infatti, affacciati alla finestra con la brezza sul viso notiamo anche altro, la vita di una città chiassosa: con le sue urla, i suoi clacson, i suoi suoni, in poche parole i Thru Collected fanno MUSICA VIVA.
Ma chi sono, anzi cosa sono i Thru Collected.
È difficile da spiegare, potremmo banalmente definire i Thru Collected un collettivo-etichetta di artisti giovanissimi nati durante il periodo della pandemia di Covid-19 a Napoli e che pian piano stanno riscuotendo un notevole successo in tutta la penisola. Ma sono più di tutto questo, un gruppo che non traccia i confini dei diversi generi musicali, che usano l’ambiguità (voluta) come punto di forza, i loro pezzi narrano il non-definito/indefinito tipico della GenZ di cui i Thru Collected si fanno sempre più portavoci; l’urlo di una generazione che vede la guerra fuori ma ha anche la guerra dentro, in un mondo dove non si riconoscono più e neanche vogliono definirsi, i Thru Collected sfondano il muro di noia a cui ormai sembrano legate le nuove uscite musicali, un’essenza che rischiara il grigiore della stanza usata come metafora in precedenza.
Il loro primo disco Discomoneta ha da poco compiuto un anno e poco alla volta ha creato una fedele nicchia di ascoltatori, musicalmente ha dato una nuova linfa all’underground musicale italiano, si alternano al microfono sei personalità uniche: Altea, Alice, LuckyLapolo, Sano e gli SpecchioPaura. Il disco si presenta come antitesi del mercato musicale odierno: non ha label ed ha 20 tracce, troppe (fortunatamente) per l’ascoltatore medio di oggi. Discomoneta dà degli stimoli musicali pazzeschi, partiamo da generi come il rap, la trap, l’hyperpop fino ad arrivare al grunge, al punk e addirittura alla canzone napoletana, dare un genere fisso è follia, potremmo limitarci a chiamarlo “antipop” come da loro stessi definito nel disco.
Per iniziare a capire i Thru Collected basta ascoltare Cantautoraverz pezzo che apre il disco; il brano è il manifesto musicale del gruppo, partendo dal titolo si può facilmente capire come attingano a piene mani dal mondo del cantautorato e lo uniscano a quello più “raver” della musica elettronica e della techno, da questo incontro a Teano musicale nasce qualcosa di unico che caratterizza il loro modo di fare musica e lo rende riconoscibile; le parole di questo brano sono un mantra scolpito nel cemento, un sogno d’asfalto ribelle anche contro una macchina musicale che “pirandellianamente” fagocita l’arte per creare merce: “Dici “cantautoraverz”/Nuje stammo parianno, nn’ce ne fotte d”e labels”
“Vorresti fare la storia della musica con me/Ma sappiamo tutti e due che è la macchina a decidere”
La forza motrice del disco è tutta al femminile, Altea e Alice con intensità elegiaca si tuffano in apnea alla ricerca della propria intimità in Non mi troverai e A voce alta emergono in modo estremamente romantico le debolezze e le difficoltà dei rapporti e delle relazioni, una grande nota di merito va anche alle produzioni, sempre originali che caparbiamente uniscono elementi musicali della tradizione napoletana a generi come la dub e la techno, come nel caso di A voc ro padron, uno dei migliori pezzi dell’album.
Ma l’articolo non si propone di fare una recensione del disco, preferiamo siate voi ad ascoltarlo e darci le vostre opinioni, quello che mi preme fare è andare alla scoperta di questo fiore nel deserto musicale di oggi.
Quindi qual è la cosa che rende unica questo gruppo? Banalmente un ascoltatore disattento potrebbe dire che non sono nient’altro che la copia di un gruppo più grande come i BrockHampton: niente di più sbagliato, se a livello strutturale di crew di artisti autonomi e indipendenti che suonano cantano e girano i videoclip il paragone può reggere, ma ascoltando qualche pezzo si sfalda completamente, perché i Thru Collected hanno un’identità troppo forte per essere “i nuovi caio” e “la copia di tizio”, quest’identità è data anche dal territorio in cui vivono: la Napoli cantata dai Thru Collected è una città giovane “sonora” e multiculturale (ma anche vuota e solitaria), sono evidentissimi i richiami alla musica popolare napoletana di cui i Thru Collected si pongono quasi come dei continuatori in chiave moderna, inoltre l’uso del dialetto (come per la SLF) rende tutto più sincero, locale quasi punk e tutto meno artificioso.
I Thru collected hanno il sound giusto per fare la storia della musica, ed ormai anche il mainstream deve fare i conti con questa nuovo gruppo. Non si può più far finta di non notare il successo che questi ragazzi stanno avendo partendo da niente, di recente hanno vinto il “PIVI” premio per il miglior videoclip indipendente con “Nella mia testa//Logiche//Le mie gambe, Le mie tasche”, inoltre sono stati scelti da Meg cantautrice dello storico gruppo 99 Posse come featuring del suo nuovo album “Vesuvia” uscito il 30 settembre scorso. Per quanto riguarda il futuro invece sono usciti di recente con Napoli Undercore, disco degli SpecchioPaura, co-fondatori del gruppo. I Thru Collected sono là, fuori da quella finestra, tutti da scoprire ma soprattutto da vivere, non perdete tempo a definirli in un genere ma piuttosto godetevi il loro folle e affascinante viaggio musicale.
Di Francesco Rapuano
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