Pazzesco.
A novembre e dicembre avevo la home di Facebook intasata dai suoi video, le storie di Instagram non erano altro che piccoli video o foto del nuovo fenomeno di X-Factor meglio conosciuto come Anastasio.
Leggevo cose tipo: “poeta”, “ha una bellissima penna”, “nessun rapper in Italia scrive come scrive lui”.
Inutile dire quanto gli ascoltatori rap si siano infastiditi, i più estremisti,addirittura, si sono rifiutati categoricamente di ascoltare anche un solo brano del rapper lanciato dal talent.
Un Rapper lanciato da X-Factor
Ho aspettato che si calmassero le acque e che calasse l’enfasi attorno a questa fantomatica figura che avrebbe dovuto salvare il rap italiano per poterlo ascoltare senza troppi pregiudizi, così pochi giorni fa ho preso le mie cuffie e ho ascoltato il suo EP uscito nel novembre del 2018, “La fine del mondo”. Non avevo grandi pretese, né mi aspettavo di ascoltare l’asso che tanto acclamavano, sta di fatto che seppur non mi sia piaciuto, non l’ho trovato poi così male. “La fine del mondo” contiene 6 tracce: il brano di apertura è il singolo omonimo che ha fatto molti streaming, un brano molto sentito che spiega l’impotenza e la poca autostima che hanno i ragazzi nell’affrontare le sfide quotidiane. Non c’è che dire, il testo è di ottima fattura, Anastasio evoca anche immagini interessanti, il suono è molto coinvolgente, non a caso la base è stata realizzata da Don Joe (ndr. storico beatmaker dei Club Dogo). Non mi stupisco che abbia fatto così tanti streaming. “Ho lasciato le chiavi”, “Costellazioni di Kebab” sono canzoni che, oltre a spiegare il mondo filtrato dagli occhi del rapper, raccontano le sue difficoltà nell’approcciarsi con il mondo esterno, “Un adolescente” invece narra delle avventure piuttosto comuni che vivono o che hanno vissuto gli alunni più scapestrati delle scuole superiori, “Autunno” tratta con un climax ascendente il topos letterario della caducità dell’essere umano, infine è giusto fare una particolare menzione al brano “Generale”, un’interpretazione della storica canzone del grande De Gregori. Un breve lavoro che dura 17 minuti, molto curato, rime abbastanza interessanti, flow un pochino monotono, grande energia, ma non sono rimasto colpito.
Anastasio è un ragazzo normalissimo, come qualsiasi altro giovane là fuori che sogna di scrivere il suo nome in filigrana tra gli altisonanti nomi della musica italiana. Il problema è che Anastasio non dice nulla di nuovo, i temi che intavola nel suo EP sono stati ampiamente trattati nel rap italiano in maniera molto più approfondita e più dettagliata di come lo ha fatto lui, è il pubblico che non se ne è reso mai conto fino ad adesso, perché fino a qualche anno fa, il rap era un sottobosco in cui nessuno, se non i fan, si avventurava.
Anastasio, non è scarso come alcuni dicono, ma non si può e non si deve definire un fenomeno dal momento che ci sono rappers che sono arrivati su vette molto più elevate della sua senza passare per una via secondaria come quella dei talent.
Il punto cruciale per capire l’identità artistica di Anastasio passa proprio da lì, dalla via secondaria, dal talent.
X-Factor è un talent show organizzato da un grande team esperto in materia, chi lavora nell’ambito conosce il funzionamento del mercato musicale e sa sicuramente cosa dare al pubblico. Sono anni che le classifiche web e streaming sono dominate dal rap, il genere figlio della cultura hip hop è ciò che il popolo vuole. Chi lavora dietro le quinte riesce ad interpretare i gusti popolari e sa anche che l’utente medio si lamenta dell’apparente mancanza di contenuto del rap, ma è conscio che oltre al contenuto, l’utente da radio richiede qualcosa di ritmato e che suoni bene. Mettiamo insieme ritmo e musicalità, testi con un buon significato, una storia romanzata da portare in TV ed ecco che salta fuori il profilo di Anastasio, il rapper perfetto per chi non ascolta rap, adatto agli spettatori che non tollerano i tatuaggi e troppe parolacce. Una specie di rapper politicamente corretto.
Il pubblico è stato accontentato solo modicamente. La platea è una prostituta volubile che cambia cliente continuamente, si stanca delle solite cose, una volta ottenuto ciò che vuole, chiede qualcosa di diverso che sappia intrattenerla.
Anastasio, durante lo svolgimento del talent e grazie alla visibilità che ne comportava, è riuscito a totalizzare ben 22 milioni di streaming con “La fine del mondo”, ma non appena uscito da lì, il rapper prodigio ha pubblicato il brano “Correre” che conta circa un ventiduesimo del suo brano più famoso, un milione e mezzo o poco più.
X-Factor: Luci e Ombre
Detto in parole povere, oggi come oggi, se si vuole sfondare nel rap, bisogna essere veramente impeccabili in ciò che si fa o bisogna portare una grande ventata di freschezza in quanto abilità e suoni. Con grande probabilità il rapper campano sa già tutto questo, infatti in una recente intervista ha detto che vuole costruirsi una carriera dopo la sua fortunosa vittoria al talent, ma questo momento di anonimato non lo sta vivendo affatto bene, e come direbbe il grande Totò “quando il sedere brucia, la bocca sparla”, infatti negli ultimi tempi si è sentito libero di criticare Sfera Ebbasta per la sua figura e per il suo modo di concepire la musica, definendolo un rapper di poco spessore. Sfera Ebbasta può tranquillamente non piacere, ma che un rapper uscito da X-Factor si metta a criticare un suo collega che si è costruito la sua credibilità e la sua notorietà mattoncino per mattoncino, risulta un tantino ridicolo, per di più, affermando una cosa simile, dimostra di non aver capito affatto il vero messaggio che il rapper di Cinisello Balsamo ha intenzione di trasmettere.
Sarebbe opportuno che il giovane, dotato di un discreto talento, si renda conto che il suo attuale personaggio è un surrogato nato dall’ego smisurato dei giudici riversato in lui e dal volere momentaneo di un pubblico incontentabile che batte le mani per alleggerire il tedio e per catalizzare nel suo fenomeno da baraccone tutte le sue migliori voluttà musicali.
X-Factor dà, X-Factor toglie, la carriera di Anastasio sembra che stia diventando sempre più flebile come la luce di una candela che manca di ossigeno, hanno fatto parlare di lui più le sue dichiarazioni stampa piuttosto che le sue canzoni. Qualsiasi tipo di artista non può basare il suo percorso musicale su delle cover, risulterebbe avvilente: è come se stesse ammettendo a sé stesso che non può fare nulla di meglio che interpretare a proprio piacimento il prodotto della creatività di un artista che non può superare.
L’effetto placebo generato dalla vittoria dello show televisivo è finito, la sua notorietà è sì scesa, ma è sicuramente maggiore di quella che aveva prima di comparire sul piccolo schermo. Piuttosto che sparare a zero per riacquistare un po’ di attenzione, sarebbe ottimale che Anastasio provi ad interpretare meglio il ruolo di “sé stesso” senza scadere in luoghi comuni già abusati, cercando di dare un tocco originale alla sua musica, perché di occasioni come X-Factor probabilmente non ce ne saranno più, se ora vuol farsi valere, deve fare tutto da solo.
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