Si è già esaurito il dibattito sul disco?
Dopo un anno trionfale che probabilmente lo vedrà sollevare anche un Grammy a brevissimo, Kendrick Lamar ha pubblicato un progetto a sorpresa, si chiama “GNX”. Non si arrabbieranno i colleghi per quello che sto per dire: che palle, nemmeno il tempo di assimilare il disco che le discussioni attorno a esso sono già finite. Per un artista come Kendrick, che anche stavolta ha dimostrato di avere tanto da dire, è sminuente vedere una corsa a dire le cose prima di tutti ma fermandosi alla superficie.
Una domanda però sorge spontanea: dopo l’euforia iniziale, cosa ci è rimasto di “GNX”? Mi rivolgo anche a te che leggi: cosa ti sta lasciando “GNX”?
Troviamo qualche risposta assieme. In questo articolo cercheremo di capire il disco assieme perché su di esso si sono dette tante cose e tutte quante si assomigliano. Personalmente, da fan, sto ancora cercando di “vivere” il disco e non lasciarmi prendere dalla FOMO di dover dire qualcosa a tutti i costi. È anche il motivo per cui questa riflessione viene pubblicata dopo un po’ di tempo rispetto all’uscita, in antitesi con le dinamiche bulimiche dei social.
Comprendere la West Coast oggi.
Senza dubbio alcuno, possiamo affermare che la West Coast abbia avuto un 2024 magico. Tra i tanti artisti che hanno dischi di altissimo livello possiamo citare Vince Staples, Tyler, The Creator, ScHoolboy Q, Ab-Soul, Blu, Mustard ma la lista può ancora allungarsi.
Un anno magico, dicevamo, con un fuoco acceso dalla faida tra Kendrick Lamar e Drake, la cui fiamma non si è assolutamente spenta. Non è casuale che nel tour di “GNX” ci sia anche Toronto, a casa di Drake, dove certamente il rapper di Los Angeles non si tratterrà dal performare “Not Like Us” in terra canadese.
Ma torniamo a noi. Il beef tra K.dot e Drake ha puntato nuovamente i riflettori verso una scena che da tempo aveva perso lo smalto che l’aveva contraddistinta in passato. Questo, chiaramente, non a livello di artisti singoli ma considerando la scena nel suo insieme. Sono continuati a uscire album degni di nota ma mancava qualcosa che facesse unire la California. Negli anni più recenti, prima di Kendrick Lamar, i tentativi più grossi di riavvicinare sono stati mossi da Nipsey Hussle, la cui visione è ancora presente e la si può sentire in diversi album.
Dall’altra parte, è impossibile non tenere in considerazione che quando si discute della California si sta parlando di uno stato di cui, almeno in Italia, si ha una concezione piuttosto vaga che comprende Los Angeles, San Diego, la Bay Area, Hollywood e la Silicon Valley. Per quelli più “esperti” ci sono le franchigie sportive, tra le migliori degli Stati Uniti, e nomi di quartieri difficili.
La verità è che, specialmente oggi, la California è un territorio pieno di contraddizioni e di incertezze. Se da un lato abbiamo la quinta economia del mondo con città come San Francisco, Cupertino, Palo Alto e Mountain View in cui si delinea il futuro della nostra società; dall’altro abbiamo un numero altissimo di senzatetto, di criminalità, di californiani che non riescono a far fronte all’inflazione e che scappano in posti come il Texas, il Nevada e l’Arizona.
Se vi sembra difficile da concepire, pensate a chi ci è nato e cresciuto e per cui queste situazioni sono del tutto normali. Artisti come Nipsey Hussle, Drakeo The Ruler e Kendrick Lamar sono un prodotto di questo ambiente, a cui però va aggiunta anche la violenza di strada e il mondo delle gang, importante per tutti e tre in modi diversi.
Per i primi due è stato fatale, nonostante il successo e nonostante i tentativi, soprattutto di Nipsey, di far convivere pacificamente fazioni rivali. Nel caso di Kendrick Lamar, invece, le gang erano parte della famiglia, in quanto suo padre era membro dei Gangster Disciples ed è stata anche la persona che lo ha introdotto al mondo dell’hip hop. La stessa che, quando Kendrick è nato, lo ha portato a casa a bordo proprio di una GNX divenuta tanto cara al rapper.
Una city ancora m.A.A.d.
“GNX”, per certi versi, ci racconta ancora di quel good kid che cercava di fuggire da un luogo tremendo ma lo fa in modo diverso e con un Premio Pulitzer in più. Oggi quel Ducky diciassettenne che animava i testi del secondo album in studio di Kendrick Lamar è diventato uomo ma non è fuggito dalla sua città, anzi! Sembra proprio amarla come mai prima, specialmente dopo le critiche ricevute per non essere abbastanza radicato nel suo territorio.
Presto detto per uno che vede il rap come una competizione e che si è proclamato il king di New York pur essendo di Los Angeles. Il video di “Not Like Us” e, ancora di più l’evento “The Pop Out: Ken & Friends” hanno completamente azzerato queste critiche, dando nuova linfa alla scena westcoastina.
Di lì a poco, anche le critiche sull’essere troppo prolisso e poco spontaneo hanno permesso al rapper di Compton di mettere da parte questo lato in favore di un approccio più diretto. Anche per questo risulta naturale il collegamento tra Ducky, al tempo viscerale, con l’uomo che è diventato, mai così lontano e allo stesso tempo così vicino alla sua gente.
Insomma, il nuovo album di Kendrick Lamar è figlio di tutto questo e potrebbe aver dato una svolta ulteriore alla carriera di un artista già sedutosi al tavolo dei migliori della storia del genere. Oggi non ci sono più i racconti in cui i tentacoli della strada ti portano negli abissi del crimine quanto il voler urlare al mondo di avercela fatta con i suoi sforzi, con le sue idee, con il duro lavoro. In “GNX” la città viene omaggiata nelle sue diverse sfaccettature che passano dalla musica messicana, al g-funk fino all’inserimento di numerosi featuring di artisti provenienti dalla West Coast.
La città è ancora m.A.A.d. a causa delle numerosissime fazioni che la compongono e che, proprio a causa di ciò, fanno scomparire in tempi brevi anche i figli migliori. Questo Kendrick Lamar lo ha capito da tempo. Lo aveva capito anche quando aveva scritto “U” e lo sa tuttora, tanto che cerca di riunire sotto l’ombrello musicale la creatività dei rapper.
Il “Pop Out” di giugno 2024 ci ha mostrato una città unita che si muoveva come un corpo unico. Una città omaggiata a più riprese anche nel disco, non solo con la scelta di featuring, ma anche con i riferimenti più o meno palesi ad artisti come Drakeo The Ruler, apprezzati anche dal suo socio Ralfy The Plug dopo che per “Not Like Us” aveva accusato lo stesso K.dot di volersi appropriare dello stile del compianto Drakeo senza mai ricordarlo davvero.
Comprendere “GNX”.
All’interno del disco, troviamo bene in mostra le due anime di Kendrick Lamar, in bilico tra il voler rivaleggiare con tutti i rapper e il richiamo interiore che lo porta a dialogare con Dio. “GNX” da questo punto di vista è forse il disco che serviva a K.dot per riposizionarsi e tracciare una linea importantissima nella sua carriera.
La novità principale è che, per la prima vera volta, un disco di Kendrick Lamar suona quasi interamente west dall’inizio alla fine. Qualcosa che, in effetti, finora si faceva fatica a trovare ma che potremmo vedere sempre di più in futuro con l’ormai consolidato sodalizio con Mustard e non solo.
Kendrick non ha paura di mostrarsi anche sentimentalmente vulnerabile, come in “gloria” con SZA, in cui esplora la relazione con la sua compagna, rispondendo alle accuse di violenza domestica da parte di Drake. Tuttavia, la gloria di cui il rapper parla è da intendersi anche come il successo e il conseguente allontanamento dalla realtà. Per questo motivo, tanto nella musica quanto nell’amore, un rapporto complicato porta alla distruzione di sé e di ciò che si è costruito.
Non si tratta però dell’unico brano in cui l’artista mette in mostra il suo lato più intimo. Per esempio, “heart pt.6” prosegue la strada dei “The Heart”, approfondendo i motivi che hanno portato al fallimento del collettivo “Black Hippy”, l’uscita dalla TDE e il rapporto con Dave Free.
Ci sono altri due brani fondamentali per comprendere “GNX” ma soprattutto il suo autore, ovvero “reincarnated” e “tv off”. In tutta la discografia, il dialogo con Dio è fondamentale per Kendrick Lamar nel suo viaggio verso la maturità e la salvezza. Quest’ultimo un argomento che da sempre lo tormenta dato che il diavolo è tentatore e l’essere umano può cadere preda in un batter d’occhio.
In “GNX” emerge proprio la dualità dell’anima di un rapper assettato di sangue ma che cerca di seguire la retta via e spogliarsi dell’ego. Ancora una volta è utilissimo fare un collegamento col suo passato discografico e collegarci al presente.
Vi ricordate di “Mortal Man”, presente in “To Pimp A Butterfly”? Nel brano, il rapper esplorava il concetto della mortalità, sia umana che artistica. Per Kendrick morire artisticamente è peggio che morire come persona. Nelle strofe si pone delle domande e le pone anche all’ascoltatore approfondendo aspetti come la lealtà, la popolarità e l’impatto a livello artistico. E lo fa ricordando che, nonostante tutto, siamo mortali e che a rimanere davvero è il nostro lascito, l’amore che la nostra anima genera anche dopo che il corpo si è spento.
In “Mortal Man”, Kendrick Lamar inscena una conversazione con 2Pac, aspetto che tornerà anche in “GNX”, ma a un certo punto non riceve più risposta dal suo idolo. Le ultime parole dettegli da 2Pac ricordavano a Kendrick Lamar che è la musica a vivere per sempre, un po’ a suggerire che la musica di Pac è ancora viva proprio nella musica di K.dot e in chi fa in modo che queste storie siano ancora oggi rilevanti.
In “reincarnated”, invece, questo processo viene attuato in una maniera ancora diversa. Stavolta è lo spirito di Kendrick Lamar a raccontare 3 diverse storie, esplorando i paradossi che rendono umani anche i più grandi artisti e invita l’ascoltatore a fare i conti con le debolezze che contraddistinguono chiunque, perché conoscersi è come conoscere Dio. Nelle 3 strofe che articolano il brano, lo spirito di Kendrick compie un viaggio anche tra i diversi generi della black music, fino ad arrivare all’hip hop e a sé.
Nella prima strofa, lo spirito si reincarna in John Lee Hooker, una delle figure più importanti del blues mettendo in luce sia pregi che difetti, come il fatto che fosse probabilmente un uomo poco fedele con le donne e che fosse quasi morbosamente attratto dal successo tanto da mentire sui numeri delle copie vendute e “morire con i soldi” per via della sua ingordigia.
La seconda strofa, invece, racconta della reincarnazione in Dinah Washington, considerata la regina del blues. In questo caso, a giocare un ruolo fondamentale sono le pressioni esterne e l’ambiente circostante, un tratto in comune con diversi generi musicali e artisti. Dinah, infatti, nonostante il grande talento è morta a 39 anni a causa di una overdose e la sua vita ricorda a Kendrick di una sorta di trauma generazionale ancora oggi presente. In entrambi i casi però lo spirito di K.dot ricorda che, indipendentemente da tutto, sia Hooker che Washington vivranno per sempre grazie alla loro arte.
La terza strofa, invece, ci riporta nel presente e lo fa col campionamento di “Made Niggaz”, di 2Pac, ricordando come in “Mortal Man” che la musica di 2Pac vive attraverso quella di Kendrick stesso. Questi versi sono cruciali per comprendere il disco perché il rapper riconosce tanti dei suoi difetti, come se il diavolo si fosse insediato dentro di lui.
Lo spirito di Kendrick è decisamente più severo in questo caso, mettendo in bella vista tutte le contraddizioni di una persona in lotta con il male che ha una forza attrattiva enorme. Kendrick però lo riconosce ed è consapevole di dover spezzare quelle catene dell’ego. Si confronta con Dio e ammette di essere parte di un ambiente da cui vorrebbe fuggire ma si accorge di essere ormai troppo al suo interno, riconoscendo di aver nutrito più la pancia che la mente e l’anima. Per questo motivo, nella seconda parte della strofa anche il diavolo prende parola.
Il diavolo, Kendrick Lamar e la musica lottano tra di loro, inconsapevoli di essere probabilmente indispensabili gli uni per gli altri. Tuttavia, il brano si conclude con Kendrick Lamar che giura, rifacendosi a un verso della Bibbia, di voler dare più spazio alla musica come vettore per il miglioramento della società. Una vita nuova anche per la musica, insomma.
Perciò, “tv off”, accompagna proprio una fase offline del disco. Qui Kendrick Lamar metaforicamente spegne i riflettori e parla come quel good kid adesso diventato adulto. Da giovane aveva giurato di non volere perdere la vita per mano della strada e di volersi distinguere, pur non potendosi mai distanziare del tutto.
Il suo potere oggi gli permette di avere una grande influenza e Kendrick lo usa per dire ai suoi ascoltatori che si può e si deve fare di più come collettività. Lo si deve fare rimanendo autentici e lontani dalla mediocrità, che ci porta al consumismo compulsivo e inevitabilmente all’appiattimento delle nostre peculiarità. Essere autentici per il nuovo Kendrick è fondamentale e rappresentare Los Angeles è oramai una missione.
Lo sentiamo anche in “dodger blue”, “peekaboo” e “gnx” con omaggi ai vari quartieri che compongono la città degli angeli, aggiungendo numerosi riferimenti a tutta la cultura losangelina, come lo sport e la cultura messicana in quanto elementi essenziali nella comprensione di una realtà super complessa della California.
Cosa ci ha lasciato “GNX”?
Come abbiamo detto in apertura però, questa non è una recensione ed è arrivato il momento di rispondere alla fatidica domanda: cosa ci ha lasciato “GNX”? La risposta più immediata forse sarebbe semplicemente “Tanto”, che per ogni ascoltatore assume diverse forme. A giudicare però dal dibattito spentosi nel giro di pochi giorni, la risposta del pubblico sembra essere più che altro una grande abbuffata di musica già smaltita e dimenticata in attesa della prossima portata.
Forse però i destinatari del disco, per una volta, non siamo nemmeno noi ascoltatori quanto lo stesso Kendrick Lamar, che ha costruito un mosaico pezzo per pezzo per ricomporre parti di sé che aveva lasciato per strada nei precedenti passi della sua carriera. Probabilmente il trittico “tv off – reincarnated – gloria” rappresenta il vero lascito di “GNX”, con la macchina usata come tramite per ricongiungersi prima di tutto con gli stilemi della scena locale e in secondo luogo con il Kendrick Lamar più puro, quel bambino che proprio dentro una GNX veniva portato a casa dopo la sua nascita.
Oggi Kendrick Lamar è un uomo tormentato, anche se ha mostrato a tutti, soprattutto a se stesso ai detrattori, che ha già raggiunto la vetta ma sembra non bastargli. L’esplosione di energia che troviamo nel disco mette a sedere le tante critiche sull’attitudine ermetica che aveva contraddistinto gran parte della sua discografia. L’energia però è forse solo la superficie di un progetto che si presta a numerose interpretazioni ma l’unica cosa chiara a tutti è il bisogno.
Sì, il bisogno di Kendrick Lamar di fare musica, testimoniato dalla chiusura del progetto poco prima dell’uscita; il bisogno di dimostrare di essere il più forte e ora quello di voler usare la musica con lo scopo di unire. Sarà un indizio verso il prossimo Kendrick Lamar? Non ci resta che aspettare.
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