Il Rap da Emarginato a Fenomeno Mondiale
Dai lontanissimi anni 70 ad oggi, possiamo constatare quanto il rap sia divenuto sempre più importante all’interno del mercato musicale fino a diventarne la parte trainante pressoché in tutto il mondo. Questo fenomeno ha colpito, con maggiore influenza negli ultimi anni, anche la tanto paventata e lontana Italia facendo sì che ci fosse un’alternativa alla classica musica italiana composta (salvo alcuni ma sporadici casi) con lo stampino durante l’ennesima visione de “Il tempo delle mele”.
Dati alla mano è innegabile : il rap occupa il primo posto delle classifiche musicali e contemporaneamente dei gusti del pubblico ed infatti, come riporta il periodico Rolling Stone, “il rap è diventato più popolare del rock”.
In seguito a ciò, però, per avere un quadro più generale e completo, è bene analizzare nello specifico l’ecosistema della scena italiana per attestarle una effettiva, complessiva validità e potenza confrontandola con i parenti più vicini, ovvero le principali scene europee.
Addentrandosi, dunque, nei meandri del web, ovvero l’attuale veicolo di trasmissione principale per la musica, si possono notare sempre più differenti sfumature che portano a comprendere il quadro sempre più approfonditamente.
Innanzitutto, è corretto specificare quanto lo strapotere del rap sia frutto di un lavoro pluridecennale da parte degli addetti ai lavori che hanno sempre creduto, sostenuto e promosso il genere conoscendone la forza anche se, soprattutto negli anni 90, ci fu una spiccata diffidenza nei confronti delle grandi multinazionali di settore ma che, fortunatamente, è andata via via scomparendo facendone giovare l’ambiente in primis e gli artisti in secondo luogo. In seguito all’avvento dei social network come principale megafono per le opinioni di qualsiasi essere umano si è aggiunto anche un nuovo modo di vendere la musica : lo streaming; in altre parole : la modalità più democratica di diffusione delle opere dei rapper ed artisti in generale. A dire il vero, ciò è un’arma a doppio taglio ma fondamentale per comprendere verso quale parte si stia dirigendo la zattera della musica e chi la traini.
Tenendo conto dell’utenza media che popola i forum e le pagine social dedicate, si evince che il pubblico che detti leggi si aggiri ad un’età media che varia dai 13-14 come minimo e 18 come massimo, tutto quasi normale se si considera il rap come la musica più camaleontica e giovane, ma un fattore sfugge alla maggioranza del pubblico : l’hip hop non è nato come surrogato di Nickeolodeon e come sostitutivo dei cartoni animati relegati in fascia protetta.
A far asserire ciò è la sempre maggiore frequenza di meme, immagini a contenuto umoristico, e il drastico calo di discussione tecnica e contenutistica degli elementi presenti nei progetti di recente uscita anche se, onde dribblare spiacevoli incomprensioni – perché sarebbe meglio evitarle sempre – è altresì doveroso puntualizzare quanto le vignette a sfondo umoristico abbiano contribuito a diffondere ad un discreto pubblico i personaggi e le situazioni del mondo del rap smacchiando, pertanto, il luogo comune del rapper necessariamente sovversivo o scimmiottante il mondo americano ed allo stesso tempo intrattenendo il pubblico.
Per tale motivazione, va fatto un moderato ringraziamento a determinate realtà che si sono imposte ma, d’altra parte, gli utenti, soprattutto nei gruppi di discussione, da tipica tradizione tragicomica italiana, si sono sempre più concentrati verso i meme perché capaci di scatenare tante reazioni e sempre meno verso la musica che ha bisogno di attenzione per essere compresa, persino quella più frivola; proprio a causa di ciò è sempre più difficile poter costruire un dialogo sensato, ragionato e ponderato senza incorrere in motivetti accattivanti in cui prevale chi più si comporta da animale e spegne per primo il cervello talvolta uccidendo anche le carriere artisti degni di nota e costringendo degli altri a comporre la musica per slogan pur di vendere qualche copia in più,facendo sempre più perdere il focus e la differenza tra artisti volutamente divertenti o fenomeni da baraccone.
Le situazioni elencate attestano quanto le reazioni primarie ed istintive prevalgano sul raziocinio perché i contenuti mirati a far ridere o provocare aumentano di gran lunga lo share e, sulla stregua di ciò, le rap reaction hanno contribuito a creare il circolo vizioso descritto poc’anzi eliminando il senso critico che matura nel periodo di “digestione” delle canzoni e dei dischi e facendo prevalere, in negativo, un fattore che più che wow è definibile shock.
In sé e per sé, i problemi sarebbero meno se non ci fosse dell’altro ma, soprattutto nel nostro Paese, gran parte di coloro dediti a codesta pratica non possiedono abbastanza elementi a sufficienza per poter giudicare in maniera inopinabile un prodotto facendo poi emergere le loro lacune in materia ma alcuni di loro però han tentato anche strade alternative facendo sì che la loro visibilità non fosse un mero specchietto per le allodole ma un faro puntato verso diversi validi artisti impossibilitati, fino a quel momento, di farsi conoscere al grande pubblico.
Tutto questo, infatti, contribuisce ogni giorno di più a spolpare il genere della sua primizia ed a renderlo agli occhi del grande pubblico un genere circoscritto e cucito su misura per persone con poco intelletto che vengono costantemente derise e stuzzicate come animali nello zoo addirittura nei programmi televisivi attraverso gesti e parole che non si verificherebbero mai in presenza di artisti di altri generi musicali.A tal proposito, l’informazione dovrebbe essere una delle armi principali del pubblico al fine di poter esprimere la propria opinione ma ciò che emerge è una consistente mancanza di conoscenza della cultura black antecedente allo sviluppo dell’hip hop e ciò determina uno scarno potere cognitivo perdendosi lo spessore e la complessità dei prodotti presi in oggetto ma nel contempo facendo emergere artisti sempre più innocui, insipidi e incapaci a discapito di veri cultori ed appassionati.
Aprendo invece una finestra dedicata alla Francia, Inghilterra e Germania si nota un mondo completamente differente e composto da artisti che non si sono completamente distaccati tagliando il filo che li collega al passato ma che hanno deciso di portare avanti il messaggio, portandolo a fare numeri sempre più stratosferici e modernizzandolo sempre di più. Una delle prime differenze col nostro Paese è l’approccio ben più radicato alle periferie delle grandi metropoli in cui i rapper non cercano di colpire il pubblico facendolo ridere ma impostando le liriche su tantissime tematiche e spesso di carattere sociale, che in Italia sono quasi definitivamente scomparse, ma soprattutto una vera e propria conoscenza dettagliata del mondo black nel corso degli ultimi secoli da parte di artisti e media di settore che possiedono programmi dedicati anche sulle reti nazionali. A favore dell’Italia c’è invece il fatto che i quartieri periferici italiani non abbiano mai realmente vissuto “La Haine” o “Ma 6-t va crack-er” come in Francia o in Svizzera ma che siano piuttosto legati a contesti di provincia ed hinterland ed in cui più che un’ingiustizia subita od abuso di potere, nonostante il Belpaese ne possieda una grande lista, prevale il giocare a calcio per strada sognando i grandi palcoscenici o situazioni di povertà ma raramente casi al limite come quello del rapper tedesco Xatar che è stato prigioniero di guerra in Iraq o come i sempre più numerosi omicidi tra gang nei quartieri di Londra che portano i rapper a fare quasi delle campagne di reclutamento mettendo a repentaglio la propria pelle registrando i propri video in quartieri rivali o provocando gli avversari mediante le rime.
Chiudendo questa pagina e tornando a quella nostrana, è opportuno trarre delle conclusioni tenendo conto di quanto appreso : partendo dal presupposto che nessuno possiede la verità assoluta ma avendo fatto una dettagliata analisi del panorama italiano, è d’obbligo sottolineare l’importanza di un genere come il rap e che seppur sia molto giovane, mutevole e spesso volutamente esplicito, oltre che nato per far ballare la gente, per il potere che possiede, non va assolutamente preso sottogamba ma va ascoltato sia con la testa che con le orecchie; tutto ciò però deve partire in primis dagli artisti stessi, senza accontentare il pubblico sacrificando parte del loro estro, e addetti ai lavori e riviste settoriali che dovrebbero fornire una differente visione del tutto invece che un’annacquata copia di quelle principali e solo in seguito saremo sicuri che anche gli utenti dei forum e dei gruppi di discussione cercheranno sempre di più di fornire disamine migliori e lontane dalla legge della giungla contribuendo poi a creare una delle maggiori industrie europee.
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