In qualsiasi contesto sociale, indipendentemente da quello che si potrebbe usare come paradigma, è universalmente nota la presenza di diversificazione tra gli elementi che lo costituiscono. Ciò dipende fondamentalmente dal fatto che ognuno dei presenti avrà, probabilmente, fatto un’esperienza di vita rispetto agli altri e, pertanto, possiede un bagaglio culturale proprio e differente.
Traslando questo concetto nel campo musicale ed in particolar modo al rap, è chiaro come un lago senza fango e limpido come un cielo d’estate sempre blu che gli ascoltatori possiedano un background differente gli uni con gli altri che però li ha portati ad incontrarsi in un punto comune. Volendo essere più specifici e dettagliati, anche la provenienza geografica – specialmente in Italia – caratterizza il bagaglio culturale musicale di ogni singolo ascoltatore. Ad esempio, le differenze culturali tra un nativo di Trento e uno di Messina sono sostanziali benché accomunati dal vessillo italico perché le tradizioni, i costumi, i dialetti e le musiche tipiche dei luoghi influenzano il modo di vivere e di percepire la realtà circostante, oltre che formare parte delle rispettive personalità. Conseguentemente all’assai doverosa premessa, è necessario – come nel campo della traduzione – comprendere il pubblico che si interfaccerà a un qualsivoglia progetto e in questo caso a “Persona”, il nuovo album di Marracash.
Potrebbe essere utile per diversificare gli ascoltatori, idealizzarli come la scomposizione a colori di un fascio di luce bianca che attraversa un prisma anche se in questo articolo verrà presa in considerazione solo la parte più generalista e distaccata di essi.
Di pari passo all’evoluzione nazionalpopolare del rap in Italia, anche l’approccio dei novizi è mutato notevolmente : in passato, sia per i seguaci del genere che per i rapper, il fare digging (ovvero l’approfondimento della musica rap e non solo) era uno dei parametri fortemente tenuti in considerazione da tutto il movimento, tanto che gli stessi artisti venivano addirittura boicottati in caso contrario; attualmente, invece, la cultura hip hop e la conoscenza di essa non sono più visti come un qualcosa di sacro ed essenziale nemmeno dagli stessi artisti. Al di là di ciò, la differenza più grande è costituita da internet e dai social network, che quasi azzerano la distanza tra chi fa musica e i fruitori, appiattendo la realtà : le reti sociali come Facebook e Instagram permettono giustamente a chi di esperimere la propria opinione e proprio tramite ciò si può cominciare a delineare gli aspetti più generali di un ascoltatore medio.
Nella fattispecie della scena italiana, ogni singolo fan sente la necessità di fare arrivare le proprie motivazioni e disamine agli artisti, talvolta peccando di superbia, dimenticandosi spesso però che le critiche vanno mosse solo se ci sono delle fondamenta sotto o si rischia di parlare di un qualcosa di poco sostenibile con fatti concreti e oggettivi. Una caratteristica tipica dell’ascoltatore medio italiano ai tempi di internet è proprio questa, tanto che nei maggiori gruppi di discussione dedicati al mondo rap si possono trovare le più grandi sfaccettature e contraddizioni di modi di vivere incompatabili con una dimensione tanto dogmatica come quella della cultura hip hop.
Perché l’ascoltatore è un follower?
Ma tornando ai social network, invece, è importante conoscerli per comprendere verso che direzioni sta andando il mercato musicale: al momento, a fare da padrone è Instagram – che possiede circa 1 miliardo di utenti, ossia 1/8 della popolazione mondiale – perché permette un rapporto più diretto tra autore e cliente, seguito da Tik Tok e dal quasi scomparso Facebook.
Tik Tok e Instagram possono rappresentare un’arma a doppio taglio, in quanto la possibilità di inserire solamente 15 secondi di ogni canzone nelle Instagram Stories o l’eccessiva ricerca di video virali sulla prima applicazione citata fanno sì che gli artisti stessi siano quasi costretti a fare musica per un target sempre più piccolo a livello anagrafico per stare sempre sulla cresta dell’onda. Questo stabilisce come l’ascoltatore medio – nonostante egli stesso non lo sappia – sia colui che tiene i fili del futuro dei generi musicali. Partendo da tale assunto, capirai facilmente perché oggi l’ascoltatore è in primis un follower.
Un altro aspetto da tenere in considerazione è che la diminuzione del target anagrafico di un genere che è tutto fuorché bambinesco fa sì che ci sia persino un impoverimento di ricerca musicale, invece importantissimo nelle decadi passate, e dunque la perdita di potenziali sample incredibili come ad esempio in “Persona”, “American Fruit” di Zulema Cusseaux, presente in nella traccia “Supreme” in collaborazione con Tha Supreme e Sfera Ebbasta su produzione di Charlie Charles e Marz, ma anche dischi storici e pietre miliari del rap mondiale.
Pertanto, per ovviare a ciò, Rapteratura aprirà una rubrica dedicata a generi musicali differenti dal rap in modo da fornire un’apertura musicale a 360 gradi a chi legge e anche, soprattutto nei casi di generi legati agli ambienti black, un’opportunità per ricostruire la storia del rap.
In ogni caso, per arrivare alla condizione di übermensch nietzschiano applicato all’ascolto di musica è essenziale avere un ampio bagaglio culturale e musicale in modo da poter usufruire a pieno dei prodotti; di capire quante più rime e riferimenti possibili; fornire critiche sostanziose e corpose. Benché sia inusuale da affermare, lo sforzo primo andrebbe fatto da parte degli ascoltatori stessi, che non dovrebbero mai stancarsi di allargare i propri orizzonti e conoscere sempre più a fondo ciò a cui si stanno approcciando.
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