Siamo cresciuti con il sogno americano, le generazioni passate ancora di più. Molti lo hanno realizzato, ma nel rap non è ancora così. O meglio, qualcuno ci sta provando: sono numerosi i featuring tra artisti italiani e americani, inutile farne una lista, ma tra il dubbio esistenziale del feat d’apprezzamento e quello per il denaro, oltre al reale effetto sulla crescita della scena italiana all’estero, possiamo dire che non siamo ancora riusciti a sfondare quella quarta parete. Possiamo limitarci a salire sul palco quando le tende sono chiuse, quando non ci sono telecamere o riflettori a immortalare l’importanza del momento.
Se ogni ascoltatore di rap italiano avesse potuto scommettere su quale sarebbe stato l’artista italiano che sarebbe riuscito a compiere questo grande passo, senza alcun dubbio Sfera Ebbasta non avrebbe avuto rivali. E’ una questione di attitudine, di ambizioni, ma anche di immagine e del riflesso che mostri ai followers, i quali non sono mai stati così abituati a vedere così tanta ostentazione del bene fisico e delle relazioni internazionali (in tal senso emblematica è stata la reazione del pubblico alla presenza di Quavo in Rockstar).
Ogni album è quello buono. “Rockstar aprirà le porte dell’America a Sfera!”. A pensarci quanta ingenuità, com’è stato possibile pensare di irrompere in un mercato così consolidato e volatile allo stesso tempo? In italiano poi, non in inglese. Con “Famoso” fu detta la stessa cosa, in qualche modo poteva essere giustificata, ma l’epilogo è stato lo stesso. Sempre se si possa parlare di epilogo, in fondo quand’è che inizia e finisce il ciclo di un album? Chi può dirlo, magari tra 2 anni ritroveremo Sfera insieme a Quavo sul palco del Coachella per cantare “Cupido”. Discorsi di trend nell’era dell’imprevedibilità che fanno del successo un concetto effimero e paurosamente poco affidabile.
L’errore è stato proprio questo, credere che bastasse un singolo o un album per balzare da 0 a 100, ma in fondo è così che funziona oggi, quindi, anche qui, il pensiero rimane giustificato. Sfera Ebbasta nonostante tutto è un nome che resta in auge, nonostante le nuove generazioni che imperversano e i nuovi gusti che cancellano in tempo record dei trend che hanno vita breve come quella di una farfalla.
L’importanza dello stereotipo in Italiano Anthem
Ma cosa può cambiare con Italiano, il nuovo EP con Rvssian? Già dal primo singolo, Italiano Anthem, la linea sembra tracciata e più di qualche riflessione, anche qui, trova ampie giustificazioni a prescindere dal fatto che la validità delle stesse venga confermata o distrutta nel prossimo futuro. Abbiamo sempre creduto che per giocare allo stesso tavolo con gli americani dovessimo giocare con le stesse carte, ma la musica e più nello specifico lo stupido gioco del rap non è come una partita di Poker.
Sfera Ebbasta in “Italiano Anthem” posiziona sul tavolo una serie di stereotipi con cui l’italiano viene goliardicamente (ma perché no anche seriamente) riconosciuto all’estero. Pizza, mafia e mandolino, insomma. Lo stesso video del brano, girato da Latemilk, raffigura con insistenza i vari stereotipi: nei primi secondi viene ripreso un cameriere intento a servire un piatto di spaghetti con in sottofondo “L’Italiano” di Toto’ Cotugno, canzone emblematica della nostra penisola che rimanda, oltre alla stessa, alla Mafia italiana e più in particolare al film “Il Traditore”, uscito nel 2019, in cui vengono raccontate le vicende di Tommaso Buscetta, pentito di mafia che consentì a Falcone e Borsellino di comprendere l’organizzazione di Cosa Nostra, e potremmo andare avanti.
Tra riflessioni e discussioni sono usciti fuori 2 punti di vista. Il primo vede elogiare questa scelta di Sfera Ebbasta di etichettarsi come l’Italiano con la “I” maiuscola, unendo la sfarzosità del rapper internazionale a tutti gli stereotipi del Belpaese, poiché essi portano con sé un forte immaginario identitario, culturale che, nei pregi e nei difetti, è da sempre consolidato in tutto il mondo. Scontata è la posizione secondaria della musica in questa visione, un po’ perché oggi l’immagine vale quasi tanto quanto essa un po’ perché potrebbe diventare un fattore primario dopo che l’Italiano Sfera Ebbasta avrà attecchito anche oltreoceano. Il secondo invece, oltre a criticare perentoriamente il lato musicale del brano, tende a criticare la scelta del rapper di Cinisello di ergersi grazie a questi stereotipi perché noi Italiani siamo più di questo, siamo anche arte, cultura, sport, e tanto altro. Improntare sulla mafia e più in generale sugli stereotipi non gioverebbe a Sfera in quanto sarebbero concetti triti e ritriti di cui, in America, nessuno può fregar di meno.
Italiano Anthem è solo il primo singolo, dovremo aspettare l’EP completo per trarre le conclusioni e vedere il vero intento di Sfera e soprattutto il risultato finale che raggiungerà. A prescindere da tutto, qualsiasi sia il punto di vista sulla riflessione sappiamo bene che, anche in questo caso, il pensiero rimarrà giustificato.
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