“Che cosa sia la poesia italiana dopo la gloriosa
fioritura di Pascoli e di D’Annunzio non è facile capire a chi non si occupi di
letteratura per professione. […] Si direbbe infatti che dopo Le Laudi e I
Poemetti la poesia italiana si sia spenta. Si spegne infatti, ma in un mite e
lunghissimo crepuscolo, cui forse non seguirà la notte”
Giuseppe Antonio Borgese, Poesia Crepuscolare, La Stampa – Giovedì 1 Settembre 1910
Cosa s’intende per crepuscolarismo?
Con “poeti crepuscolari” si indica un gruppo di poeti, nati quasi tutti a ridosso degli anni ottanta del diciannovesimo secolo accomunati da, oggi diremmo, un’attitudine simile alla scrittura. Non si può parlare di Crepuscolarismo come movimento o corrente letteraria in quanto a causa delle forti diversità stilistiche presenti quasi in ogni autore, si dovrebbero elencare talmente tanti sottogeneri, così diversi tra loro, da rendere inutile e confusionaria la classificazione; il Crepuscolarismo si può quindi definire un “Periodo” della poesia italiana nato in antitesi a quello contemporaneo e precedente.
I sopracitati Pascoli e D’Annunzio, sebbene opposti nel contenuto, facevano della tecnica, del linguaggio complesso e del citazionismo la loro forza, i crepuscolari rinnegano questi stilemi preferendogli schemi metrici semplici o addirittura il Verso Libero, grande conquista di questo tipo di poesia.
Il Verso Libero non è altri che una tecnica di scrittura che
non segue una metrica o uno schema di rime preciso, anzi queste ultime spesso
sono interne o ancor più comunemente
assenti, così come le figure retoriche tecniche o una qualunque
canonicità dei versi.
Cosa lega la Dark Polo Gang al Crepuscolarismo?
Nel 2016, esplode in Italia il fenomeno Dark Polo Gang, gruppo hip hop romano che si pone in netto contrasto con ciò che era conforme al rap italiano di quel periodo, attirando a se l’attenzione del pubblico e allo stesso modo svariate critiche quali “il non chiudere le rime” o il “non avere contenuto”. Analizzando l’accusa relativa al contenuto possiamo subito spezzare una lancia in favore dei giovani artisti, una canzone senza contenuto, è una canzone muta, al massimo si potrebbe dire che il loro contenuto era banale o che non avesse un risvolto culturale: ma anche in questo caso si cadrebbe in errore.
Loro non fanno altro che descrivere la loro vita di tutti i giorni, usando talvolta immagini addirittura evocative (come il paragone con una prigione in “Nascere e Morire a Rione”), vita tutt’altro che banale, ma piena di avventure al limite della legalità, ed a volte del buoncostume, nella quale un ragazzo qualunque può rispecchiarsi o al limite trovare uno sfondo ironico. I loro testi sono poi infarciti di riferimenti alla cultura Pop con la quale sono cresciuti, cosa che può portare ascoltatori molto giovani o più avanti con gli anni a capire la generazione interessata.
Solo da questo piccolo excursus si sprecano i paragoni con Sergio Corazzini (1886-1907) per quanto riguarda l’aspetto tecnico e con Guido Gozzano (1883-1916) per il lato contenutistico. Ricordiamo ad esempio la meravigliosa “Il Reduce”, dove Gozzano ci racconta, attraverso un alter ego la sua vita nella sua villa, allietato dalla relazione più fisica che sentimentale con la sua cuoca diciottenne e dal suo rapporto con un amico agli arresti al quale spedisce cesti di primizie.
Sicuramente la Dark Polo Gang non ambiva a diventare il simbolo di una nuova generazione crepuscolare, sebbene abbiano tutti studi classici e non è da escludere una, magari non voluta, intertestualità, ma volenti o nolenti lo sono diventati, non tanto per loro volontà, ma per necessità storica. L’arte, come la storia, è ciclica, si ripresenteranno sempre le dinamiche che porteranno ad un infinito ripetersi degli eventi, ed alla morte di questa fase del rap italiano, invece di criticare in modo sterile e non costruttivo, non dovremmo far altro che guardare il tramonto e goderci il Crepuscolo.
Di Giordano Conversini
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