Recensione di Ambizione
Il secondo disco da che mondo è mondo è il momento della conferma per un artista. Un secondo album mal concepito è stato più volte responsabile di carriere non all’altezza delle aspettative create col disco d’esordio, un esempio recente potrebbe essere Plaza: seppure non ci sia ancora dato sapere se sarà così negativo per il proseguo della carriera del rapper salernitano, di certo sappiamo che “Plaza” non ha assolutamente rispettato la aspettative.
Il 17 settembre è il giorno dell’esame per un altro artista campano appartenente alla solida scena partenopea di recente costituzione: Lele Blade, in uscita col suo secondo disco “Ambizione”.
Già dalla copertina abbiamo un’anticipazione di quello che poi nel disco andremo ad ascoltare: Lele che cerca di resistere alle mille serpi che lo circondano, nel mondo dello spettacolo, nella sfera personale o in quella amorosa.
Il fatto che la copertina sia già un aiuto così ampio a quella che sarà l’interpretazione l’album (oltre ad essere esteticamente molto valida), è un ottimo segnale.
Il disco si apre con una delle intro meglio costruite sentite di recente, diretta, senza fronzoli, una riflessione sul successo e su quanto esso comporta, nel male e nel bene, su un tappetto puramente rap dalle atmosfere conscious.
Da li in poi sarà un alternarsi di generi e atmosfere: la trap classica di “Extendo” con Paky, pezzi più love come “Sul a’ mia” con Ernia e “Chello che vuò” con Geolier, passando per esercizi di stile come “Just for fun” con Young Snapp e il reggaeton di “Me Gusta”, il tutto accomunato dalla costante presenza del rap, quello fatto bene, che sa di classicità, che ci rievoca i ricordi delle radici. Per tutta la durata del disco si percepisce una magnifica aura quasi storica, di quel rap americano che piace a chiunque ami il genere, degli anni passati ma anche di oggi, uno di quei casi in cui un disco suona squisitamente vecchio ma allo stesso tempo attuale, favorito da molte citazioni spalmate in tutta la sua estensioe. I migliori ammiccamenti emergono in particolar modo in “Gangsta party”, in cui sentiamo nominare Biggie, Diddy, Childish Gambino, vari titoli di brani e anche i Co’ Sang, gruppo che inevitabilmente ha influenzato tutti i ragazzi della scena di Napoli.
I featuring sono selezionati con cura, molti sono quasi storici per Lele Blade, i vari rappresentanti del rap napoletano come Geolier, MV Killa e soprattutto il pezzo con Le Scimmie “2.0” in quanto presenta anche la strofa di Yung Snapp, che solitamente nel gruppo si limitava a fare le produzioni; inedite le partecipazioni di Paky e Ernia.
Il risultato finale è un disco che è un passo avanti considerevole rispetto all’ottimo disco d’esordio “Ninja Gaiden”: Ambizione risulta più vario, più completo, funzionale a mettere in mostra quanto il rapper si trovi a suo agio a contatto con una gran varietà di basi e generi, riuscendo a dimostrare un’attitudine molto americana, nonostante la componente fortemente italiana non venga mai meno.
Questo è il perfetto esempio di come un secondo album in studio va fatto, utile a mettere in mostra tutte le qualità di un rapper, risultando personale ma non eccessivamente introspettivo, lasciando quindi qualcosa in serbo per il futuro, senza giocarsi tutte le carte subito.
In questo caso, l’”Ambizione” di Lele Blade ha ripagato.
Di Simone Molina
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