La scena ci comunica da un po’ di tempo a questa parte che è tempo di ritorni. Ne abbiamo parlato nell’editoriale di inizio anno e, senza dilungarsi troppo, questa patina nostalgica è una strategia che frena il livore che provo ultimamente verso la discografia. Ci sono però ritorni e ritorni, ma non parlo del blasone.
Il ritorno dei Sxrrxwland di nostalgico ha solo una patina perché, al contrario di molti altri, il trio di Asian Fake deve ancora scoprirsi, lasciarsi scoprire e realizzarsi. Ho trovato controproducente la scelta di dividersi al tempo, ma la riconciliazione ci ha consegnato una versione 2.0 più matura ma extra-ordinaria, come agli esordi. Un semplice aggiornamento del software a cui bisogna solo abituarsi.
“Anima Macchina” esce il 31 maggio e per l’occasione ho deciso di vivere un’esperienza diversa dal listening solito. Martedì 28 maggio ho preso e sono partito direzione Siena per ascoltare il disco in anteprima insieme a Riccardo, il caporedattore di Rapteratura, perché i Sxxrxwland rappresentano un punto cardine nel nostro rapporto d’amicizia prima che di lavoro.
Ricordo quando lo introdussi ai Sxrrxwland eravamo agli inizi e ancora doveva uscire “Buone Maniere Per Giovani Predatori”, il loro primo EP nel 2018. Di lì a poco divenne un loro super pestimatore, anche più di me.
I Sxrrxwland hanno rappresentato il punto più alto di post-trap e sperimentazione che io ricordi, un fulmine a ciel sereno che colpì poche persone ma indelebilmente fino a creare una nicchia fedele di estimatori. La loro musica era ciò che di più indefinibile potesse essere, un quadro in costante movimento con i colori che prendevano una forma più chiara solo dopo che l’artista avesse lanciato tre o quattro secchi di vernice sulla parete.
Come in un reel random che appare nell’algoritmo e che cattura la tua attenzione perché vuoi sapere come va a finire Vipra, Osore e Tremila sono riusciti sempre a creare un’opera identitaria da quel miscuglio di colori. Un’opera caotica, ma con la firma “Sxrrxwland” sempre riconoscibile anche solo dalla cornice.
“Anima Macchina” non nasce dal caos, ma da un’idea ben chiara in testa e da un ordine innaturale, o quantomeno a cui non siamo abituati: la divisione del trio ha portato a un cambiamento nelle tre anime e qualcosa è inevitabilmente cambiato.
Vipra, la voce del gruppo, è il membro che più di tutti ha palesato questo cambiamento. Dopo due progetti da solista ha sgrezzato la sua scrittura e allo stesso tempo l’ha resa più criptica, un tipico del genere indie se vogliamo categorizzare, ma anche molto d’impatto per quanto riguarda le tematiche che arrivano dritte in faccia all’ascoltatore.
Un destinatario quest’ultimo che non sapeva cosa aspettarsi e che avrà sicuramente storto il naso al primo ascolto del disco: lo stesso Riccardo al primo ascolto si è sentito scosso dal progetto avendo in mente i Sxrrxwland di qualche anno fa ma poi, grazie a ulteriori ascolti, non ha avuto difficoltà a recepire il loro viaggio e a salire a bordo insieme a loro.
Il disco ha una struttura atipica se consideriamo la discografia moderna. Se è vero che i Sxrrxwland non sono i Club Dogo, il loro ritorno ci ha riconsegnato la stessa attitudine anticonformista che sa di naturalezza e non di precostruito.
L’album, oltre ai zero featuring, si presenta come un progetto compatto nella sua interezza, ma anche fluido al suo interno tra i singoli brani: non c’è un vero e proprio banger, c’è al contrario un grande equilibrio volto a far vivere all’ascoltatore un’esperienza d’ascolto, la loro. E per gusto personale, sembra come se il disco sia un continuo crescendo che sale di brano in brano, come una scala mobile che porta fino al piano successivo che, a questo punto, non vediamo l’ora di scoprire come verrà allestito.
Perché se da un lato è vero che questa riconciliazione ci ha insegnato che un artista, anche il più legato alla propria identità, cambia per natura, dall’altro ci ha mostrato come, se vuole, non cambia mai per davvero.
La musica dei Sxrrxwland non ha mai perso quell’animo nichilista e pessimista che li ha sempre contraddistinti. Anche questo disco infatti strumentali psichedeliche e riferimenti al mondo dell’internet (che tanto ci piacciono) fanno da contorno al racconto di una società automatizzata che si trova quotidianamente a combattere tra immateriale e materiale, tra “anima” e “macchina”.
La differenza con il passato sta nella maggior consapevolezza e presa di coscienza che il tempo ha regalato loro, formandoli in un processo di maturazione che li ha portati al ricongiungimento.
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