Ho ascoltato per la prima volta thasup tre anni fa. Quando ripenso a quanto tempo sia passato da quel momento, mi sembrano trascorsi secoli, ma quell’istante lo ricordo tangibile come se fosse accaduto ieri. Le basi, o meglio, 23 6451 mi iniettarono gli occhi di viola. Il mondo cominciò a flettersi, la gravità ad azzerarsi, i colori a saturarsi fino a brillare in maniera sproporzionata. Il primo album di thasup mi mise filtri davanti agli occhi che trasformarono il mondo esattamente nel modo in Davide Sattei voleva lo vedessi: attraverso le sue basi psichedeliche, i suoni distorti, la voce utilizzata come uno strumento al servizio del producer. Dietro quell’universo, così riconoscibile, c’era un ragazzino poco più che maggiorenne che, chiuso nella sua cameretta, era riuscito a plasmare un suono talmente peculiare, che ancora oggi basta pochissimo per ritrovarlo anche nei brani dove sembra più nascosto.
Dietro tutto ciò, però, non rimaneva che un ragazzino il quale, dietro le vesti di un cartone animato metà angelo e metà diavolo, dava sfogo al suo turbine creativo, con i suoi linguaggi e i suoi toni.
Carattere Speciale, o meglio c@ra++ttere s?ec!@le, ha messo thasup di fronte ad un dilemma.
Al netto di un successo nazionale, di hit estive e tormentoni da classifica, di numeri incredibili e la folla che acclama, quel giovane artista può stare ancora dentro la sua cameretta? Come può fare i conti con una fama che bussa con così tanta insistenza?
Carattere Speciale di thasup dà una risposta molto concreta a queste domande. L’artista riesce a scendere a compromessi con un pubblico nazionalpopolare che ha fame di melodie e pop senza però perdere mai la sua identità. R()t()nda e ily trainano il disco verso ascoltatori anche non abituati alle sperimentazioni psichedeliche del primo lavoro dell’artista. Non stupiscono, tuttavia, brani come w()oah dove la chitarra acustica sembra quasi sbriciolarsi nelle cuffiette dell’ascoltatore per le distorsioni. thasup impone degli equilibri precisi, accontentando i fan della prima ora e gli ultimi arrivati, ma, in qualche caso stupisce tutti con tracce come c!ao, dove addirittura l’artista si lascia andare in un rap serrato.
Di thasup mi ha sempre colpito l’uso del linguaggio: In 23 6451 l’artista romano modellava la sua voce al punto da rendere incomprensibile anche le frasi più banali. Parole in codice, onomatopee, versi, parole in inglese: la lingua di Tha Supreme mi è parsa fin da subito come un codice da cablare per riuscire veramente ad accedere alla persona dietro al cartone animato. Una sorta di sfida tra l’ascoltatore e l’artista: se riuscirai a decifrare il codice potrai avere accesso a Davide. 23 6451 il gioco verbale lo portava nel titolo.
C@ra++ere s?pec1@le ci pone davanti nuovi enigmi e nuovi simboli scelti per decodificare i titoli delle canzoni. Thasup resta nel suo linguaggio personale, nella sua emotività così delicata e misteriosa. Ma qualcosa sembra cambiato. La porta della cameretta non è più chiusa a chiave. Uno spiffero entra, uno spiraglio si apre e lì, seduto, non si vede un avatar animato, ma un ragazzo in carne ed ossa. Lo stesso che il 29 settembre è salito sul palco del Fabrique per il suo primo live, per suonare al pianoforte, davanti ad un pubblico di pochissimi eletti, il suo nuovo album.
Tra Davide e la sua controfigura animata sembra si siano accorciate le distanze, e che tra non molto potremmo addirittura godere di un tour.
thasup si affina e con il suo secondo album si dimostra l’artista poliedrico e infinitamente sfaccettato che tutti ci aspettavamo e Carattere Speciale (o se preferite “C@ra++ere s?ec!@le”) ne è la conferma.
Ma vi dirò: per un mio gusto personale, quasi per una sorta di gelosia artistica, avrei preferito che la porta di quella cameretta rimanesse chiusa, per poter sognare ancora la Moonstar con gli occhiali viola di ThaSupreme.
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