Trovo che l’etimologia della parola “confondere” sia curiosa, non nel senso della parola in quanto tale, ma per le riflessioni che porta a fare quando ci si sofferma su di essa.
Dal latino, confundere, il vocabolario Treccani scrive “Mescolare insieme in modo disordinato, riunire cose che dovrebbero stare separate”.
Può mai accadere che dalla confusione nasca qualcosa di bello, di positivo?
Tendenzialmente, nell’immaginario sociale, una persona confusa è una persona che non è in grado di capire qualcosa fino in fondo, che non è in grado di comprendere o di comprendersi e quindi mescola le carte che ha a disposizione.
Tendenzialmente, quando una persona confusa dice qualcosa si sta sbagliando. Quindi deve chiedere scusa e ammettere “mi sono confuso”.
Quindi a rigor di logica, la confusione porta a uno sbaglio, a un errore. Come fa un errore a essere bello? Anzi, può un errore essere bello?
Lo stato confusionale, di mescolamento delle proprie carte, di quello che si pensa e che si ha in testa, può portare a qualcosa di positivo?
La risposta che darei di getto è “no”, per un motivo meramente logico. La confusione implica offuscamento, quando sono confusa ho la mente annebbiata, quindi non riesco a trovare un filo conduttore nelle cose che faccio e che dico.
Però, se il mondo è bello perché è vario come dicono, non tutti la pensano come me.
Charlie Charles, all’anagrafe Paolo Alberto Monachetti, è una di quelle persone che, ad esempio, sarebbe fortemente in disaccordo con la mia posizione.
Giovedì 23 ottobre il producer ha pubblicato il suo primo album, chiamandolo proprio “La bella confusione”.
10 tracce, 9 featuring, un tentativo: dare un filo logico alla sua confusione, la confusione di Paolo.

IL BACKGROUND
Charlie cresce a Milano, in un contesto in cui la passione per la musica lo guida fin da giovane, in particolare grazie al fratello maggiore, che lo porta a scoprire il rap e tutto il mondo della produzione sonora come forma di linguaggio artistico.
Il vero salto in alto avviene nel 2015, quando Charlie Charles collabora con Sfera Ebbasta all’album XDVR. È l’inizio di una lunga collaborazione con Sfera, che non sarà solo artistica, ma anche imprenditoriale (fonderanno la Billionheadz Music Group).
In questi anni Charlie inizia a produrre beat per altri artisti, ma anche a costruire la sua identità sonora: i suoi beat urban e trap musicano testi che parlano di generazioni, di vita di periferia. Sulle sue basi iniziano a trappare anche altri giovani artisti (Ghali, Izi, Tedua, Rkomi) che diventano parte della scena che lui aiuta a plasmare. E poco dopo la sua carriera esplode. Nel 2017 fa uscire Bimbi (2017), con Izi, Rkomi, Sfera Ebbasta, Tedua, Ghali, un pezzo che ha segnato un’epoca, una generazione. Nelle mie playlist c’è un prima e un dopo Bimbi.
Nel 2018 produce l’album Rockstar di Sfera Ebbasta: il progetto lo afferma ufficialmente come produttore capace di guidare un progetto su grande scala.
Così nel 2019 sceglie di sfidarsi di nuovo e produce insieme a Dardust il brano Soldi, con cui Mahmood va in gara a Sanremo e grazie al quale si aggiudica il primo posto al festival.
Dopo aver vinto il festival più famoso d’Italia, Charlie entra in un tunnel. Nonostante il successo, sceglie di rallentare e dichiara pubblicamente di avvertire una pressione troppo forte che lo stava disorientando. Charlie Charles era confuso e aveva bisogno di ritirarsi dalle scene per ritrovare la strada che voleva percorrere.
Riemerge ufficialmente dalle tenebre il 19 settembre 2025, quando firma la produzione e la direzione artistica del disco di Ernia, Per Soldi e Per Amore. Un progetto che rappresenta per lui un “ritorno al pieno impegno”, in un contesto più riflessivo e meno orientato alla hit facile.
E appena un mese dopo, pubblica il suo primissimo album.
LA BELLA CONFUSIONE
Se lo avesse fatto nel 2016, sono sicura che la me tredicenne che aveva appena scoperto le basi di Charlie Charles avrebbe scalpitato per avere il disco del produttore tra le mani, convinta che avrebbe sentito in cuffia la trap più pura.
Invece sono passati quasi 10 anni. E già vedendo la copertina del disco, il titolo e gli artisti coinvolti ho capito che non sarebbe stato un album sulla scia di XDVR. E, mi viene da dire, per fortuna.
Ogni artista coinvolto nel progetto (Ernia, Madame, Sfera Ebbasta, Nayt, Massimo Pericolo, Bresh, Elisa, Mahmood, Blanco) ha portato nel progetto la propria interpretazione della “bella confusione”.
Ognuno di loro è arrivato sulla base di Charlie, magari spaesato, trovandosi davanti a suoni che non sembravano adatti allo stile sonoro e musicale a cui erano abituati.
Eppure, proprio in quella dissonanza, in quell’incontro tra identità e beat diversi, si è creato qualcosa di autentico. E il cuore del disco sta proprio in questo: nel tentativo di trovare un senso dentro il disordine, di riconoscere sé stessi in un suono che inizialmente non appartiene agli artisti.
Certo, non mi aspettavo produzioni trap, ma nemmeno quelle che invece poi ho ascoltato in cuffia. Le basi, a un primo ascolto, sono piuttosto semplici, quasi ordinarie. Ma forse è proprio questa la chiave: per una volta, dietro al lavoro di Charlie Charles, non c’è la volontà di stupire o di imporsi, bensì quella di costruire un filo concettuale. Lo stesso filo su cui l’artista cammina nella foto che lo ritrae in copertina.
C’è un’idea che conferisce al disco una narratività ben precisa e lega i bravi tra loro, anche quando sembrano provenire da universi musicali lontanissimi da quelli di Charlie.
Quello che un po’ dispiace è il lavoro sui suoni. Si percepisce chiaramente il tentativo di ridefinire un marchio sonoro, di allontanarsi da ciò che il producer aveva già costruito e che, negli anni, era diventato riconoscibile al primo ascolto. Ma oggi quella cifra stilistica sembra ancora distante, non del tutto compiuta.
Nel 2016 bastava che partisse una base, e già prima del “tu vuoi un beat di Charlie ma non lo sai usare” si capiva che il beat era firmato Charlie Charles: il suo sound parlava di una visione precisa. Ora invece si avverte la ricerca, ma anche l’incertezza. È come se stesse ancora cercando la forma del suo nuovo linguaggio, e questo disco rappresentasse un passaggio intermedio, più che un punto d’arrivo.
L’intero album sembra costruito come una regia cinematografica, un omaggio implicito alla poetica del caos creativo del cinema di Fellini, regista a cui Charlie si ispira apertamente, a partire dall’orario di pubblicazione del disco, le 20:30, che richiamano il film 8 1⁄2, firmato proprio Federico Fellini, che è anche citato nel monologo di apertura del disco, nel singolo “La bella confusione” (feat Ernia & Madame).
Tutto si muove con delicatezza, senza spiegare troppo, lasciando spazio all’immaginazione e alla partecipazione emotiva dello spettatore-ascoltatore.
Il cuore dell’album è l’ottava traccia, Paolo, brano che diventa il punto di incontro tra il Charlie adulto e il suo sé bambino. È il momento in cui la narrazione si fa più intima, quasi terapeutica: un dialogo tra due momenti della vita della stessa persona, che parla a sé stessa perché ha bisogno di capire e di accettarsi. Non c’è ostentazione, non c’è costruzione estetica fine a sé stessa: solo la verità di un’emozione, fragile e autentica (per quanto mi sia sembrato di avvertire eccessivamente che la parte di Charlie fosse recitata).
Tra le 10 tracce, quelle che mi hanno colpito maggiormente sono La bella confusione (feat Ernia & Madame), Paura (feat Mahmood), e Superstite (feat Massimo Pericolo).
L’attacco del Duca di Milano, irruente dopo il monologo di Fellini, apre le danze nel migliore dei modi. E Charlie non poteva scegliere voce migliore di quella di Madame da affiancare ad Ernia: l’artista vicentina è in un periodo particolarmente attivo, ha collaborato con Ernia nel suo disco nel singolo “Perché” e con Angelina Mango in “ioeio”.
E il verso che apre la sua strofa sembra una dichiarazione d’intenti abbastanza chiara:
Questo è il mio Anno Domini
Charlie Charles ft. Ernia, Madame – La bella confusione (La bella confusione, 2025)
Questo è il mio animo indomito
Lasciami alzare i gomiti
Fammi sfiorare il vomito
Ti voglio solo dire che sono innocente
Ma un po’ di colpa ce l’ho anch’io
Che da solo non so scegliere niente
E non farà nessuno quello che non faccio io
Anche Madame sembra essersi svegliata da poco da uno stato confusionario che l’ha portata al silenzio per quasi tre anni. Se questo è davvero il suo Anno Domini, lo sta inaugurando nel migliore dei modi.
Mahmood tiene alta la bandiera in “Paura”.
Sulle note delicatissime di un piano, l’artista sfoga la sua paura nei confronti del futuro e di un fantomatico amore che lo “preferiva da barista”:
Ma la verità è che non sto più capendo un cazzo
Charlie Charles ft. Mahmood – Paura (La bella confusione, 2025)
Spero di averti lasciato non solo i miei modi da egoista
Lo so, mi preferivi da barista
Questa cosa mi ha mangiato la testa
Sono stata segnata da un verso in particolare, nel quale mi sono riflessa particolarmente:
Lo sai che mi fa paura
Charlie Charles ft. Mahmood – Paura (La bella confusione, 2025)
Finire i vent’anni senza più niente da dire
I vent’anni, l’età della confusione, della pressione che si avverte quando, all’improvviso, la società vuole sapere cosa vogliamo fare e noi dobbiamo saperglielo dire. Alessandro Mahmoud non “stava più capendo un cazzo” e gli è rimasta una paura, forse la peggiore, quella di non avere niente da raccontare.
E poi, arriva la colonna portante de “La bella confusione”, incarnata da un Massimo Pericolo particolarmente in forma in “Superstite”. Vane è sopravvissuto alla sua confusione e in un mix equilibratissimo tra la durezza che lo ha sempre contraddistinto e la fragilità che ha imparato a mostrare, canta il suo sfogo, stavolta con meno rabbia del solito.
Non importa se ridi solo qualche volta
Charlie Charles fr. Massimo Pericolo – Superstite (La bella confusione, 2025)
Ma ricorda che si vive solo una volta
Io, se penso a me, solo Dio sa la mia storia
Solo te sai chi è un superstite
Forse la “vita decente” che bramava – verso con cui aveva chiuso “7 Miliardi”, pietra miliare della sua discografia – è finalmente arrivata.
Sono stata un po’ delusa dal pezzo con Sfera “Una volta in più”: attendevo il ritorno del magico duo che mi aveva tanto catturata quando ero più piccola, ma purtroppo il singolo non ha soddisfatto le mie aspettative. La solfa (passatemi il termine) dell’artista che è diventato ricco e che evoca il ricordo nostalgico del suo passato in cui “non aveva niente” è un tema sentito e risentito: indubbiamente, da un’artista del calibro ormai internazionale come Sfera Ebbasta mi aspettavo un testo più originale, meno scontato e, soprattutto, più suo.
Alla fine del viaggio nella confusione di Charlie, anzi, di Paolo, penso che il produttore sia tornato a far discutere, come aveva fatto nel 2016 insieme a Sfera.
“La bella confusione” è un confronto dove Charlie parla a Paolo, per riflettere su sé stesso e sul proprio percorso. E, come nel 2016, in questo nuovo lavoro non cerca l’approvazione del pubblico: punta solo a creare la musica che lo fa stare bene.

La Bella Confusione è un disco che inevitabilmente divide, perché è insolito, fuori dagli schemi, ma ricco di brani curati e piacevoli da ascoltare. Gli manca forse un gesto davvero dirompente, un atto di rottura totale: non rappresenta un ritorno alla trap, ma nemmeno una rivoluzione completa del pop contemporaneo.
Resta, però, la prova sincera di un artista che, dopo aver segnato una generazione, sceglie di rimettersi in discussione. Il risultato è un album imperfetto ma vero, fragile e pensato, costruito con attenzione e con una scrittura matura, per cui è valsa la pena aspettare tanto.
Nella tensione che ha aleggiato il ritorno del producer e nella fragilità del suo tentativo, c’è qualcosa di interessante. La “bella confusione” non è solo il titolo dell’album, ma uno stato d’animo. È il segno di un artista che non si accontenta di ripetersi, che accetta di attraversare il suo caos pur di trovare una voce nuova.
Quindi, ricollegandomi all’apertura dell’articolo, mi devo ricredere: dalla confusione, può nascere qualcosa di positivo. E Charlie lo ha fatto.
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