Recensione di Dawn FM
Nonostante la sua uscita si collochi temporalmente agli esordi di questo 2022, Dawn FM è indubbiamente uno dei progetti musicali più importanti dell’anno.
L’attesa intorno a questo disco era enorme. Dopo la consacrazione ottenuta con Afterhours, Abel Tesfaye, al secolo The Weeknd, ha segnato un solco indelebile nella propria carriera, diventando a tutti gli effetti un’artista dalla caratura e dall’importanza mondiale.
Dal punto di vista tematico e concettuale, Dawn FM vuole porsi come la seconda tappa di un progetto iniziato a Marzo del 2020 con Afterhours. Lo straordinario disco precedente era contraddistinto dagli aspetti più tetri dell’artista The Weeknd, e dell’uomo Abel. Le atmosfere che contraddistinguono le tracce e i rispettivi video (bisogna sempre ricordare la forte dimensione cinematografica dell’arte di The Weeknd) risultavano cupe, malinconiche, venate da un aspetto pulp, come evidente dalla copertina del disco stesso. Afterhours era un perfetto incontro fra l’attitudine liricista del timbro di Abel e gli aspetti più perversi e dissuasi, all’interno di una desolante cornice fatta di solitudine e amori irrisolti.
Dawn FM si pone come la necessaria prosecuzione del percorso tracciato da Afterhours. Per Abel è arrivato il momento di passare allo step successivo, uno stato intermedio fra l’oscurità del precedente disco e una luce piena ed avvolgente. The Weeknd si sintonizza sulla stazione Dawn FM ed è così che inizia un metafisico viaggio di redenzione all’interno del suo personalissimo purgatorio.
Differentemente dall’eclettismo dei beat e del cantato di Afterhours, nel suo ultimo progetto The Weeknd attinge a piene mani ai suoni dei synth anni ‘90, attualizzando in una chiave quasi sperimentale le peculiarità della dance e della musica elettronica della fine del secolo scorso. Ciò che ne viene fuori è un album molto più uniforme del precedente, dai toni musicali molto più piani, luminosi e quasi inaspettati per la maggior parte della fan base dell’artista canadese, che si è mostrata già ambivalente nel giudicare un disco che farà discutere a lungo.
A differenza del precedente progetto, l’autore di Starboy inserisce tre featuring fra i sedici brani pubblicati, puntando su artisti del calibro di Tyler, the Creator, Lil Wayne e Jim Carrey. Se la collaborazione col secondo risulta deludente per le potenzialità che questo feat si portava dietro, Here We Go… Again e, soprattutto, Phantom Regret by Jim impreziosiscono la natura di Dawn FM.
In particolare, il monologo finale recitato da un Jim Carrey in stato di grazia e perfettamente aderente all’atmosfera e alle sonorità del disco, si pone come perfetto sigillo di questo metafisico tentativo di redenzione.
Il progetto musicale a lungo termine di The Weeknd sembra essere più chiaro che mai nella mente dell’artista, che non è intenzionato a scendere a compromessi, a costo di prendersi dei rischi.
Il tempo ci dirà se Abel vincerà l’ennesima scommessa con se stesso.
Di Alessio Corsaro
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