Quando parliamo di Noyz Narcos parliamo di un fenomeno musicale a dir poco singolare nella scena hiphop italiana: un rapper che, disco dopo disco, ha consolidato una fan base intergenerazionale senza alterare minimamente la sua attitudine, truce per antonomasia.
Oggi vi parlerò di Enemy, l’album nato come potenziale ultima fatica di Noyz, ma che collateralmente ha segnato un nuovo inizio consacrandolo nel mainstream del rap italiano.
«Sembro un libro bianco tutto da riempire / Sembra che ogni stronzo in questa merda non sa più che dire». Così incomincia Inri, il brano che apre il disco, un tappetone senza ritornelli, denso di citazioni ai banger della carriera del rapper: già dall’incipit del progetto traspare un Noyz più riflessivo, schivo nei confronti delle nuove tendenze, che, pur avendo guadagnato il rispetto di tutti, veste ancora i panni dell’antagonista. E, a dispetto della competizione di cui parla nel brano, sembra deciso a togliersi qualche sassolino dallla scarpa.
La prima metà dell’intro esce sui social come anticipazione del disco, accompagnata dalla seguente dichiarazione:
«Oggi che conta più l’immagine che la sostanza, e che tutto è cambiato da quando ho iniziato, questo potrebbe essere per me l’ultimo disco. C’è tutto il mio passato, il mio presente e forse anche il mio futuro in questo gioco. LOYAL TO THE GAME. New album Aprile 2018. NN»
Noyz sul post di “Inri”, 2018
Effettivamente Enemy gravita attorno alle tre dimensioni di passato, presente e futuro con un occhio autobiografico, nei dischi precedenti più torbidamente mescolato allo storytelling cinematografico che da sempre contraddistingue il romano.
Nel passato di Noyz c’è Roma, la città che si è portato su una spalla (semicit.), ma nella quale non vive più. La stessa che quasi si personifica in Sinnò me moro, uno dei picchi dell’album, nel quale Night Skinny ha reso onore al sample dell’omonimo brano di Gabriella Ferri, colonna portante della canzone romana: «vojo restà co te, sinnò me moro» sembrano parole pronunciate da Roma stessa in dialogo con il rapper, o viceversa.
A rafforzare questo rapporto simbiotico con la città, tornano in tutto il disco con una considerevole frequenza le panchine, una sorta di correlativo oggettivo del passato di Noyz nella capitale.
«Perché inizia sempre tutto alle panchine
Noyz Narcos – Enemy (Enemy,2018)
Perché è lì che trovi tutto, sulle panchine»
Sono proprio la schiettezza e la spontaneità respirate “in the panchine” a mancare nel presente di Noyz, in cui sono finalmente arrivati i soldi, ma oltre a quelli c’è poco altro. Infatti, l’antagonismo espresso nel titolo dell’album sembra riflettersi in primo luogo nel profondo senso di disillusione e disagio con cui si vive gli ambienti dorati del music business.
Pe’ ‘ste passerelle fashion c’ho ‘na bad session (Oh)
Noyz Narcos – Sinnò me moro (Enemy,2018)
[…]
Sempre tutto e non so’ mai appagato (Ah)
Lo vedi dalla boccia di gin ch’ho svotato
Me manca zona mia, le cose ch’ho lasciato
Non so’ venuto pe’ amicizie nuove, ho cicatrici ovunque
Noyz Narcos – Sputapalline feat. Coez (Enemy,2018)
Ho atteso notti insonni e mattinate lunghe
[…]
Io voglio solo i soldi, fanculo la fama
‘Sto stronzo corre per la filigrana
Se il passato è visto con malinconica nostalgia, a causa di un perenne stato di insoddisfazione nel presente, il futuro è una dimensione a cui Noyz fa riferimento in due modi: da una parte c’è l’intenzione di allontanarsi dalle luci dei riflettori, «schioccare le dita e sparire di botto» come recita in Borotalco, accompagnato dalla coppia che nel 2017 ha raccolto lo stendardo della romanità ibridando egregiamente rap, autotune e chitarre.
Ma in fondo, dopo una vita dedicata al genere, Noyz sa che l’unica certezza all’orizzonte resta il rap, che «morirà pe sta merda», e rimarca l’immortalità di tutto questo in quello che, a mio modesto parere, è il brano più bello del disco
«In terra siamo sempre stati i peggiori
Noyz Narcos – R.I.P. feat. Achille Lauro (Enemy,2018)
Andremo in cielo sotto una pioggia di fiori
Poi rimpiangerete ‘sti stronzi qui fuori
A scrivere le nostre vite dentro le canzoni
Oggi tu non sai chi eri ieri
Adesso sai chi sei mejo di com’eri
Coi vestiti neri ancora
Perché è un film in bianco e nero che non si colora
Un ferro spinto sulla gola, sei fucked up, FOLA
Quando ho letto di quel lutto, mi si è stretto il core
Che per queste storie di merda ‘n trovo le parole
Che si ricordano solo se muori
Domani implori, soltanto un giorno di merda qua fuori
Resteremo vivi solo su ‘ste tracce audio
La mia voce nello stereo dentro la tua auto»
Se ci sono spazi per l’introspezione più che in qualsiasi altro disco di Noyz è degna di lode la scelta di chiudere il disco con due bonus track ruvide e truci come Training Day e Lobo: in quest’ultima, celebre per la risposta al dissing di Jamil, Noyz rimette magistralmente la chiesa al centro del villaggio, conscio di saper mandare ancora «tutti a casa quando piovono ste rime grezze».
Enemy poteva rappresentare il gran finale della discografia di Noyz Narcos. Ciò non accadde, probabilmente anche per l’arrivo di certificazioni più che meritate (attualmente l’album è doppio disco di platino) e invece di chiuderla, questo progetto ha portato ancora più su la carriera del rapper, sempre e comunque da antagonista.
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