Recensione Clash di Ensi
Viviamo in un periodo storico nel quale il rap italiano vive una seconda giovinezza a circa vent’anni di distanza dalla propria “Golden Age”, un periodo caratterizzato dalle innovazioni culturali e tecnologiche: oggi si crede che la fama e la bravura siano misurate in likes, views e followers nei vari social networks e in ascolti sulle piattaforme digitali (Spotify su tutte). Questo cambiamento dei meccanismi favorisce un overload di prodotti, permettendo a chiunque di accrescere la propria fama. A volte però questa crescita avviene con l’uscita di prodotti frivoli e scadenti ma utili a modellare un personaggio che calza a pennello con il mondo social in cui viviamo, nel quale basta diventare virale per ricevere attenzione e fama. Tale discorso è praticamente inattaccabile se collegato alla fama, ma non alla bravura. Quella o ce l’hai o non ce l’hai.
Ensi, ci tiene a precisare questo concetto in “Mutombo”,
terza traccia di Clash, l’ultimo album uscito l’1 febbraio:
“Non ne capisco di marketing, ma ho detto: <> / Sta roba, fra’, è
la moka, la moda, il caffè di Starbucks / si sono alzati i numeri e si è
abbassato lo standard”.
Ho scelto di iniziare a parlare di questo progetto con il
discorso precedente perché secondo me era una premessa necessaria da fare: ad
Ensi non importa di come gira il mercato, il suo mestiere è fare il Rap con la
“R” maiuscola senza però sembrare retrogrado. Infatti, sceglie di arricchire il
progetto con l’aggiunta di un genere di nicchia, almeno in Italia, come la
dancehall. Il riferimento si nota già a partire dal titolo dell’album “Clash”
con il quale il rapper di Torino si rifà al “SoundClash” giamaicano: in parole
povere una sfida musicale tra crew a colpi di musica reggae e dancehall nella
quale il pubblico decreta il vincitore. Come rappresentanti del genere il
rapper sceglie Attila (familiare al pubblico per i trascorsi in Roccia Music),
con il quale realizza “Rat Race”, una delle tracce più interessanti del disco grazie
anche al tappeto musicale realizzato da Phra Crookers; e Agent Sasco aka
Assassin (uno degli esponenti più importanti della dancehall giamaicana e
mondiale che ha collaborato persino con artisti del calibro di Kendrick Lamar e
Kanye West), il quale condivide il ruolo di featuring in una delle tracce
migliori uscite in questo 2019 con Johnny Marsiglia: sto parlando di “Rapper”, un vero e proprio
banger in cui il rapper palermitano conferma lo stato di forma dimostrato nel
suo ultimo album “Memory” e solidifica lo status sempre più attuale di “ultimo
liricista”. Per completare la scelta dei featuring in Clash, Ensi chiama in causa Patrick
Benifei in “Deng deng”, traccia scelta come singolo ufficiale per il lancio dell’album.
Animale da palco, “rocker”, ambasciatore dell’hip hop in
tutte le sue sfumature: Ensi è un pioniere di questa cultura e negli anni si è
costruito la nomina di miglior freestyler d’Italia. Lui stesso sa però che
questa nomina è un’arma a doppio taglio, dato che è difficile dimostrare di
essere un artista in grado di realizzare album di alto livello a tutti coloro
che ormai ti hanno etichettato principalmente come freestyler. Conscio di ciò,
Ensi se ne frega e porta avanti i suoi valori da veterano del genere,
continuando a vivere di Hip-Hop senza scendere a compromessi musicali ma
rimanendo sempre al passo coi tempi. Infatti, uno dei sui tentativi con
l’uscita di “Clash” è quello di portare in Italia un’usanza ormai consolidata
negli album dei rappers statunitensi: inserire nella tracklist brani freestyle
senza che il pubblico li consideri come semplici filler. “Clash freestyle”,
“Ivory freestyle” e “Autogrill freestyle” sono tre brani presenti nell’album
scelti come anticipazioni del progetto con video su youtube, nelle quali Ensi
si trova nel suo habitat naturale e si sente: punchlines e liriche di spessore
degne di nota e ormai punti di forza del repertorio dell’Mc torinese.
Fino ad ora si è parlato delle particolarità stilistiche
scelte per arricchire il progetto e di quanto Ensi continui a dimostrare,
nonostante non ce ne sia particolarmente bisogno, le sue abilità di punchliner.
Però, il disco in sè contiene anche altro. E’ un disco molto personale, pieno
di riferimenti a suo figlio Vincent e alla sua famiglia (Vita Intera) ma anche
al suo passato difficile, tra l’amore per la mamma e i problemi del padre con
la giustizia (Thema Turbodiesel).
L’album probabilmente non riceverà nessuna certificazione (almeno nel breve periodo), ma non importa. “Real recognize real” ed Ensi, come dimostrato anche dagli innumerevoli props da parte di buona parte della scena, con questo album ha consolidato il suo ruolo nel gioco “ricordandoci chi è il più bravo”.
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