Fred De Palma ha pubblicato il suo ultimo progetto “PLC tape 1” (Pa La Cultura tape 1), primo EP di quella che parrebbe essere una serie, composto da 7 tracce e un buon numero di ospiti, un anno dopo il suo ultimo disco ufficiale. Come ci anticipa il titolo l’intenzione dell’artista è quella di affermare la sua immagine di artista Reggaeton e di differenziarsi da chi sfrutta il genere per la facilità di entrare in classifica, essendoci nella sua musica una componente culturale (ne abbiamo parlato in un articolo) dettata dallo studio e dall’assimilazione di quelle che sono le basi poggiate dai cantanti latini, creatori e portavoce di questo movimento, volontà già dichiarata nel freestyle presente in “Unico“.
La dichiarazione d’intenti dell’intro di PLC tape 1
Il primo brano del tape “Pa la cultura 2” (che a differenza dell’omonimo freestyle del disco precedente questa volta diventa un vero e proprio brano) FDP ci dà la chiave di lettura non solo di questo progetto, ma di tutta questa fase della sua carriera. Dichiara apertamente qual è lo scopo del suo lavoro: portare la cultura Reggaeton in Italia, elevarsene a portabandiera e ci racconta di come, a differenza di come pensano molti, non abbia cambiato genere per un mero tornaconto economico ma per una passione personale presente da sempre (come dice in “Reggaetonero“: “Reggaetonero ci nasci no fra non lo puoi diventare“) che l’ha spinto a viaggiare nei luoghi d’origine del genere per carpirne i motivi e i segreti, partendo da esperimenti sparsi fino ad arrivare a fare sua questa musica (citando l’intro “anche se di sta cosa ormai ne ho fatto un’arte“), imprimendole il suo tocco personale e arrivando ad essere riconosciuto dai maggiori esponenti mondiali.
Il brano si apre con la frase:
“Ho visto soltanto stereotipi
Su quello che non si conosce
Ho visto dei buoni propositi
Diventare poi buone proposte“
A testimonianza del risentimento che prova nel constatare che la maggior parte di chi chiama in causa il Reggaeton in Italia lo faccia o per disprezzo o per comodità, senza tenere conto dell’enorme responsabilità che il bagaglio culturale insito comporta. La testimonianza di ciò sta in quella che con tutta probabilità è una risposta a quanto detto da Marracash nel brano “Cosplayer“. Con la frase “metto i miei pezzi e fanno lo stacchetto” riprende l’accusa lanciatagli e risponde nella barra successiva: “sono ancora in fissa con ste rime“, ricordando che comunque, nonostante il cambio, è ancora capace di rappare e di dare la sua impronta nella musica che fa, non scendendo a compromessi.
La musica e le collaborazioni
Il progetto si basa su un’idea principale che è quella di dimostrare che la passione per questo genere sia presente all’interno della scena rap più di quanto si possa immaginare. La scelta di chiamare prevalentemente rapper di una certa caratura all’interno del progetto non è casuale ed è sapientemente gestita in modo da renderla ottimale. Ogni featuring infatti è messo nelle condizioni di dare il meglio adattandosi allo stile del tape, da Lazza che sfoggia un flow squisitamente Reggaeton a Emis Killa che porta una ventata di rap più tradizionale, con il beat che muta per armonizzare il tutto in un risultato di pregevole fattura. Oltre a loro troviamo anche collaborazioni che hanno più familiarità con questo stile come Guè, che più volte ha dichiarato di esserne appassionato dimostrando di non essere un novizio in questo, e i due ragazzi presenti in “Reggaetonero”, emergenti che stanno seguendo le orme di Fred e che hanno dimostrato rispetto per la cultura.
Troviamo anche due ospiti che hanno saputo confermare quanto stanno dimostrando da un po’, ovvero di essere in forma smagliante e di migliorare a vista d’occhio: JVLI e Rose Villain. Il produttore valdostano sta letteralmente esplodendo in questo 2022, prima nei dischi di Dargen D’Amico e Axos e ora qui, dimostrando di trovarsi estremamente a suo agio su ogni stile e di essere in grado di dare un tocco originale, mai banale ed a tratti internazionale, mentre la rapper-cantante confeziona l’ennesimo ritornello magistrale che ci fa già pregustare la hit.
Gli altri aspetti del tape
A livello di testi forse troviamo l’unica nota dolente, se così vogliamo chiamarla, del progetto. Chi arriva dal rap sentirà la mancanza di varietà negli argomenti e di brani maggiormente impegnati, troviamo infatti una quasi totalità di scrittura impostata verso le tematiche più tradizionali del Reggaeton, quali l’amore e il rapporto degli artisti con l’altro sesso, che, per chi non vi è abituato, potrebbe risultare superficiale. Tuttavia, se consideriamo la direzione impostata dall’artista, va detto che la scrittura è perfettamente affine al sound e all’intenzione che PLC tape 1 ha, anche perché i contenuti testuali non vogliono essere il punto di forza del progetto.
Il punto di forza di PLC tape 1 sta nell’abilità di mantenere uno stile preponderante essendo allo stesso tempo capace di dare varietà al sound, con diverse varietà di mood tra un brano e l’altro. In 7 tracce troviamo infatti pezzi più tecnici come l’intro, da club come “Mala“, brani con l’ambizione di essere hit estive dai tratti cosmopoliti come “Au revoir” e “Tutto quello che ho” e anche alcune canzoni più introspettive come “Io x te” e “Mi fa male“.
Nel complesso siamo di fronte a un tape di ottima fattura capace di confermare Fred De Palma come l’artista italiano di punta per quanto riguarda questo genere, ma anche di piacere a chi è più affezionato al rap. Il rispetto per la cultura, la passione per la cultura Hip Hop e Reggaeton vengono trasmessi a pieno, lasciandoci la curiosità per il proseguo della saga.
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