“Funny Games” è il nome del decimo album di Noyz Narcos, interamente prodotto da Sine.
Cover di “Funny Games”(2025)
Come reso esplicito già dalla comunicazione sui social, il titolo del disco omaggia l’omonimo film austriaco del 1997 di Michael Haneke.
I ‘giochi divertenti’ che danno il nome a questa pellicola tra il thriller e il grottesco sono le efferate e gratuite violenze di due giovani insospettabili ai danni di una famiglia borghese in vacanza.
Il lungometraggio ha però un risvolto metacinematografico, invitando il pubblico, spettatore di torture e immagini scioccanti, a riflettere sul rapporto tra violenza e media. In un’intervista, alla domanda «il film è cattivo?», il regista ha risposto in questo modo:
«Sì, nella misura in cui dà soddisfazione a colui che prova piacere nello spettacolo del terrore. A un certo punto, però, lo spettatore è come partecipe di quello che accade, e non può che porsi delle domande sul proprio ruolo. E il film non sembra consolarlo per la sua posizione, anzi lo rimprovera. È in questo che è cattivo».
Michael Hanese a Comingsoon.it, 2008
“Funny Games” è stato oggetto di un remake shot for shot nel 2007 curato dallo stesso Michael Haneke, prodotto in lingua inglese negli Stati Uniti. In un certo senso, temevo che il nuovo album di Noyz Narcos si configurasse come un remake dei suoi precedenti dischi, in linea con il sempre più pervasivo ‘effetto-nostalgia’.
La sensazione sorgeva spontanea già dal primo trailer pubblicato su Instagram, nel quale Noyz annunciava il disco tirando fuori da un borsone l’iconico passamontagna indossato nella copertina del suo album d’esordio come solista, “Non Dormire” (2005).
Cover di “Non Dormire” (2005)
Proprio la title track di quel progetto ha inaugurato il sodalizio ormai ventennale fra Noyz Narcos e Sine, che da “Non Dormire” in poi è stato presente in ogni disco del rapper (fatta eccezione per il joint album con Fritz Da Cat “Localz Only”).
In particolare, nel 2010 il beatmaker ha curato quasi tutte le produzioni di “Guilty”, album accolto da critica e pubblico come uno dei migliori lavori di Noyz Narcos (se non il migliore): l’aspettativa per un nuovo disco completamente lavorato da Sine non poteva che essere alta.
In “Funny Games” il passamontagna torna in copertina, «il mostro torna in strada» (parafrasando Noyz stesso), marispetto a vent’anni fa tutto è cambiato. Più che di un antagonista parliamo ormai di un protagonista del rap italiano, arrivato ai vertici della scena con quella che, paradossalmente, doveva essere la sua ultima fatica, ossia “Enemy” (2018), e che invece l’ha fatto risorgere.
Proprio in “Ultimo Banco”, brano che apre le danze di “Funny Games”, trapela quasi programmaticamente la voglia viscerale di Noyz di continuare a mettersi in gioco.
“Fresco fuori dal barbiere, puoi trovarmi lì (Oh)
Dove sono sempre stato, I’m back on my shit
Back in this bitch (Uh) come all’ultima fila del bus
All’ultimo banco s’impara di più (Oh)
A questa roba ho dato la mia vita intera per fare carriera (Seh)
Ho il rispetto dell’Italia intera
[…]
Quello che non ho mai detto a nessuno riesco a dirlo solo qui
Dentro a n’microfono der cazzo
Dopo vent’anni lo stesso sangue scorre ancora nei miei versi”
Noyz Narcos, Ultimo banco, 2025.
Le strofe crude, in simbiosi con le strumentali magistralmente prodotte, sono i macabri funny games ai quali l’ascoltatore è sottoposto, godendo della loro brutalità.
“Vengo per me perché c’ho il fegato che ancora brucia
Vengo per te, me paghi in cash sulla fiducia
Vengo per prendeme ‘sto posto che c’ho ancora inchiostro
Per scrivere sul muro vostro “Il mondo è nostro”
Noyz Narcos, Giornata storta, 2025.
Il disco risulta effettivamente in linea con l’intero percorso del rapper, ma lo è fin troppo. L’altra faccia della medaglia di “Funny Games” è, infatti, una certa ripetitività. Noyz fa bene il suo, ma non si discosta dall’impostazione che ha caratterizzato tutti i suoi lavori più recenti, da “Enemy” a “Virus”, passando per “CVLT” con Salmo.
Tra le numerose barre ormai più gangsta rap che horrorcore, spiccano, piuttosto, gli episodi di maggiore introspezione, brani in cui Noyz dà il meglio di sé, mostrando quanto ancora abbia da raccontare.
“Dai racconti del baretto sembra tutto a posto
Nonostante te sei fatto grande
Gli altri non pensarli, qua fuori butta male
Quando torni a Roma vedi de portà una volta i fiori a tuo padre
[…]
Quarantacinque inverni, quarantacinque estati
Forse ritorneremo quelli che siamo già stati
Generazione di pischelli traumatizzati
Ritrovarsi a fare quello a cui eravamo destinati”
Noyz Narcos, Lacrime e sorrisi, 2025.
Il disco è costellato da ben 10 collaborazioni: tra i giovanissimi, sono degne di nota le prestazioni di Kid Yugi e Madame, il primo con una strofa grezza e ruvida (in cui fortunatamente non rende noto il nome dell’amico), e la seconda con un ritornello che spezza improvvisamente la schiera di barre truci, rendendo “Sniper” uno dei brani più interessanti del progetto.
Tra i featuring della vecchia guardia, spicca su tutti Gast, con il quale Noyz firma il brano meglio riuscito dell’album, una sorta di Wild Boys pt. 3, a detta dei due compagni di Klan.
Occasione sprecata, invece, quella con l’ospite internazionale: Noyz e Jake La Furia non condividono la strumentale con Conway The Machine, la cui strofa segue un beat-switch, risultando quasi a margine del brano.
Tirando le somme, “Funny Games” non aggiunge nulla di nuovo al percorso di Noyz Narcos, ma consolida ciò che il rapper romano ha sempre fatto. È un disco che non rischia, ma rimarca con coerenza l’identità e l’attitudine del rapper.
Proprio come nel film di Haneke, il pubblico si ritrova coinvolto in un rituale che conosce già, ma che continua a esercitare una forza magnetica. E, volenti o nolenti, è un gioco che funziona ancora.
Matteo Mirabella nasce a Roma nel 1997. Conseguita la laurea in Lettere a Roma Tre, nel
2021 conclude il corso magistrale di Italianistica nello stesso ateneo. È talmente in fissa
con l’hiphop da portarlo anche all’università: infatti, sta svolgendo il dottorato presso
l’Università di Palermo con un progetto di ricerca interamente dedicato al linguaggio del
rap. Da qualche anno concilia felicemente l’amore per la scrittura e quello per l’hiphop
pubblicando brani con lo pseudonimo “Mir”.
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