Perché niente è tanto personale che non si può raccontare
Sono passati nove anni da quando, in Fantasmi Pt. 2, Ghemon scriveva questo verso, e sono pienamente convinto che, al netto di una carriera ormai decennale, lo riscriverebbe ancora, magari in maiuscolo, per farlo sentire meglio. Perché Ghemon non ha mai nascosto niente al suo pubblico: la trasparenza è una questione di principio. E quindi ogni verso è una dichiarazione di onestà, ogni brano è una confessione a cuore aperto. Ogni album diventa la vivida fotografia di un percorso di vita che i tuo ascoltatori conoscono perché glielo hai raccontato dopo ogni traguardo e dopo ogni mezzanotte. Senza mai mentirgli. E questo nuovo progetto non è da meno.
E Vissero Feriti Contenti, il sesto album in studio di Ghemon, è disponibile su tutte i digital stores e le piattaforme di streaming, a partire dal 19 marzo 2021.
Poco prima di rilasciare l’LP, Ghemon pubblica su Instagram una serie di piccoli video. Delle chiavi infilate nella serratura, la mano di un bambino che gira un mappamondo, delle scarpe che vengono infilate anche un po’ goffamente: frammenti di vita, tanto scontati proprio perché così importanti per il nostro tutti i giorni. È come se questo album volesse dare un senso a queste schegge di ordinarietà. E vissero Feriti e Contenti obbliga l’ascoltatore a fermarsi e ad osservare la banalità della quotidianità, senza mistificazioni. Il Ghemon, quasi cinematografico di Mezzanotte che, come un soldato in trincea, combatte contro la depressione, lascia spazio ad un Gianluca perfettamente consapevole di sé, dei suoi limiti e delle sue potenzialità, umane e artistiche.
Tutta la gente che aveva incontrato nella vita
Tutte le forme che aveva assunto e le persone che era stato
I mostri che aveva sconfitto e gli amori che lo avevano protetto
Erano lì accanto a lui
E da lì in poi
Vissero feriti e contenti
L’album si apre con un monologo. Una voce fuoricampo tira una linea per fare un resoconto sulla carriera del nostro artista, per gettare uno sguardo all’indietro su tutto quello che gli è accaduto fino a questo momento. Ed è lì, in quella unione inscindibile di eventi piacevoli e spiacevoli che si trova la riconoscenza, il vivere feriti ma contenti. E quindi il complesso rapporto con il cibo (in Tanto per Non Cambiare), la terapia dallo psicologo, le relazioni professionali e interpersonali con tutte le loro complicazioni (in Non Posso Salvarti) vengono riportate nei brani con la spontaneità di un intimo dialogo tra amici, senza mitizzazioni. Come se si trattasse delle solite cose che possono capitare a chiunque e che da chiunque possono essere comprese.
C’è un filo rosso che lega gran parte dell’album, una lei a cui Ghemon si rivolge a più riprese. Non si parla di alcuna siderale donna angelo: Giulia, la compagna di Ghemon (esplicitamente citata nei ringraziamenti), come tutti gli elementi in questo album, ha un nome, un volto e una sua precisa concretezza. Ora sublimata a faro nella notte come in Difficile, ora ritratta nel bel mezzo di un attacco di gelosia come in La Tigre, l’amata viene calata nel mondo di tutti i giorni per adattarsi a una quotidianità di alti e bassi. Rivoluzionando la “canzone d’amore all’italiana”, in Infinito Ghemon ci conduce nella sua straordinaria storia d’amore, perfetta in tutte le sue imperfezioni.
Tu mi fai amare ed odiare, poi morire e vivere
Tu mi fai estendere, espandere fino ad esplodere
Tu mi fai piangere e ridere fino a non respirare
Tu che per me sei infinito all’infinito
Ho notato che ogni volta che Ghemon rilascia un progetto, di solito i singoli estratti sono sempre collegati da uno stesso tema. Adesso Sono Qui, Quassù, Questioni di Principio: sono tutte forti affermazioni di identità. È come se ogni volta Ghemon mettesse un punto esclamativo deciso prima di far ascoltare un progetto al pubblico, una necessaria premessa di identità: eccomi, guardatemi tutti, sono proprio io. Per un artista che è cambiato così tante volte, che è passato così spesso per lo stigma del non sei più quello di una volta, forse tanta autoconsapevolezza è necessaria. E Momento Perfetto non è da meno. Solo che questa volta, il punto esclamativo, la dichiarazione di intenti Ghemon ha deciso di portarla sul palco più ambito e criticato di Italia, quello del Festival di San Remo. Che fosse il segno di una consapevolezza definitiva?
Qualsiasi sia la risposta a questa domanda, E Vissero Feriti e Contenti rappresenta indubbiamente il punto di arrivo di uno studio musicale e di una ricerca personale che ha tenuto impegnato Ghemon per tanti anni. Nella speranza che questo possa anche essere il punto di partenza per un nuovo R&B all’italiana, possiamo affermarlo anche noi: adesso Ghemon è qui, ed è il suo momento perfetto.
Di Francesco Palumbo
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