Dopo avere stupito e, a tratti, sconvolto il pubblico del rap italiano con “Barabba”, sfoggiando una scrittura fuori dall’ordinario per stile, metrica e lessico, Achille Lauro chiude il 2012 con un altro progetto, anche stavolta non ufficiale.
Il mixtape in questione si intitola “Harvard”, e ancora una volta sulla copertina il rapper nasconde il volto, preservando l’alone di mistero dell’opera prima.
«Oltre aa licenza de terza media, c’ho ‘n’attestato de sopravvivenza a ‘na vita ‘ntera» diceva Chicoria in “Butterfly Knife”, uno dei brani più riusciti di “Non dormire” e dell’intera carriera di Noyz Narcos: il titolo “Harvard” mi ha sempre fatto pensare a quella barra, come se Lauro riprendesse l’accostamento fra vita di strada e titoli di studio proposto dal rapper del Truceklan e lo rilanciasse al grado di formazione più alto, ottenuto alla più prestigiosa delle università statunitensi. D’altronde, lo stesso Chicoria in uno skit del mixtape dirà «Harvard, noi la laurea l’avemo presa pe’ strada».
Se in “Barabba” le collaborazioni si limitavano alla cerchia più intima dell’artista romano, composta dal Quarto Blocco, collettivo di punta dell’underground italiano di allora, al quale Achille era affiliato, e dalla Tibber Squad, questo mixtape, pubblicato in freedownload sul sito di Propaganda Agency, si diversifica notevolmente, rivelando tutta la stima che quel rapper così stravagante si era guadagnato nell’ambiente, mettendo inaspettatamente d’accordo veterani e nuove proposte.
La tracklist di “Harvard” è infatti costellata da strofe di mezza scena capitolina, motivo per il quale all’accostamento fra università e strada, potrebbe sovrapporsi l’ulteriore, paradossale comparazione tra il corpo docenti di Harvard e la crème de la crème dell’hiphop romano: ci sono Crine J, Read, Simon P, Caputo e Gogna dal Quarto Blocco, ma anche Rasty Kilo, allora membro dei Rapcore, i Barracruda, Canesecco, Mr. Cioni, Pordinero, Pattada, Matt Er Nero e i Giudafellas; prevalentemente si tratta di featuring, ma in vari casi, come accadeva in molti mixtape, agli ospiti sono affidati interi brani.
L’altra metà del panorama romano supporta Achille nei numerosi skit, altra pratica squisitamente hiphop: compaiono attestati di stima in forma di registrazione audio (e video, ancora disponibili su Youtube) da parte di Noyz Narcos, Primo Brown (distintosi da sempre dai suoi coetanei per un supporto verso le nuove leve fuori dal comune per i tempi di allora), Coez, lowlow, Suarez, Arnebeats dei Barracruda e il sopracitato Chicoria.
La forza di “Harvard” sta proprio nella disorganizzazione della sua struttura, tanto caotica quanto genuina, esattamente come un mixtape dovrebbe essere.
Nemmeno la polifonica confusione del progetto e le ottime prestazioni della maggior parte degli ospiti fanno passare in secondo piano il protagonista, che, anzi, regala alcune delle migliori strofe della sua carriera. Come in “Barabba”, anche in “Harvard” Lauro ricerca il giusto equilibrio fra banger più aggressivi (su tutti, il singolo “Motorini” e la monster track “Good Am1lliee Freestylez” con la TDC21) e brani introspettivi come “Rich Forever” e “Scarpe coi tacchi #2”. Non a caso questi ultimi sono (insieme all’outro) gli unici brani senza collaborazioni, nei quali Achille Lauro si mette a nudo, scrollandosi momentaneamente di dosso la sua parte più trucida e rivolgendosi al microfono con quel tono di voce quasi sussurrato che caratterizzerà il resto della sua carriera.
Per quanto ad oggi “Harvard” passi spesso in sordina fra due progetti importanti quali “Barabba” e “Achille Idol – Immortale”, rimane un tassello fondamentale della discografia di Lauro. Basti pensare alla volontà dell’autore di remixare “Rich Forever” nel progetto successivo, dandogli finalmente una veste ufficiale, ma soprattutto alla ripresa di “Motorini” nel comeback discografico più atteso di allora, Status di Marracash.
È da una vita che la vita me l’arrangio io
Achille Lauro – Motorini feat. Simon P (Harvard Mixtape, 2012)
Ho avuto trenta motorini, neanche uno mio
[…]
Me riprometterò de smette’ quasi tutti i giri
Volevo prende’ cinque grammi, ho preso trenta chili
Ho avuto trenta motorini, neanche uno mio
Marracash – Don feat. Achille Lauro (Status, 2015)
Ho avuto trenta motorini, neanche uno mio
Volevo prende’ cinque grammi, ho preso trenta chili
Volevo prende’ cinque grammi, ho preso trenta chili
Come se non bastasse, nel brano che da’ il titolo all’album Marracash dice «laureato in strada, Harvard», forse omaggiando il progetto di colui che dal 2013 è stato il pupillo della scuderia di Roccia Music. Lo stesso progetto che ha fatto sì che il giovane Achille Lauro, dopo aver raccolto il rispetto dell’underground, potesse attirare l’attenzione del mainstream, a dimostrazione che, a volte, anche chi nasce Barabba può diventare Immortale.
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