Esistono artisti che non necessitano (o almeno non dovrebbero) di una presentazione, poiché sono stati e sono tutt’ora così importanti da modificare ed influenzare irreversibilmente le future generazioni di musicisti e non: uno di questi è proprio Deda, il quale è stato uno dei massimi esponenti e rappresentati della cultura hip-hop italiana.
Per quelle poche persone che non hanno idea di chi o di cosa si stia parlando, Deda è uno dei più grandi disc jockey e rapper più importanti della storia rap italiana, ex membro del collettivo Sangue Misto insieme a DJ Gruff e Neffa, artefici di “SXM”, album considerato una pietra miliare del genere. Sono passati ben 28 anni dal giorno in cui “SXM” fece il suo debutto in Italia, e Deda non è certamente rimasto con le mani in mano. Dopo svariate produzioni per album esterni e dopo qualche progetto secondario arriviamo fino a quest’anno, il 2022, che finalmente vede la pubblicazione di “House Party” disco ufficiale da producer firmato Deda.
Nonostante si possa parlare per ore della qualità delle produzioni, della scelta delle collaborazioni, dei vari significati e tematiche presenti, non si coglierebbe comunque la vera essenza di House Party, poiché a parer nostro questo disco rappresenta qualcosa di più di una semplice tracklist di 10 tracce: House Party è una lettera, scritta, pensata e curata da Deda in persona, imbucata in una piccolissima cassetta postale che odore dei buoni anni ‘90. Questa lettera è indirizzata a tutti i ragazzi della nostra generazione che hanno voglia di scoprire o riscoprire un suono, da alcuni, ritenuto perso o dimenticato; Deda smentisce e vuole smentire tutte quelle persone che gridano che il rap dopo il 2000 non è vero rap o che era meglio prima perché “i rapper almeno avevano i contenuti”. Checchè se ne dica, per quanto House Party goda indubbiamente di alti picchi lirici, ciò che fa del disco il disco, sono le atmosfere generate da una miriade di suoni differenti proveniente da svariati generi musicali, quali funk, jazz, soul, R&B e Hip-Hop.
Quello che accumuna tutte le produzioni e i mood è un forte sentimento di nostalgia, ma non una nostalgia tossica e malsana come quella che viene spesso professata dai “fan puristi”, al contrario Deda ci vuole mostrare come era ed è nata questa musica, da dove è partita, come si è evoluta e fin dove è arrivata. L’artista, anche se in veste di produttore, sta parlando al cuore di ogni appassionato, ribadendo che ad oggi questo suono è ancora appetibile e godibile, se passa sotto le mani di chi riesce a curarlo e svecchiarlo in una maniera mai banale, senza creare né stravolgimenti spiazzanti, ma neanche rimanendo incollato ad una mentalità stantia e a comparti stagni.
Ovviamente a tutto questo contribuiscono i co-protagonisti del progetto: cantanti, rapper e ex-rapper, ed ognuno svuole un proprio ruolo. Artisti come Neffa, Fabri Fibra, Jake La Furia, Ghemon e Danno, fungono da filo conduttore tra la vecchia guardia della cultura HH e la nuova generazioni, mentre altri come Gemitaiz, Salmo, Davide Shorty, Ensi e Frah Quintale, seppur veterani, appartengono ad una generazione successiva a quella sopracitata ma si intrecciano tra loro generando un’alchimia perfetta. La vera capacità del producer sta nell’unire vari stili sotto il grande padiglione dell’Hip Hop comunicando, a sua volta, l’amore verso la musica tutta.
Inutile anche specificare la quantità delle citazioni da parte dei vari artisti al gruppo storico di Deda, Gruff e Neffa; preferiamo lasciare a voi la scoperta di quest’ultimi. Insomma House Party è un disco di amore, di nostalgia, di felicità, di riflessione e introspezione: insomma è il Rap.
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