Avevo paura. Sì, paura della televisione. Anzi, paura del rap in televisione e da quello che questo matrimonio mostruoso avrebbe potuto generare.
Immaginate la più dirompente controcultura giovanile degli ultimi 30 anni ingabbiata, braccata, sedata e controllata da una troupe di telecamere, dai margini di un’inquadratura, dalle pause di un copione. Applausi finti, sorrisi costruiti, spontaneità artificiale: la televisione è luogo dell’apparenza, la regina dell’intrattenimento italiano.
Clementino fa la televisione dal 2021. Uso il verbo “fare”, forse erroneamente, ma non a caso. Clementino non è comparsa o apparizione di pochi minuti sugli schermi di milioni di italiani. No, Iena Whote è uno degli artefici della televisione italiana, ormai da quattro anni. Giudice a The Voice Senior prima e Kids poi, ospite Made in Sud e a Stasera tutto è possibile, il rapper ha consolidato un suo pubblico, ha definito la sua audience, si è accomodato nei salotti di milioni di famiglie che hanno accolto benevolmente il suo personaggio, abituandosi alla sua presenza pur conoscendo pochissimo della sua musica. O meglio, conoscendo della sua musica una manciata di hit e le due imprese sul palco più televisivo della musica italiana, l’Ariston.

E così Clemente ha portato una determinata idea di rap in TV. Lo ha fatto mentre i fan del genere additavano furiosi i compromessi sanremesi di Lazza e Geolier, prima che Neffa intonasse “Aspettando il Sole” in prima serata su Rai 1. Clementino, prima di tutto ciò, ha portato nelle case il personaggio del rapper, un hip hop formato famiglia. O’ cazone larg, o’ cappiell stuort, un simpatico accento napoletano e tanta simpatia: l’artista ha donato alla televisione italiana una rivoluzione dolce, alla sua portata, fornendo un personaggio che uscisse fuori dagli schemi senza stravolgerli realmente. E così sul grande schermo abbiamo visto un intrattenitore giullaresco, buffo, sorridente, irriverente e imprevedibile, pronto alla battuta sagace e a costruire, all’evenienza, un freestyle che incantasse un pubblico per niente abituato a vedere generare rime improvvisate come per magia. La televisione ha amato Clementino e Clementino ha amato la televisione.
C’è altro. Clementino in televisione ha mostrato anche l’uomo sensibile, innamorato della musica, della sua città e delle sue tradizioni, di una cultura che non è solo violenza, droga e fama, ma delicatezza, sincerità. Il pubblico mainstream ha avuto il suo rapper televisivo che ha mostrato a un mare di spettatori un’altra faccia dell’HH. Il discorso sarebbe complesso e forse, andrebbe sviluppato in un’altra sede.
Premesse importanti prima di ascoltare un disco, no? C’era tanta folla nella mia testa all’annuncio di “GRANDE ANIMA“, folla che si è tramutata in timore poco prima di riprodurre la prima traccia. Lavorare nei più apparenti studi di produzione d’Italia, può privare la musica di un’artista della sua più pura autenticità?
“GRANDE ANIMA” è il tredicesimo album di Clementino, da venerdì 25 luglio 2025 disponibile ovunque e forse è il lavoro più visceralmente autentico che io abbia mai ascoltato da questo artista. Che bellissimo paradosso.
Non so se è un caso umano, la gente vede solo un casinaro
Clementino – “IL CODICE DELL’ANIMA” ft. Gigi D’Alessio (“GRANDE ANIMA”, 2025)
e quindi e tutt’appost ra nu juorn a nat
Nato nel teatro, mi hanno insegnato
che a volte non si esce più dal personaggio e mi sembra normale
Ti lascia un po’ di lui però, sì, comunque rimane,
prendi il carattere del ruolo che tu hai interpretato
A volte ci sentiamo soli ma parliamo con noi stessi
seduti sotto le lune ci affidiamo a loro
Personaggio e individuo. Maschera e attore. Realtà e finzione. “IL CODICE DELL’ANIMA” è la settimana traccia del progetto ed è, a detta di Clementino, il brano su cui si è strutturato l’intera idea del disco. Nella canzone, Clemente dialoga con Clementino, come un pagliaccio che si guarda nello specchio a riflettori spenti, quando non è più costretto a ridere per forza. Il rapper si racconta senza filtri, scandaglia il suo ruolo sul “palcoscenico”, abbraccia la sua solitudine e lA tramuta in amore per la vita, lontano dalle aspettative che la società delle apparenza impone. Il ritornello del brano è affidato a Gigi D’Alessio che in un notturno che sa di canzone classica napoletana, regala al pezzo un’interpretazione quasi teatrale del testo. Intro e outro, invece, sono tratte dalla “Preghiera del Clown” recitata nel 1953 da Totò. Non la commento, te la lascio direttamente.
E così, con un brano Clementino ha destrutturato le mie incertezze. “IL CODICE DELL’ANIMA” cita il titolo dell’omonimo libro di J. Hillman, il preferito del rapper, stando a quanto ha dichiarato lui stesso in un’intervista a Fanpage. Nel testo Hillman parla del daimon che accompagna ognuno di noi fin dalla nascita, del potenziale di realizzazione che ogni essere umano ha di trasformare la propria ghianda in un’imponente quercia. Autorealizzazione, autoconsapevolezza, essenza contro l’apparenza, amore verso sé stesso e verso il prossimo. Su questi pilastri si fonda la filosofia di Hillman e su questi tracciati semina il disco di Clementino.
E così nasce la Grande Anima.
Come ha dichiarato l’artista stesso, il progetto porta dentro di sé 3 anni di vita vera, 36 mesi di indagine profonda, di scoperta interiore e di grandi realizzazioni che sono passate soprattutto per viaggi e letture. Clemente ha dichiarato di aver girato il mondo, di essere partito dall’avventura da solo o con il fratello, di aver vissuto la spiritualità, l’India e l’America Latina, la vita delle tribù e la saggezza degli sciamani. “GRANDE ANIMA” segue itinerari transoceanici, su rotte intercontinentali; ma percorre anche mappe di inchiostro e parole, che solcano i numerosi libri che il rapper ha letto negli ultimi anni. Viaggi e letture, alla scoperta di sé. Non è un caso se la copertina dell’album immortala Clementino mentre legge un libro, circondato da volumi impilati su cui svetta un mappamondo.

Il disco, anche strutturalmente, nei suoi 43 minuti, si impone all’ascoltatore come un percorso di 15 passi, uno per traccia. L’apertura del progetto, però, è l’esito del percorso stesso. L’album si apre con “RISVEGLIO“, un brano recitato più che rappato, in cui Clementino si rispecchia nel cosmo tutto, nei singoli elementi che lo compongono, ritrovandosi nelle iridiscenze della sacra aurora boreale e nelle lacrime che si infrangono al sole, in una fusione panica che ha come fine ultimo l’equilibrio interiore. Il brano di inaudita spiritualità, più che una canzone, sembra una preghiera in cui il rapper si spoglia del superfluo per raggiungere il nucleo del cosmo, ricongiungersi con l’universo per ritrovare sé stesso. Nell’outro del brano, l’artista prende direttamente la parola:
Mi ricordo che soffocavo nell’oscurità più nera,
Clementino – “RISVEGLIO” (“GRANDE ANIMA”, 2025)
Forse perché più di tutto odiavo me stesso […]
Ma poi alla fine ho ricominciato a stare meglio,
Da quando ho cominciato a credere in qualcosa.
In più dichiarazioni, Clementino ha rivelato la scoperta della propria spiritualità negli ultimi anni e di essersi dedicato alla meditazione, inizialmente praticata con estrema difficoltà, ora divenuta parte integrante delle sue giornate. “Ora medito tre volte al giorno” dice ai microfoni di un’intervista per Fanpage “La meditazione ha assunto la stessa importanza del rap, ormai”, aggiunge. “GRANDE ANIMA” risente di tutto ciò: il disco si muove nei bagliori delle fiamme che illuminano le notti sciamaniche dell’America Latina, all’ombra dei totem dei nativi americani, sulle vette del Nepal e sulle rive del Gange.
Tra sonorità etniche, latine, versi di animali e raggamuffin, “COSTA RICA” sembra il sottofondo di un rito primordiale, di cui Clementino è l’officiante. Il brano, che nasce dopo una cerimonia con medicina ayahuasca a cui l’artista ha partecipato in prima persona in Costa Rica, pulsa vita vera, fa ballare mentre riflette sul viaggio interiore del rapper che affronta le proprie ombre come un guerriero.
La contrapposizione luce e tenebre, ritorna nel progetto e ricalca il dualismo passato/presente: ad una nuova consapevolezza che deriva da un bagaglio di esperienze sempre più primordiali, autentiche e intime, si contrappone un passato di perdizione, di errori, di incoscienza e profonda confusione. Il disco racconta della parabola di una vita rinnovata dall’aver riconosciuto quello che conta veramente, lasciandosi alle spalle i bagliori dell’apparenza. In questo senso, le prime tracce del disco si concentrano su questo tema, che poi ritorna a più riprese anche nei brani successivi: “DOLCE COME IL MIELE” in collaborazione con Settembre, e “SORRIDI E VUOI FUMARE“, primo estratto del disco, sono brani intimi in cui Clementino ridisegna le sue tarantelle non solo per raccontarle, ma per portarle a una soluzione.
Sai che a volte tocco terra, stavo andando sotto terra
Clementino – “SORRIDI E VUOI FUMARE” (“GRANDE ANIMA”, 2025)
Affondavo nella melma, mi ero perso nella selva
Quelle notti era una guerra, la mattina ero una belva
Crediamo che tutto ci sia dovuto
Mi catapulto in quello che non ho capito io
Facevo finta che tutto andasse bene, perché qui è normale dire falsità
A parlarne così sembra che “GRANDE ANIMA” sia un disco in solitaria, un percorso solipsistico per un’individualistica realizzazione del proprio essere. Niente di tutto ciò. Clementino ribalta Sartre e, se per il filosofo francese “l’inferno sono gli altri”, per il rapper di Cimitile gli altri sono la salvezza. E su tutti, direi, una persona in particolare. “Sono fidanzato da quattro mesi con Roberta” dichiara un Clementino innamorato. L’amore pervade il disco e rinfarcisce molte tracce del progetto.
Il sentimento diventa una forza rinnovata, il filo per uscire dal labirinto e liberarsi dalle grinfie del Minotauro: e così Clementino canta della sua amata richiamando tutti gli elementi naturali che hanno accompagnato il suo viaggio spirituale, l’Oceano Indiano e la preterie del mondo: “CIELO E TERRA“, “ASPETTANDO QUESTA NOTTE” e “PIANETI” in collaborazione con Negrita glorificano un amore che cancella le tenebre, che è rifugio dalla fatica, sollievo dal dolore. Il sentimento assume toni anche più scanzonati in “CHE FAI STASERA” con Greg Rega, Calmo e Ugo Crepa, dove su sonorità black e funky un terzo incomodo rovina l’armonia di una relazione ideale.
Amore. Ammore, ammore, ammore e nient cchiù diceva Totò. E forse nella Grande Anima di Clementino c’è soprattutto questo. “Vanno bene le rime veloci, ma scrivi d’amore e non ti sbagli, Clemé” gli diceva Pino Daniele. Ma non esiste amore se non condiviso e così Clementino “move” il sentimento e lo collega ad un’intera città. Senza Napoli non c’è “GRANDE ANIMA” e la città è oggetto ultimo di amore, destinazione ultima di viaggi e di parole. Napoli compare onnipresente, come consolazione, come radici da cui prendere nutrimento. “BATTE IL CUORE“, l’ultimo estratto dell’album, ci restituisce una città che compare tra i ricordi di Clementi, porto sicuro di ogni divagazione dell’anima. La città, non a caso, chiude il disco con “GUARDANDO ALLA LUNA (NAPOLI RMX)“, il brano che celebra la vittoria del terzo scudetto del Napoli.
Ogni notte guardo il cielo
Clementino – “BATTE IL CUORE” (“GRANDE ANIMA”, 2025)
E quel sogno lontano diventa vero
Batte il cuore, sento il calore che mi dà
Chiudo gli occhi e rivedo la mia città
E’ innegabile che “GRANDE ANIMA” sia un disco diverso, dal punto di visto sonoro, rispetto ai suoi predecessori. Il disco è rap, ma le rime diventano più uno strumento per veicolare altri concetti che il fine stesso dell’operazione artistica. L’ultimo disco di Clementino usa le barre, ma si tira fuori dall’Hip Hop in senso stretto, mettendo da parte le punchline, l’ego – trip e gli incastri da capogiro che hanno sempre connotato la postura da freestyler di Iena White, per tirare fuori tanta introspezione, intimità e verità. LDO e endly, insieme a Francesco Varchetta, Cocobeatz e CanovA siglano un disco che ruba sonorità dalla musica leggera italiana, dalla canzone tradizionale napoletana, dalla musica etnica, latina, afro – beat e world music: “GRANDE ANIMA” in questo senso è l’album più sperimentale di Clementino che porta scritte nel DNA le esperienze in giro per il mondo incastrate nel cuore di Clemente. A queste, si aggiungono le influenze del cantautorato italiano (Battisti e Dalla) e anglofono (Bob Dylan e i Beatles) che hanno riempito le playlist di Iena White fino a portarlo a questo disco che, senza alcuna ombra di dubbio, è il più cantautorale della sua discografia. Menzione d’onore va all’onnipresente Pino Daniele, che risuona lungo tutto il progetto: non stupisce che alcuni brani di “GRANDE ANIMA” riecheggino la produzione degli anni 2000 di Pino.
Il disco colloca Clemente fuori dalla scena rap in senso stretto del genere, ma lo eleva ad una maturità personale che appare evidente congiungendo i puntini di una carriera ormai ventennale. Clementino è un padre fondatore del genere, un pilastro di una profondità abissale.

Concludo.
C’è un’ultima traccia che vorrei citare prima di chiudere. Il disco termina con “GIORNI NOSTRI“, la prima traccia scritta dell’intero progetto. Il brano è molto delicato: tra ovattati accordi di chitarra, Clementino, in viaggio verso l’America (ma “con la lava nello zaino”), ricorda la sua vita e si reimpossessa del suo tempo. Ascoltala, è commovente.
La canzone termina con un’outro, una dedica con cui Clemente consegna tutto il disco:
Dedicato a chi come me ha galleggiato sul dolore
Clementino – “GIORNI NOSTRI” (“GRANDE ANIMA”, 2025)
e poi si è rialzato e ha iniziato a correre,
dedicato ai ragazzi di strada e a chi lotta tutti i santi giorni.
Non esiste anima se non in condivisione, non esiste amore senza qualcuno che lo riceva, non esiste musica che non si muova tra le gente. Clementino dedica il suo disco a quella strada che lo ha distrutto, a quel passato che lo ha fatto smarrire, a quei ragazzi per cui può essere un esempio; a chi lotta e non vede la pace, a chi la pace la sta cercando disperatamente e non sa di avere una grande anima.
Pace e amore a te, Clemè, e grazie per questo viaggio.
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