Lock & Stock di Kira e Depha fa solo che bene all’Hip Hop italiano, ora ti spieghiamo perché.
Dopo gli EP Brutta Situa (2020) e Street (2021) seguiti da una serie di singoli con i quali ha progressivamente ampliato la sua fanbase, Kira è tornato con Lock & Stock, progetto snello ma molto più strutturato rispetto ai precedenti.
Lock & Stock – Pazzi Scatenati (in inglese Lock, Stock & Two Smoking Barrels) è il titolo dell’esordio cinematografico di Guy Ritchie, pellicola thriller la cui locandina ha ispirato anche la copertina del disco.
Se il regista nel ’98 propose una narrazione d’impatto, tra armi, truffe e vita di strada, il rapper romano ci presenta un girato d’azione che, più che a uno sceneggiato, somiglia a un crudo documentario.
Difatti, sulle basi ricamate dal tocco sapiente di Depha Beat, uno dei producer più in forma del momento, Kira fotografa gli spaccati tetri e decadenti della sua città: come marchio di fabbrica vi è uno slang grezzo e truce, che lo inserisce a pieno titolo nel solco della scena Hip Hop della capitale.
Tuttavia, nonostante il dialetto e i riferimenti locali, i concetti espressi all’interno dei brani sono di una valenza universale e generazionale, poiché danno voce alla rabbia dei giovani senza una bussola, cresciuti con rabbia nel degrado e nell’abbandono più totale da parte delle istituzioni.
Entriamo nella narrazione al cardiopalma di Kira in “Lock & Stock”.
In Intro il rapper annuncia l’apertura dello spettacolo, immergendo gli ascoltatori nelle atmosfere cupe del progetto: le barre taglienti, coniugate a un sound deciso, sporco, orgogliosamente underground, non necessitano parentesi melodiche; il tutto è mosso dal bisogno viscerale dell’artista di esprimersi attraverso il Rap, quello vero, senza scendere a compromessi.
Degno di nota il gusto di Kira per un citazionismo ricercato e mai banale, da Renato Zero a Noi, i ragazzi dello zoo di Berlino.
Il vero e proprio manifesto del progetto è però rappresentato dalla title track Lock & Stock, con la quale l’artista sancisce il suo peso specifico nella scena: mostrando una competitività e una knowledge che non sembrano appartenere a un rookie, a suon di rime Kira pone l’asticella su un livello molto alto, dichiarando guerra ai suoi diretti avversari nella corsa verso il successo con l’agonismo di chi ha voglia di fare e, soprattutto, di dimostrare.
Così, «tanto per ricordarti con chi cazzo parli».
Il mood aggressivo del disco si attenua con la traccia Da 0 a 100, in collaborazione con l’amico fraterno Security. Dopo svariati featuring, questa è la prima volta in cui le due giovani promesse si confrontano su un beat più disteso, che lascia spazio anche a momenti riflessivi.
Per quanto il contenuto della traccia rientri nella convenzionale (e tendenzialmente abusata) sfera tematica del sogno di rivalsa, le strofe dei rapper mettono correttamente in risalto la produzione, una delle più suggestive dell’EP.
Uno degli elementi cardine del progetto è sicuramente la romanità e tutto ciò che riguarda l’Hip Hop nella capitale, che trova la sua massima espressione in Hot Boys.
In questo primo e unico estratto del disco a farla da padrone sono i riferimenti al Writing (gli Hot Boys sono una delle crew romane più famose), cultura che sembra essere sempre più marginale nella nuova scena rap e che invece è valorizzata e omaggiata dal giovane artista.
L’EP prosegue con Miracolo, uno dei banger più forti del disco:, piuttosto che crogiolarsi in futili pietismi, Kira guarda al futuro con propositività, cercando di sfruttare al meglio l’occasione che la musica gli ha dato. Impossibile non muovere la testa a tempo!
«Underdog music members only» rappa nel brano e in effetti poco ci manca: nonostante la visibilità crescente i soli due ospiti nel progetto sono il sopracitato Security, al fianco di Kira dall’esordio e il compagno di scuderia Kid Yugi.
Come ha fatto il collega massafrese in Tha Globe, Kira ha optato per poche genuine collaborazioni e in un momento storico in cui si gioca alla tracklist più gonfia di hype questa scelta non può che meritare ammirazione.
Dopo aver ospitato Kira all’interno del suo disco, Yugi ricambia il favore con The Man (Come 50), una traccia semplicemente esplosiva, che pur avendo un testo duro e senza filtri non sfigurerebbe all’interno di un club; qui abbiamo l’ennesima dimostrazione del valore delle nuove leve, le quali, attraverso un accurato lavoro di ricerca, stanno ripercorrendo la storia del genere, recuperando gli elementi più grezzi di una cultura a stelle e strisce minacciata continuamente dalla deriva pop.
Il film di Kira termina con Jesus, epilogo notevolmente introspettivo: Depha stende un tappeto musicale dalle tinte epiche e Kira racconta senza fronzoli un malessere profondo, una «esistenza in bilico sui trampoli».
Neanche qui c’è spazio per i ritornelli, le due strofe sono invece spezzate dalla seguente skit, breve ma davvero eloquente:
«Ma io lo spero, Kira lo spero. Volesse Dio che dopo tanti anni de plastica finalmente la gente c’ha bisogno de quarcosa de più vero, de più autentico. Poi oh, contro ogni pronostico».
La realtà musicale che Depha sta proponendo ci ha regalato ancora una volta un progetto tanto fresco quanto genuinamente rap, fatto da un ventiduenne innamorato dell’Hip Hop che intende riportare questa musica all’essenza, senza ricercare scorciatoie mainstream o inseguire sovrastrutture comode al mercato.
E chi ama veramente il rap, non può che gioire di fronte al progetto di Underdog Music, augurandosi che anche il grande pubblico possa avvicinarsi e appassionarsi sempre di più alle sfumature più autentiche e credibili di questa musica.
Poi oh, contro ogni pronostico!
Con la partecipazione di Matteo Maiuri.
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