Credo. “Credere a una cosa significa ritenere che sia vera, avere la certezza che sia proprio come appare o come ci è stata detta da altri. Più in particolare, credere a qualcuno significa prestare fede alle sue parole e alle sue promesse.”
Treccani definisce così uno dei concetti più antichi della storia dell’uomo. Il credere in qualcosa è uno dei bisogni primari degli esseri umani, una necessità che ci trasciniamo dietro dall’alba dei tempi, per svariate ragioni: un po’ per cercare un appiglio, una spiegazione alle cose che succedono; un po’ per scaricare le nostre responsabilità su qualcosa o qualcuno che sia fuori dal nostro io.
La credenza in qualcosa, tuttavia, ammette una premessa quasi necessaria: credere vuol dire essere coerenti alla propria fede.
Al primo ascolto del nuovo album di Mondo Marcio, “Credo”, uscito venerdì 25 aprile, mi è sembrato di ascoltare i pensieri di un uomo che ha trasformato il suo credere in musica.

“Credo”, che esce a 3 anni di distanza dall’ultimo album , “Magico”, è composto da 12 tracce ed è un progetto che colpisce su molteplici livelli già dal primo impatto: per il titolo stesso, appunto, “Credo”, una parola forte, che fa pensare e porta a chiedersi: “In cosa credi, Marcio?”; per la copertina, la pancia perfettamente rotonda di una donna incinta circondata da due mani; i featuring: sono 3, “presente”, “passato”, “futuro”.
Se già solo l’impatto visivo mi aveva fatto porre molti interrogativi, al primo ascolto delle tracce se ne sono generati altrettanti.
Al secondo ascolto, ho capito il percorso che Mondo Marcio stava percorrendo con la sua musica e ho trovato due strade da seguire per andare a fondo nella scoperta del suo credo.
Dico due perché il progetto dell’artista è fortemente dicotomico nei temi delle sue tracce.
E’ uno Ying Yang (immagine evocata anche dalla copertina del disco: il cerchio perfetto del pancione abbracciato da due mani) tra un sentimento di rancore radicatissimo nell’animo dell’artista e la dolcezza, la nostalgia nei confronti di un amore lasciato andare.
La parte nera dello Ying Yang è il rancore. La rabbia di Mondo Marcio ha sempre fatto parte del suo credo, del suo modo di essere. E’ un sentimento di odio che lo macina, lo accende e, inevitabilmente, lo porta a sfogarsi, inveendo in particolare contro due nemici: la scena musicale italiana e Milano.
Partiamo dalla musica. Il rapporto ostile tra Marcio e la scena hip hop, urban, rap italiana affiora già da subito dalla prima delle 12 tracce, “Senza voce” (feat. il presente):
Vaffanc*lo al vero hip hop che non mi ha mai accolto
Ho alzato la marea per tutti e mi ha remato contro
E vaffanc*lo la discografia italiana
Che ti calpesta quando perdi e quando vinci, chiama
Mondo Marcio – “Senza voce” feat. il presente (“Credo”, 2025)
La traccia è esemplificativa e riassuntiva di tutto il rancore che l’artista ha covato e cova ancora dentro di sé. Infatti, come aveva già affermato in altri brani, come nel 2022 con “Show off” (“Marcio nella scena è il sapone che cade nelle docce”), Mondo Marcio non si sente ancora accolto abbastanza dalla scena italiana, da cui percepisce persino di essere attaccato.
Ma non è solo la scena ad andargli contro, sono tutti coloro che manda a fanc*lo in “Senza voce”: gli amici falsi, i bulli dei tempi della scuola, tutte le donne che lo hanno prima rifiutato poi richiamato dopo aver raggiunto il successo, suo padre, l’Italia, il sistema.
Ma tra i tempi del bullismo e l’uomo che è arrivato ad essere oggi sono cambiate molte cose.
Infatti dopo 1’32’’ di puro sfogo, l’artista si ferma e accetta la sua rabbia, facendo un passo enorme: semplicemente, la ringrazia.
Ma forse dovrei dirvi grazie e basta
Perché senza tutti voi io non ce l’avrei fatta
Mondo Marcio – “Senza voce” feat. il presente (“Credo”, 2025)
La rabbia e l’odio vedono uno spiraglio di luce: ci sono ancora e non andranno mai via, perché sono parte del credo di Mondo Marcio, come ammette lui stesso nell’interludio del brano:
Vaffanculo perché ci credo
Vaffanculo perché ci credo
Mondo Marcio – “Senza voce” feat. il presente (“Credo”, 2025)
Le emozioni negativi vivono ancora nell’animo del rapper, ma esistono in lui in una maniera diversa.
Anche il rancore verso Milano, altra costante della musica di Marcio, rimane, ma è cambiato.
In “Brucia Marcio Brucia” (2004), il rapper attaccava la sua città natale come se fosse un omicida:
qualcuno si fa male nella mia città natale è perché
la mia città è letale, devo guardare i passi
Mondo Marcio – “Brucia Marcio Brucia” (“Mondo Marcio”, 2004)
Ora la visione della metropoli è cambiata, è più accogliente. In “Col fuoco negli occhi”, terza traccia del disco, la attacca, ma con toni più dolci. La rabbia resta, ma la sua percezione è cambiata:
Milano è il mio Mudec
Le nostre piume bruciate, le bruje, le fate
Qua è sempre freddo pure d’estate
Mondo Marcio – “Col fuoco negli occhi” (“Credo”, 2025)
Tornando allo Ying Yang, la parte bianca è l’amore. Non lo associo al bianco perché sia un tema più piacevole o leggero, anzi: Marcio ammette a cuore aperto la sua sofferenza nei confronti di una donna, che dopo essere stata parte della sua vita, ne è uscita lasciando in lui un vuoto ancora non colmabile.
“Ci siamo presi la mano
Poi ci è rimasta la sabbia
[…]
L’abbiamo buttata nel sole
E tutto per una cazzata”
Mondo Marcio – “Sabbia” (“Credo”, 2025)
Marcio ha sfruttato ogni secondo delle sue 12 tracce per raccontare la sua crescita, il suo cambiamento e lo ha fatto in modo quasi nostalgico, stagnante, mediante un conflitto interiore che ha cercato di esternare in musica in modo quasi terapeutico.
Una crescita che Marcio ha raccontato anche attraverso i 3 featuring: presente, futuro e, per ultimo, il più distante dall’uomo che è lui ora, passato.
“Senza voce” è il suo presente, lo sfogo verso chi gli è andato contro, che però è stato anche la sua spinta verso la grandezza.
“L’ultima volta” è il futuro, il suo augurio a sé stesso di affrontare ciò che verrà un passo alla volta, fino alla fine.
“Milano piange” è il passato, è un elogio alla sua città natale che, dopo averlo fatto crescere brutalmente, lo ha fatto diventare chi è oggi.
Sei stata una strega cattiva, la mia amante, tra le tue gambe ho preso il volo
Ora che sono più grande, ancora guardo te per ricordarmi chi sono
Mondo Marcio – “Milano piange” (“Credo”, 2025)
La crescita del rapper milanese è evidenziata anche dall’evoluzione del suo stile musicale, molto più morbido a livello di sound rispetto ai dischi precedenti, pur facendo sentire in ogni caso l’influenza americana, fonte di ispirazione dall’inizio della carriera dell’artista.
L’unico passo indietro del disco sono i dissing contro Achille Lauro e Tony Boy, rispettivamente nelle tracce “No waves” in cui Marcio dice di rimanere fedele a sé stesso senza farsi coinvolgere dai trend, e “Rumors”.
Dopo aver ammesso nella prima traccia di sentirsi attaccato dalla scena italiana, credo che attaccarla a sua volta non sia una buona mossa, anzi: è come tirarsi un sasso con una fionda nel proprio occhio.
Con questo progetto Marcio ha voluto parlare chiaro: lo sa anche lui, è un artista più maturo stilisticamente e contenutisticamente, ma la sua crescita non gli ha impedito di rimanere fedele alle sue idee, al suo credo.
In un’industria musicale come quella di oggi, in grado di glorificare e ripudiare lo stesso artista nel giro di una settimana basandosi meramente sui numeri, rimanere sé stessi non è semplice, è una sfida.
Mondo Marcio, senza dubbio, l’ha vinta.
Di Valeria Luzi e Simone Molina.
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