Luci al neon, pavimenti lastricati, freddi, muri bianchi. Un anatomista sistema i suoi guanti e si avvicina ad un tavolo in metallo su cui giace un corpo morto.
“Persona” è una dissezione. Fabio Rizzo dilania il corpo di Marracash, ne squarcia le carni, osserva i suoi organi, li studia. Cerca di capire il funzionamento del corpo di una salma molto più grossa di lui, più complessa, più potente.
Gli organi vengono estratti, messi da parte: cuore e cervello, stomaco e fegato, cazzo e polmoni. Ogni viscera, prima di tornare nel suo viscido alloggiamento, viene messa alla pesa, come nel giudizio di Anubi: su un piatto le parti del corpo di Marracash, sull’altro una piuma.
Dove penderà la bilancia? Marracash è più puro di Fabio? Il successo ha incancrenito l’intera anatomia della persona o ha solo prosciugato l’ispirazione del personaggio?
“Persona” è la disperata autopsia di un uomo sull’orlo del baratro, ossessionato dal dilemma della fama e dell’identità. Il disco è tutto in un uno, una soggettiva su un personaggio a tutto tondo.
Circa un anno dopo, le luci dell’obitorio si spengono e i ferri, ancora insanguinati, vengono deposti. Fabio Rizzo ha trovato delle risposte, la sua indagine ha fatto passi da gigante, ma non bastano: urge l’esigenza di uscire dalle pareti del proprio corpo, dalle viscide membrane che avvolgono gli organi interni. Per studiare definitivamente Marracash, Rizzo deve dissezionare il mondo fuori dalla finestra, capirne l’ossatura, misurarne la postura.
Nel novembre del 2021, “Noi, Loro, Gli Altri” viene pubblicato con questa intenzione, quella di capire la composizione della società che ogni giorno ci nutre e digerisce: dopo aver frazionato la sua interiorità in “Persona”, Fabio decompone quello che lo circonda per capirci e per capirsi, salvarci e salvarsi.
Il risultato di tutto ciò è un album che si regge su tre titoli, tre copertine, tre vertebre per restituirci una società che ruota su tre categorie, i contenitori in cui ogni giorno, in ogni dove e in ogni momento incaselliamo qualsiasi nostro rapporto: noi, loro e gli altri.
Noi.
Noi sono Io. E’ mia madre, mio padre, mio fratello. Noi è la donna che amo, il mio migliore amico; noi è il sangue che accomuna me e il mio popolo; noi è l’abbraccio di mia nonna, il sorriso di mio figlio. In noi c’è la mia casa, che accoglie tutti i rapporti sociali per i quali provo un affetto immediato, naturale, incondizionato.
La prima copertina del disco è quello che Fabio ha definito come il suo “noi”. Lui è al centro, circondato dalla sua famiglia, la sua ragazza, i suoi storici compagni di viaggio. Tiene per mano un bambino, mentre sullo sfondo si staglia una casa. I colori sono tiepidi, caldi, accoglienti, domestici.
Come un’amicizia che dura da una vita, come il quartiere che ti ha concepito, come un amore che ti ha travolto e direzionato. Noi è la prima vertebra del disco, quella che lo tiene eretto, e nell’album si concretizza in alcuni dei brani più intimi del progetto, quelli che toccano corde così personali da diventare universali.
“Noi” è il ragazzo di cui si racconta nell’omonima traccia dell’album: in uno storytelling che tributa “Il nostro tempo” di Status, Fabio ci racconta la storia di una sua vecchia amicizia a Barona, della vita nel quartiere, della fame e della droga, di una gioventù alla disperata ricerca di un senso; ricordi che sfumano in una memoria personale e contemporaneamente collettiva, condivisa da tutti colori che hanno vissuto la stessa vita del rapper, nella stessa disperazione dei blocchi.
Di loro Marra ci racconta, della sua razza, del suo popolo di strada, di chi possiede il suo stesso sangue nelle vene: lo fa in una delle tracce più iconiche dell’intero progetto, “∞ Love”. Il brano, non a caso in collaborazione con Guè, “il primo amico”, è un inno a Milano, al quartiere, ad un’amicizia che va oltre qualsiasi soldo e possesso materiale: il video, ormai già culto, è una carrellata di rapper e artisti che hanno fatto la storia del capoluogo lombardo, da Shiva, a Paky, ai Dogo finalmente riuniti.
Generazioni distanti, artisti lontanissimi, senza distinzione di zone e quartieri, accomunati dall’amore per la musica, orfani e figli della stessa strada, tutti si riconoscono in un unico e indistinto “Noi”.
Gioielli e fama, Vuitton e Prada
Marracash – ∞ LOVE feat. Guè (“Noi, Loro, Gli Altri”, 2021)
Non contan nada se tu non sei con me
Qualcuno in meno, qualcuno in cielo
Ho il cuore pieno, non voglio nuovi friends
L’amore ritorna nel disco è rimpolpa le pieghe del cuore di Fabio, andando ad occupare un ruolo privilegiato nel “noi” dell’artista. Nei mesi della scrittura del progetto si consuma, infatti, la fine della relazione con Elodie, che per anni aveva accompagnato l’uomo e l’artista. Nonostante la rottura, la cantante è presente al fianco di Marracash nella copertina del disco e compare come protagonista del video di “Crazy Love”, il brano interamente dedicato a lei, forse una delle tracce di maggior successo radiofonico del progetto tutto.
Nella canzone, la donna è ritratta nella sua dolcezza e irruenza, sensualità e sessualità, motore di un sentimento amoroso sfrenato e passionale. La figura femminile ritorna nel disco, in “Laurea Ad Honorem”, in collaborazione con Calcutta, a cui viene dedicata l’outro del progetto: Lei, questa volta, però è modello per chi ce l’ha fatta, pur provenendo da un quartiere popolare, per chi ha costruito il proprio futuro mattone dopo mattone, contando le proprie gocce di sangue.
Loro.
Loro non sono io. Loro sei tu. Loro è il mio datore di lavoro. Loro è un bianco suprematista per un afromericano, un obiettore di coscienza per un abortista; loro è l’ambientalista per chi nega il cambiamento climatico; è il politico che non ha votato tu, il tuo peggior nemico, il nuovo ragazzo della tua ex. Loro è l’opposizione, il diverso, la negazione di quanto ci sia di più prossimo a te. A loro ti avvicini con disgusto, perché non ti appartengono. Loro sono tutti coloro per cui provi emozioni mediate, artificiali, costruite.
La seconda copertina è “loro” per Fabio. C’è Marra, seduto al tavolo di una discografica. Si appresta a firmare un contratto, mentre è circondato da uomini in giacca e cravatta. Tutto si svolge in un ufficio asettico, freddo, metallico. I colori sono sui toni dell’azzurro, ne si percepisce la distanza e l’ipocrisia.
“Loro” è la traccia che apre l’album. Il brano, profondamente rap, è una dichiarazione di guerra ai finti pionieri della cultura di strada, a chi millanta una criminalità che è vera quanto una chimera, a chi si erge a paladino di un popolo che non ha mai rappresentato è conosciuto. Allo stesso destinatario Marra si rivolge in “Pagliaccio” la traccia che, campionando la celebre opera lirica di Leoncavallo, mette in luce la falsità di un rap game così gonfio di sé da risultare nullo, apparente, inconsistente.
Compra i vestiti, scegli le pose (Pagliaccio)
Marracash – Pagliaccio (“Noi, Loro, Gli Altri”, 2021)
I tattoo in faccia come cerone (Pagliaccio)
Il naso rosso dal raffreddore (Pagliaccio)
Fammi due salti e due capriole (Pagliaccio)
Bro, sei una frode (Sei una frode).
Loro è la costola caustica del disco, quella intorno a cui ruotano le tracce più corrosive, più aggressive, più critiche di Marracash rispetto alla società dei nostri tempi. Dalla rivoluzione dei social all’alienazione del cittadino del mondo globalizzato, dal culto dell’apparenza alla superficialità dei mass media, dalla politica da bar alla manipolazione dell’informazione: Marra grida nelle orecchie dell’ascoltatore uno sdegno senza limiti, che tra dissacrante ironia e distopia raccapricciante, rende impossibile la ricerca disperata della verità.
Il culmine di questa riflessione è sicuramente “Cosplayer” in cui Marra affila i coltelli contro un mondo in cui ogni passo è ideologia, ogni ideologia è divisione, ogni divisione opportunismo in un gioco di “noi” contro “loro” che si riverbera all’infinito.
Dio mi salvi dalle commedie, dai cosplayer
Marracash – Cosplayer (“Noi, Loro, Gli Altri”, 2021)
Da chi sposa la causa solo quando gli conviene
Da politici sempre più simili ad influencer
Finché non candideranno loro direttamente
Da femministe suprematiste VS
Le teorie degli incel, la lotta di gender
Da polemiche su attori e doppiatori
Che per darti i ruoli devono sapere con chi scopi
Dalla F-word, la N-word
Che non cancellano il concetto, le shitstorm
Politicamente corretto, sì, però
Com’è che prima erano tutti Charlie Hebdo?
Gli Altri
Gli altri sono tutti. La massa informe che circonda me e te. Gli altri sono la gente, le persone. E’ colui che siete accanto a te nel treno, chi è bloccato con te nel traffico, chi aspetta con te al semaforo. Gli altri sono nulli, omologati, informi. Non hanno nome, non hanno faccia, età, religione; non hanno pensiero e opinione. Gli Altri è tutto quello che circonda Noi e Loro: rumore di fondo, indistinto ma onnipresente.
La terza copertina sono gli “Altri” di Fabio. Una massa di individui di spalle, diversi per età e sesso, differenti ma sostanzialmente indistinguibili: tra questi spicca il volto di Marracash, l’unico a guardare in fotocamera. I colori questa volta sono assenti. Gli Altri sono il regno del bianco e nero, quello senza sfumature, costantemente uguale a sé stesso.
Agli Altri, Marracash dedica un unico brano, “Giorni Stupidi”. La traccia è la condanna di un’umanità mediocre e annoiata, trascinata stancamente dai trend e dalla moda, acritica e mai scettica. Tra influencer presidenti, trand e brand, Fabio conta i giorni tutti uguali, che inesorabilmente conducono al nulla.
E a volte penso che non so cos’altro
Marracash – Gli Altri (Giorni Stupidi) (Noi, Loro, Gli Altri, 2021)
Può succedere in questi anni ormai (Ehi)
Ma mi rimane la sensazione
Che più che un periodo, è sbagliata la direzione.
Ferma tutto. Ragiona. Tutto ciò ha senso? Noi, Loro, Gli Altri. Esiste tutto ciò? Guardami mentre scrivo. Guardati mentre leggi. Tu sei tu, hai i tuoi amici, la tua famiglia, la tua ragazza, la tua vita nella tua casa. Tu hai il tuo “noi”. Ma per me tu sei Loro, sei il mio opposto, il diverso, quello che non sono Io, sei il mio nemico. Ogni giorno ci troviamo a nuotare tra Gli Altri, ciascuno con il proprio “noi” che sarà “Loro” per qualcun’”altro”. Così all’infinito.
Fabio a questa delirante conclusione arriva nel disco, ma non riesce a dirla ad alta voce. “Noi, Loro, gli Altri Skit” ruba la voce a Fabri Fibra, che spiega, con un sorriso ossesso sulle labbra, come ognuno di noi, nel corso della propria vita è contemporaneamente Noi, Loro, gli Altri.
La domanda viene spontanea. In un mondo così diviso, soggettivo, indefinibile, sfuggente e fluido, c’è spazio per l’individuo? Ha senso trovare una propria identità? Impossibile dirlo con certezza, restano solo “Dubbi”.
“Dubbi” è il nome della traccia più bella dell’intero progetto, forse della canzone che più ha fatto assumere al disco la postura cantautoriale per cui all’epoca della sua uscita vinse la Targa Tenco come “Miglior Album dell’anno”. Nella traccia Fabio si siede a tavolino con sé stesso e fa i conti con tutte le domande che un uomo di 40 anni si sussurra all’orecchio quando si guarda allo specchio.
Chi sei? Dove stai andando? Domani ha senso per te? Hai una famiglia? Farai dei figli? Riesci a stare ancora a tempo con un mondo che sta cambiando alla velocità della luce? A che punto del percorso di vita che la società ci impone ti trovi in questo momento? Sei in grado di amare? E di essere amato? Dubbi, dubbi, martellanti dubbi.
L’indagine è finita, ma di risposte Fabio sembra non averne trovate. Da questa ricerca, però, sono emersi innumerevoli problemi, criticità, dilemmi. Forse la soluzione al problema è proprio la consapevolezza di esso.
Il disco termina con “Cliffhanger”, una strofa di punchline senza ritornello, su un campionamento dell’Aida di Verdi, il brano più gustosamente rap del progetto. Ad un’intervista a Trx Radio, Marra parla di come l’album finisca subito prima di questa traccia, che questa canzone è l’unica di Marracash, come se tutto il resto del disco, riflessivo, politico, profondo, fosse firmato Fabio Rizzo. L’outro del brano è eloquente: “Okay, mi sono ripreso. Sono tornato”, dice Marra affannato.
Questa storia si conclude qui, sul più bello, come i migliori cliffhanger che si rispettino: Marra lascia l’ascoltatore con i puntini sospensivi e noi, da allora, stiamo continuando ad aspettare.
Raccontato così questo disco sembra letteratura, ma bisogna mai dimenticare che “Noi, Loro, gli Altri” è fatto di musica, che si intreccia con parole. L’intero progetto è curato da Zef e Marz che hanno dato voce e suono all’interiorità contraddittoria e serpentina di Marracash, curando un disco che campiona la lirica di Leoncavallo e Verdi e l’house di “Infinity” di Guru Josh, che riesce a passare dal boom bap al pop, dalla melodia al rap più cadenzato. E forse proprio questa variabilità sonora ha reso questo ultimo progetto di Marracash inviso a molti, che hanno accusato il rapper di Barona di essersi voltato al pop, dopo le performance vocali di “Persona”.
“Noi, Loro, Gli Altri” è, probabilmente, il lavoro di Marracash più ambizioso, più complesso, più onnicomprensivo. Forse il progetto che più desiderava riunire in un sol punto la politica, il rap, lo scandaglio intimo di una personalità da sempre in lotta con sé stessa e con il mondo. La più chiara definizione di intelligangster. In fondo, in quelle tre parole, noi, loro e gli altri non c’è Fabio Rizzo, ma c’è tutta la nostra vita che scorre.
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