Corre l’anno 2012, i Club Dogo, tra i collettivi rap più importanti della storia del genere in Italia, rilasciano il progetto più discusso, se non il più importante, della loro intera produzione. Parliamo del disco: ”Noi Siamo il Club”.
Questo progetto verrà ricordato come uno dei più divisivi e di rottura insieme a “Che Bello Essere Noi”, essendo il disco un connubio che ambisce a saldare insieme canzoni rap a canzoni più radiofoniche.
In questo momento storico le intenzioni del collettivo erano sempre più evidenti. All’inizio della loro carriera, nel 2003, i Dogo avevano aderito ai canoni classici del Rap dominato da quello spirito di protesta, di critica sociale e soprattutto politica: il loro habitat era situato nelle serate dei centri sociali e, di conseguenza, causa anche le dimensioni dei posti, fruibili per gli addetti ai lavori e per una cerchia ristretta di persone riconducibile alla loro nicchia. Nel 2012, la loro zona di comfort è tutt’altra, il pubblico è più vasto e quel modo di produrre musica, ai loro occhi, era ormai un vero e proprio limite.
Disco dopo disco le tematiche sono cambiate radicalmente. Nel 2012 il focus della loro narrazione strizzava gli occhi a quella che era la night life dei club Milanesi e, con “Noi Siamo il Club”, il gruppo riesce ad arrivare e ad entrare proprio in quel contesto.
Ai tempi di Mi Fist, l’ambiente delle discoteche era completamente alieno, se non a tratti ripudiato da chi ascoltava il rap nella sua purezza. Nel periodo di “Noi Siamo il Club”, invece, anche chi va nei club inizia ad ascoltare rap. È l’inizio di una nuova era, quella del Rap nei club in Italia (per noi nuova, ma era già un trend consolidato con successo negli States, fin dagli albori del genere).
Quanto stava accadendo sarà un vero e proprio faro per coloro che, dagli anni 10 in poi, intraprenderanno questa carriera in futuro. Ora non solo i più accaniti fan del genere conoscono i Dogo, ora accorrono in numerosi ai loro concerti anche chi dei Dogo non conosceva il loro precedente repertorio, ora forse il Dogo è veramente di tutta la gente.
Senza girarci troppo intorno, in termini di successi “Noi Siamo Il Club” rappresenta il punto più alto della carriera dei Dogo, basta considerare che con questo disco il gruppo otterrà la prima certificazione della loro storia. Inaspettatamente ora i Dogo entrano dove prima non potevano entrare: iniziano le ospitate in televisione (addirittura con una serie che andava in onda su MTV a loro dedicata: ”Club Privè – Ti presento i Dogo”. Anche nel titolo della serie, infatti, abbiamo un riferimento al mondo della notte), in radio e su ogni media di informazione musicale e non.
Molti dei loro fan storici, più legati agli stilemi iniziali, non sprecarono di certo l’occasione di puntare contro di loro il dito tacciandoli di essersi pian piano “venduti” al sistema. Su Facebook, tra i messaggi d’amore lasciati sotto le loro foto compaiono i primi commenti che li accusano di essere scesi a compromessi con le major, addolcendosi troppo, per riscattare più consensi e per arrivare ad un numero di persone sempre più ampio.
Eppure, tra “Minchia Boh” (fatta e usata per il film de “I Soliti Idioti”), “P.E.S.” (di cui abbiamo brevemente parlato su Instagram), abbiamo anche “Ragazzo Della Piazza“, “Sangue Blu” e la hit “Tutto Ciò Che Ho“, capaci di far tornare in mente a chiunque i migliori fasti del gruppo.
Come si dice, “il tempo è galantuomo”, e con il senno di poi chi aveva odiato il disco, con l’ultima uscita prima della separazione, si è dovuto ricredere. Se i Club Dogo oggi sono quello che sono, è forse anche merito di un lavoro incredibilmente contradditorio come questo. Il goffo e tamarro tentativo di entrare nel mainstream dei Dogo funzionò, ma l’impatto fu duro da ammortizzare.
Da questo momento in poi i rapper in Italia iniziano a cambiare obiettivo. Chi vuole diventare grande nel genere non ha più come sola missione lo scopo di far muovere le teste a tempo sul boom bap con temi rivoluzionari, ma inizia a voler far cantare miriadi di persone che con il rap hanno poco se non nulla a che fare. Eppure le due cose potrebbero anche coesistere.
Con “Noi Siamo Il Club” i Dogo sono diventati davvero per tutta la gente e il prezzo che il gruppo ha pagato è stato veramente grande.
Nessun commento!