Recensione di Montero di Lil Nas X
Lil Nas X , al secolo Montero Lamar Hill, ha partorito il suo album. Letteralmente. Lo ha fatto nel modo più rumoroso che si potesse, attirando gli occhi a sé di qualsiasi perbenismo e moralismo spinto.
A mezzanotte del 17 settembre, insieme al suo album di esordio, il rapper di Atlanta pubblicava su Instagram un video in cui inscenava un parto: ma il frutto del suo travaglio è Montero, il suo LP. Tutto è molto coerente con quello che abbiamo visto finora: nelle settimane prima la release del progetto, le immagini di Lil Nas X incinto hanno fatto il giro del web. Il rapper ha fatto la linguaccia al bigottismo, sbandierando la sua sessualità libera: “all eyes on me” sembrano gridare le sue mosse provocatorie.
Ma noi questo lo sappiamo già.
Ogni volta che ho sentito parlare di Lil Nas era sempre in relazione alle sue esibizioni, così appariscenti, così politicamente scorrette. Quasi come se le azioni del personaggio precedessero l’artista, ne oscurassero l’emotività. Lil Nas ha twerkato su Satana, ha confezionato delle scarpe con del sangue all’interno, ha fomentato la rivoluzione in una prigione gay. Ma della persona non c’è traccia.
Con questo album d’esordio sembrano invertirsi i rapporti che hanno fatto tanto parlare di un artista che il pubblico aveva relegato dietro l’ombra della sua stessa spettacolarità. Montero Lamar Hill ha dato al suo album d’esordio il suo nome anagrafico: la persona si è riappropriata del personaggio, e quello che ne è emerso è incredibile. Montero ci racconta di sé, delle sue sfumature più colorate, ma anche delle sue cicatrici, delle delusioni, delle ansie e delle difficoltà di crescere in un ambiente in cui sentirsi sbagliati è facilissimo. Con un sound fresco, tra trap e pop, l’album è in grado di offrire momenti più spensierati, soprattutto nella prima parte del disco. Oltre la virale title track, Lil Nas ci regala tracce più leggere, come Scoop con Doja Cat, ma anche pezzi di strada, come Dolla Sign Slime, in cui rimarca il suo non essere la stella cometa di Old Town Road, l’hitmaker del momento.
Nella seconda parte dell’LP, il mood dell’album sembra cambiare, quasi ripiegarsi su stesso per scendere nel profondo. La delusione d’amore di Lost in the citadel, i pensieri suicidi di Sun Goes Down, il senso di vuoto di una fama percepita come inconsistente in Void: Montero toglie i lustrini, getta le paillettes e le divise rosa shocking; i riflettori si spengono, quello che brilla è l’autenticità, nel bene e nel male, di un ragazzo in tutta la sua umanità.
A chiudere l’album c’è Am I Dreaming, in featuring con Miley Cyrus. Accompagnato da un sottofondo di archi e chitarra, “Oh never forget me/like I’m your favorite song” canta Lil Nas nel ritornello: una supplica accorata a non essere fagocitato dall’oblio del mercato musicale, la speranza di lasciare un segno nella Storia. Il brano, e con esso l’album tutto, si conclude con il suono di una nave che affonda. Ascoltavo in un’intervista che, secondo l’artista, quel suono simboleggia la sua disillusione, la sensazione che tutto venga sommerso dalla velocità dei nostri tempi. Ebbene vorrei umilmente rassicurare Lil Nas. La storia la stai già facendo, Montero, e dimenticarti sarà piuttosto difficile.
Di Francesco Palumbo
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