Scovare il cosiddetto “disco dell’anno” è l’arrivo in un porto sicuro per alcuni ascoltatori e il trofeo in platino che altri reclamano; l’ascoltatore novello, rifugiandosi nel timido ascolto del disco acclamato all’unisono non apparirà mai come qualcuno di negligente che non sa cosa sta facendo, diverso invece è per l’ascoltatore esperto, che se riesce ad avere seguito nella sua opinione di miglior prodotto musicale, riceve una gratificante ricarica d’ego che lo farà sentire un vero esperto di rap anche senza avere particolari riconoscimenti dimostrabili.
Sta di fatto che il disco dell’anno è un concetto talmente etereo e spesso decontestualizzato che fa fatica ad esistere, ma saremo franchi e affermeremo che un disco come Machete Mixtape 4 fa e farà parlare per un bel po’.
Dopo aver cercato di ricomporre le facce del cubo di Rubik della nostra labile logica, siamo scesi nella nostra fucina mentale, e armati dalle temprate armi della ragione, abbiamo vivisezionato, destrutturato e decomposto l’album fino a renderlo inanimato, anaffettivo, freddo; in tal modo abbiamo trovato dei parametri che ci hanno permesso di osservare il disco da più lati, scaricandoci di dosso i pesanti fardelli dei gusti musicali per poter avere un giudizio obiettivo.
Ognuno di noi ha plasmato e levigato una faccia di un dado e l’ha incollata alla successiva per poter dare alla luce un esaedro che al posto dei numeri reca dei criteri, in questo modo il lettore potrà divertirsi a lanciare il solido spigoloso su una superficie piana; attendendo l’esito pseudocasuale della faccia, ognuna di esse avrà un argomento dalla quale potrà addentrarsi nell’analisi di un disco tanto ostico quanto difficilmente classificabile. Cambiando l’ordine dell’articolo il risultato rimarrà invariato, infatti se si inizierà a leggere dalla prima categoria o dall’ultima, l’opinione finale sarà comunque sempre la stessa. Potrai muoverti nello scritto grazie alle parole evidenziate: esse ti permetteranno di saltare prima ai parametri che più ricerchi per affinare il tuo giudizio.
L’omissione di nomi, l’uso di termini generali e di pensieri brevi ben congeniati è una scelta voluta dalla redazione al fine di non veicolare troppo l’idea del lettore, quello infatti, una volta terminata la lettura avrà sicuramente un’idea differente di quella di un altro fruitore poiché ogni mente pensante ha nella propria testa incarnazioni di concetti differenti.
L’articolo è in divenire questa volta, la tua idea prenderà forma mano a mano che leggerai, a tirare le somme finali su chi sono stati i più bravi e se MM4 è il tuo disco dell’anno, sarai solo ed esclusivamente tu.
Parametri :
- – Hype
- – Tecnica
- – Contenuto
- – Mood
- – Beat
- – Impatto socio-culturale
Lo smanettone di Instagram in perpetua ricerca di novità all’interno della scena potrebbe mai considerare un buon disco senza considerare la quantità di hype che gli ruota intorno?
Secondo Simone L., infatti se nel 2019 si ha l’intenzione di pubblicare un album la gestione dell’hype è ormai di primaria importanza. Con “gestione dell’hype” però possiamo intendere vari tipi di mosse, dalla pubblicazione senza preavviso (come fece Kendrick Lamar con la release di “To pimp a butterfly” nel 2015) all’aggiornamento semi-quotidiano nei social network riguardo le imminenti uscite (strategia utilizzata dalla maggioranza degli artisti). Se il 23 giugno avete aperto Instagram anche solo un minuto siete venuti sicuramente a conoscenza che in casa Machete qualcosa stava per accadere: ogni membro ha pubblicato una foto bianca, con lo scopo di creare attesa intorno al progetto. L’eccessiva alimentazione dell’hype intorno ad un progetto può sì far accrescere la curiosità e quindi proporzionalmente anche i “numeri” all’uscita, ma al contrario si rischia, in caso di mancato soddisfacimento delle aspettative, di deludere gran parte dei fan, fomentati dall’importanza del nome di un progetto targato Machete e dalla lunga attesa. Inoltre, la presenza di alcuni dei nomi più in auge attualmente nella scena urban ha indubbiamente contribuito in tal senso.
Il progetto, preso nel suo complesso, non può essere considerato un flop: dal lato meramente numerico l’intera Top10 di Spotify è monopolizzata dal MM4. L’hype creatosi intorno al tanto caro tape, esclusa una minoranza eccessivamente pretenziosa, è stato in gran parte rispettato, mostrato anche dal fatto che ultimamente non si parli d’altro.
Simone M. fa invece presente che dal lato squisitamente tecnico, il quarto capitolo del tape “Machete” si presenta con una predilezione ai giochi di parole e agli esercizi di stile; caratteristiche che hanno da sempre contraddistinto i membri di casa Machete. Tutti i partecipanti hanno messo in mostra un ottimo stato di forma, fattispecie alcuni, esaltando i propri punti di forza ed immedesimandosi alla perfezione nel mood generale, senza logorare l’alto nome di una saga oramai storica, ma ridando ad essa nuovo smalto.
A coloro che cercano l’arcano della verità svelato nella musica rap, “Not 8 A.M.” fa ben notare che a livello prettamente contenutistico e comunicativo, i rapper si pongono come obiettivo principale quello di dimostrare al pubblico il loro estro, talvolta anche forma più barocca possibile, ma non disdegnando citazioni a dischi storici americani, cestisti blasonati della NBA ed anche saghe cinematografiche. Andando più nello specifico, invece, emergono anche diversi momenti di pathos ed intimità, rabbia nei confronti di una società opprimente con prese di posizione a livello sociopolitico e nei confronti delle richieste degli ascoltatori che braccano gli artisti smorzandone la creatività in cambio di una perenne zona di comfort.
Ai ricercatori disperati che esplorano in lungo e in largo le produzioni musicali al fine di trovare un organico confacente allo stato d’animo momentaneo, Ismail E. evidenzia che tendenzialmente, l’organizzatore di un progetto musicale composto da un numero di brani superiore a tre tende ad “impilare” le canzoni nella tracklist con una certa logica, per definire la strada e delineare le linee guida alla comprensione del proprio lavoro. In Machete Mixtape 4 invece sembra che siano stati definiti solo lo “Start” e l’ultimo giro di pista con “Mammastomale” che fa da bandiera a scacchi. E’ possibile ripercorrere il percorso in maniera completamente casuale, dato che questo tape, ascoltato in “shuffle” o in ordine dà comunque quel senso di montagna russa di emozioni, mood e stili. Si passa da brani happy a brani leggermente critici e sperimentali, densi di picchi emozionali, per ritrovarsi improvvisamente in altri in cui si percepisce solo l’ignoranza e il divertimento degli artisti che scrivono o dimostrano le loro abilità tecniche e liriche. Non si può quindi delineare un unico mood del progetto firmato Machete, e questa è una caratteristica quasi fondamentale per un Mixtape.
Thomas B. che è solito cimentarsi nella composizione di brani elettronici psichedelici conferma che il progetto è composto da egotrip sdraiati su letti musicali tanto variegati quanto compatibili all’attitudine trasmessa da ogni singola canzone, un amalgama di mood e musica senza difetti.
Produttori rinomati hanno fatto uscire rapper altrettanto rinomati dalla loro zona di comfort, adattandoli a basi spesso distorte o ricche di riverbero, sfociando talvolta anche in basilari type-beat. Da apprezzare infine un ritorno al rap ancestrale, dato da inaspettati beat boom-bap; una sperimentazione insolitamente retrograda.
Riccardo B. lo diceva da un po’ che un disco figlio dell’unione di tutta la scena, “cult” prima di uscire, avrebbe provato a riportare in voga il concetto di unione e di crew, ma aveva messo bene in chiaro che il concetto di gang se ne era andato a farsi benedire da un po’; la stessa Machete lo sottolinea viste le perdite illustri. Presentare sul mercato un disco partorito da coiti musicali professionali farà fare gli occhi a cuoricino anche al purista con il cuore di pietra, ma dietro al velo d’apparenza che sembra voler congiungere il “giovane al vecchio”, c’è un’abile mossa di marketing; Salmo, il principale proprietario della Machete S.p.a., essendo per di più restio nel pubblicare musica pedissequamente, si è limitato a piazzare qualche ritornello qua e là e a fare qualche strofa esplosiva, mettendo il proprio nome in tracce con nomi meno blasonati, al fine di dare più visibilità a quegli artisti che, stando nella sua etichetta, porteranno il grano sia nelle loro tasche che in quelle del loro capo.
Machete Mixtape ha unito la crème della crème del rap italiano, ma per metterla in competizione e per far portare nei contatori stream della Machete a far registrare numeri da capogiro, per far riscuotere a tutti quanti, soprattutto alcuni rapper “piante da laboratorio”, nati e indirizzati, in ogni modo, fin dall’inizio a diventare rapstar in meno tempo possibile. Bello il concetto di crew, ma finisce quando arrivano i soldi.
Lo sapevi che il 5 Luglio del 2019 è uscito Machete Mixtape Vol.4?
La redazione
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