Nell’era degli studi di produzione online grazie ai quali creare musica sembra essere diventato un rapido gioco da ragazzi, e dei live flop di cantanti novellini catapultati in vetta alle classifiche dall’oggi al domani, c’è chi ha deciso di remare controcorrente, di spogliarsi anziché agghindarsi, di tornare così alle origini, ma portando con sé un’idea strutturata e matura.
Il rapper più dibattuto degli ultimi anni, soprattutto dopo il polverone del live di Olbia in piena pandemia, ritorna nella sua magica terra per un progetto firmato Amazon Video: Salmo Unplugged, disponibile dal 3 ottobre anche su YouTube, è l’ennesimo ambiziosissimo lavoro del più poliedrico dei protagonisti della scena mainstream nazionale.
Salmo Unplugged è il nuovo progetto di Salmo firmato Amazon Original
Questa volta Salmo, all’anagrafe Maurizio Pisciottu, chiama a raccolta un gruppo di musicisti tanto distinti quanto complementari per realizzare insieme una rivisitazione in set acustico di 10 delle sue tracce più famose. Come fra i sassi multicolore del pavimento del Ritual club di Baja Sardinia, location di questo immersive cinematografico, Frenetik, Verano, Jacopo Volpe, Davide Pavanello, Marco Azara e Carmine Iuvone creano con il cantante sardo un’alchimia perfetta. Tutto è in armocromia: la terra calda e silenziosa, la natura selvaggia, gli strumenti in attesa di mischiarsi col rumore del vento e delle onde. Questo progetto mette in luce un’ulteriore abilità dell’artista, (che sin dal suo debutto nella scena musicale abbiamo visto essere molteplici, dalla regia alla recitazione) quella del sapersi fare camaleonte: sin dalla prima scena vediamo un uomo in contemplazione della meraviglia, di una meraviglia più grande di lui, dove macchine sportive, droghe, luci psichedeliche e toni violenti e rabbiosi lasciano il posto ad una voce calda, accogliente, spesso nostalgica e totalmente al servizio della band. Salmo si spoglia dell’immagine convenzionale del rapper per mimetizzarsi con le sfumature vivide della sua terra, con le note profonde di un contrabbasso e sinfoniche di un violoncello in Lunedì, o un abbozzato Tchaikovsky di xilofono ne La prima volta. A differenza, però, della nudità che ci saremmo aspettati da una versione unplugged di pezzi dal beat molto incalzante, come Aldo ritmo o 90min, quello che ci viene proposto è un puro viaggio attraverso sonorità nuove, contaminate, fra i rimandi afroamericani del banjo e la precisione graffiante del flow del “Lebonwski”, tanto amata dal suo pubblico, che trapela da Il cielo nella stanza e Il senso dell’odio, dove addirittura si cimenta nel rappare e suonare la batteria contemporaneamente (oltre ad ammiccare puntando gli occhi per la prima volta in camera).
Salmo è a suo agio con l’ambiente e con la band quasi come si trovasse nell’intimità del suo studio di registrazione, dentro al quale, però, ci invita ad entrare, sederci in un angolo e farci trasportare nella sua dimensione un po’ sporca, come la ricordavamo in Criminale nella versione originale, un po’ blues, in un sorprendente medley tra Marla e Black Widow che non può che convincere dell’intensa preparazione dell’artista anche il pubblico più scettico.
Si tratta, in conclusione, di un progetto studiato coralmente, provato e riprovato. Oppure di un eccezionale azzardo nato dal talento di vari pezzi che si sono incastrati perfettamente, poiché sintonizzati tutti sulla stessa frequenza: quella di portare sul piccolo schermo un live di livelli magistrali con arrangiamenti maturi e pregni di riferimenti, che funziona (eccome se funziona) proprio perché chi lo fa sa veramente quello che sta facendo. Qualsiasi sia l’opzione più corretta, Salmo Unplugged è un’esperienza unica nel suo genere, che non poteva trovare migliore realizzazione di uno special video diretto da Andrea Folino, già autore di videoclip come Perdonami, Estate Dimmerda, 1984 e altri brani della lunga produzione del rapper sardo.
Che poi, con le luci de L’ Alba e sulle note di A Dio, Salmo ci mostra quanto in realtà la definizione di genere del rap e i suoi confini siano ad oggi molto meno definiti di quanto si pensi; «e a noi ci va così, così bene…»
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