Edoardo Fontana, in arte Silent Bob, è pronto per riprendersi il suo spazio col nuovo album “Angelo Balaclava”, uscito venerdì 4 aprile, a 2 anni di distanza dal suo ultimo progetto, “Habitat Cielo”.
14 tracce e 3 featuring sulle immancabili basi prodotte da Sick Budd, storico producer di Silent Bob: il progetto era attesissimo e vi era già stato creato parecchio hype grazie all’uscita in anteprima del singolo banger “WTF”.

Ci sono diverse cose che mi hanno colpito di questo album, a partire dai featuring e dalla modalità di preascolto. Mi spiego meglio. In una scena musicale di album gonfiati dai soliti feat, diventati quasi ripetitivi, Silent Bob ha scelto solo 3 nomi (18k, Guè e Jeune Mort) e, per di più, non li ha nemmeno annunciati.
Infatti, nella pubblicazione della tracklist ufficiale non risultava nessun feat; solo nella preview dell’album di Spotify si potevano notare i nomi dei 3 artisti che hanno collaborato alla realizzazione di Angelo Balaclava. Ho apprezzato molto questa scelta, sinonimo di un tentativo, a parer mio ben riuscito, di voler distaccare il proprio progetto dall’associazione ad altri grandi nomi della scena.
Silent Bob ha concepito il suo album non in funzione delle collaborazioni con altri rappers, che forse sarebbe stata una strada più semplice da percorrere, soprattutto in un’ottica di promozione e ascolto del disco. Ha scelto di rimanere focalizzato sulla sua musica, creando hype attorno al progetto grazie al suo modo di essere e di cantare, senza legarsi a nessuno se non al suo fidatissimo producer.
Ho rivisto questa scelta anche al pre ascolto dell’album. Ho avuto il piacere di ascoltare l’album in anteprima insieme ad alcuni fan di Silent Bob all’ARCA Milano e sono rimasta davvero colpita dauna serie di cose.
In primis, la carica della folla, accalcata sotto il palco già da un’ora prima del live, fremente dalla voglia di saltare su canzoni nuove. Infatti poi ho visto pochissimi telefoni riprendere l’esibizione, cosa non scontata. La fanbase di Silent Bob è una delle più solide della scena italiana, infatti nonostante l’artista fosse rimasto abbastanza in silenzio nell’ultimo periodo, i suoi ascoltatori hanno pazientato e sono stati ripagati nel modo migliore: con della buona musica.
Poi, mi ha colpito la scelta della modalità di preascolto, appunto un live in anteprima delle canzoni dell’album. Silent Bob non ha menzionato i featuring neanche in quell’occasione e, per di più, ha voluto unire in un’unica folla autori, creator di contenuti e fan più fedeli.
Il messaggio che l’artista ha voluto trasmettere tramite queste scelte è stata la sua fame di fare musica, fregandosene delle convenzioni e delle strategie che al giorno d’oggi stanno diventando sempre più pesanti e quasi obbligatorie.
Silent Bob voleva pubblicare il suo album, cantarlo, diffondere un messaggio, ignorando il perbenismo e le convenzioni di promozione, una purezza non scontata, quasi scomparsa tra gli artisti di oggi, soprattutto tra i più giovani.
Rispetto ai progetti precedenti, ho trovato un Silent Bob più maturo, sia a livello di flow, più fluido e accattivante, sia per il modo di tradurre concept interiori intricatissimi in musica. Il progetto “Angelo Balaclava” rientra pienamente nello stile del rapper: una penna arrabbiata, quasi crudele nei confronti del foglio su cui scrive, che diventa poi una voce, un urlo ancora più arrabbiato, anzi, arrogante.
I temi delle tracce spaziano dall’amicizia all’amore fino ad arrivare alla droga e alle tracce puramente banger come la già citata “WTF”. Tra le 14 tracks ho trovato due temi ricorrenti che legano musicalmente e a livello di significato l’intero album:
- il sound di Sick Budd, cucito alla perfezione su ogni canzone, crudo come la voce di Silent Bob. Le sonorità del producer rispecchiano l’animo affamato del rapper e traducono in musica la rabbia e i sentimenti cantati nei diversi brani, cosa a parer mio apprezzabilissima e non scontata;
- la rabbia di Silent Bob. Che canti di amore, di amicizia, di famiglia o di droga, Edoardo è sempre arrabbiato e cerca di sfogarsi con la cosa che gli viene meglio: la sua musica.
Dopo averlo sentito live, ho percepito direttamente la sua perenne incazzatura. Mi aveva colpito già dalle altre sue tracce: prime tra tutte “Zitta” e “Autostrada del sole”, con Massimo Pericolo. Entrambe avevano scatenato una grande polemica, fortunatamente esauritasi presto, proprio a causa della volgarità dei testi. Anche nella crudezza dei brani ritorna il menefreghismo di Silent Bob nei confronti del “politically correct” dominante quasi in ogni ambito ormai, più che mai nella musica rap.
Da donna, mi sento di dire che, data la sua carica e la voglia di cantare che ha trasmesso a tutti dal palco dell’ARCA, mi sono ritrovata a cantare anche io con rabbia il verso “Mi hai preso per il culo in passato già una volta/ Ma io te l’ho messo in culo e spero che ti bruci ancora”, della canzone “Ti amo, ma…”, brano che canta di un amore finito male, che il rapper sta ancora cercando di elaborare.
C’erano mille altri modi di scrivere e trasmettere questo concetto, ma Silent Bob ha scelto il suo, nudo e crudo, scansando le buone maniere e rimanendo costante al suo stile, senza piegarsi in nessun modo alle finte buone maniere che tutti oggi cercano di emulare.
Ma forse è proprio questo il suo punto di forza: Silent Bob è arrabbiato, forse perché si sente incompreso, forse perché non trova un suo posto nel mondo (per scrivere l’album è andato fino a New York), ma non nasconde i suoi sentimenti, anzi, li canta così come sono, nudi e crudi. Nessuna censura, nessun tentativo di utilizzare termini più leggeri, le sue barre rimangono spietate.
Di Valeria Luzi
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