Sick Luke con X2 Deluxe rimarca i contorni della prima tappa della sua carriera solista, ma prima d’immergersi nella recensione di questa riedizione, vorrei ricapitolare brevemente la sua carriera.
Sick Luke è un ingegnere concetto-tecnico della cosmogonia trap-logica dell’hip hop italiano. Presente fin dagli albori della Trap, osservando dalla sua poltroncina da produttore il big bang del genere in Italia, con Side e Tony tutti fatti affianco a dirgli “bella bro”. Il produttore della DPG ha prodotto e creato un universo sonoro e un immaginario, con una visione organica di ciò che stava facendo: Full Metal Dark, Crack Musica, Succo di Zenzero, The Dark Album, Twins, Sick Side, Trap Lovers e Dark Boys Club.
I beats di Luke sono una tecnologia che è stata poco compresa, perché provenienti da un futuro e uno spazio troppo remoto, troppo altro. Le sonorità di Sick Luke provengono dagli abissi dello spazio, per sconvolgere la nostra percezione: “LukeSkyWalker sulla base”. Il suono della Dark Polo Gang ricorda un antico reperto alieno, mutante, vivente, proveniente da un altro universo, su cui i 4 mc hanno disteso le loro rime e i loro flow dando consistenza ad un immaginario gangstadelico (Psichedelia Gangsta). La Dark ha poi iniziato i propri percorsi solisti. Side prima degli altri, poi Tony, Wayne, fino ad arrivare al momento di Sick Luke.
Ora Sick Luke tramuta questo reperto-mutante-alieno in un virus, che infetta la scena pop-indie mainstream italiana. Come sempre succede nei vecchi film horror, l’alieno è lì per infettare, uccidere e sopraffare. In X2 Sick Luke assembla la sua truppa d’assalto aliena con gli mc più freschi della scena, e nella deluxe non fa che chiamare altri rinforzi.
Sick Luke, così come a suo modo Night Skinny con “Botox” e Mace con “OBE”, sperimentando mutazioni sonore tra pop-indie-rap e non solo, stanno costruendo manifesti generazionali della canzone italiana del qui e ora. Deleuze e Guattari scrivevano “l’animale lascia entrare nel suo territorio il partner dell’altro sesso: si forma allora un personaggio ritmico complesso, con duetti, con canti alternati o antifonici, come nelle veglie africane. “(Deleuze e Guattari, Mille Piani, 1980). Gli animali in questione sono l’indi-pop e la trap che mutano in sinergia, o forse è la trap che sta colonizzando l’universo del pop, in una nuova guerra per la comunicazione. X2 ne diventa un esempio.
X2 dialoga direttamente con il panorama pop, portando avanti l’invasione viro-sonica della scena musicale italiana. A prova di questa volontà d’infezione sonora del producer romano, troviamo il primo singolo che anticipava l’uscita dell’album, e che non era affatto rap: “La Strega del Frutteto” con Madame e Chiello. Lo scienziato micro-sonoro della trap ha in mente un più ampio progetto antropo-cyber-sonoro, demolendo le nostre certezze sui confini tra trap, pop, rap, indie, Sick Luke riporta in luce la matrice generativa che è la macchina da guerra Hip hop. La matrice che mescola qualsiasi genere alla ricerca di qualcosa. X2 Deluxe è un caos organizzato di influenze sonore, che formano un panorama mutante, in cui il pop riluce con una bellezza che non aveva da tempo, e il rap si insinua sempre di più, al centro del sistema nervoso della pista da ballo globale.
Un tempo la percezione che si aveva nel sentire il rap nelle canzoni pop aveva il sapore di puro arricchimento, accompagnamento. Mentre adesso che la musica pop è stata ri-strutturata dall’interno, infettata e mutata, il rap ne è diventato parte genetica. Così ogni singolo pezzo di X2 è un alieno mutante pronto ad infettare il vostro immaginario sonoro, con il suo ritornello e le sue melodie. I suoni dei pezzi sono scolpiti in 4D, pronti ad attaccarsi al vostro sistema nervoso.
La squadra d’assalto precedentemente assemblata, viene rinforzata nella versione deluxe con 6 tracce, e l’arrivo di Massimo Pericolo, Giorgio Poi, Kvneki, Gemitaiz in “Occhi Coltello”. Quest’ultima è una canzone rap, con un ritornello pop perfetto, per andare in rotazione in tutte le stazioni radio. Un pezzo che sembra una canzone d’amore, ma che in realtà è rivolta a sé stessi. Il ritornello se lo smezzano Lil Kvneki e Giorgio Poi, nella prima strofa l’onnipresente Gemitaiz, che attacca a rappare con un’attitudine funk-blues sulle batterie del pezzo, e una bella strofa di quel tenerone di Massimo Pericolo: “abbiamo sopportato tanto e non rinunceremo affatto a farci male a starci male come due teste di cazzo”.
Rhove e Capo Plaza fanno salire la temperatura del locale con la loro Audi-drill. Rhove è bello carico, mentre Capo Plaza è sempre la solita piazza, quella che frequenti e che cambia sempre, rimanendo lì solida: “Qua-ndo passo sull’audi, so-no pieno di sbatti, ho lei che vuole ingannarmi, più opps che vogliono farmi, darling, non dar importanza a sti ratti, falsi, siete pagliacci alla Krusty: Fucking”. Capo Plaza è ormai un’Istituzione-monumento, ogni sua strofa e ritornello sono un territorio sonoro, flessibile e trasportabile in formato audio. “Domani Ti Chiamo” è una traccia bellissima, dove Tananai, che ha sempre voglia di accasarsi e mettere su famiglia collabora con i bkr44. La traccia svolta il paesaggio sonoro, aprendo un varco spazio-dimensionale verso quelle sfumature di suono studiate da Mace in “OBE”. Ma la vera bomba della deluxe è “Nella casa di Dio”.
Il pezzo è una banger. Un flusso-sfogo recitato all’interno di una congiura degli spiriti, celebrata in qualche casa abbandonata, presieduta dal ritornello di Tony Effe che detta i comandamenti, per dare respiro alle strofe di Paky e J Lord. Le barre del primo sono una narrativa della sopravvivenza urbana, e della sua violenza. L’aggressività del flow di Paky sembra nascere dalla strada stessa. Parafrasando il ritornello di Marra in “No Wallet”, è come se fosse una confessione in rima scritta dalla strada stessa. Paky è sempre più in forma, pronto a far emergere nuovi mondi dal caos, o restituirci frammenti audio-sonici dello stesso. Tony Effe fa un ritornello devastante mentre J lord e Paky lasciano “Nella casa di Dio” delle confessioni-strofe intessute di rime di strada. “Nella casa di dio mi chiedo se per noi ci sia un posto […] cosa faresti tu al suo posto, credi bro che sia facile portare quegli anni addosso”, la confessione di Paky è un oscuro prospetto, che presto si trasforma in una dichiarazione di guerra “mio cuggì ti svuota il soggiorno, aspetta solo che prendi sonno”.
Poi troviamo il pezzo di Bresh e Mara Sattei, che cambia totalmente l’atmosfera. Mara è la rapper che la scena non ha ancora capito di aver trovato: “Non so se dirtelo adesso, come fiorisse l’immenso dentro una scatola, tutte le cose che ho messo, sparisce tutto in un gesto, come una parola schiarisce tutto, mi hai chiesto come si guarisce adesso?”. E Il flow di Bresh continua a migliorare come un buon vino. Infine Mary Poppin è il secondo episodio street della deluxe, ed è un’astronave che riemerge dagli abissi oscuri di cui vi parlavo all’inizio. Mary Poppin proviene direttamente da quel mondo distante, cupo, perturbante e strambo, che l’alieno in realtà è, rivelando la vera faccia dell’invasore dell’indie-pop. L’ultima traccia della deluxe è l’inizio della colonna sonora della Mary Poppins che avrebbe diretto Tim Burton, dove si affacciano Zyrtck, Radical, e Thelonius B. fino all’arrivo massiccissimo del padre Side Baby, la cui strofa beh, che ve lo dico a fare.
Da X2 e dalla sua deluxe, si intuisce che Sick Luke non può che crescere di varietà, starà a lui, miscelare, mixare, fino a lasciare i panni dell’ingegnere concetto-tecnico, per l’alchimista, che forse vuole diventare: “Più do, più avrò indietro” (Libertà ft. Duke Montana)
Di Simone Scoscini
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