Jack The Smoker mette il suo rap in alta definizione. Probabilmente è dai tempi di “V.Ita” che non scriveva un album con l’intento di alzare il livello del gioco e Big Joe dipinge la colonna sonora noir per il film neorealista della carriera del Fumatore.
Jack The Smoker è il rapper che nonostante la lungimirante carriera è sempre stato famoso per le punchline fatte nelle sue infinite collaborazioni con…..praticamente tutta la scena. Ma con “Sedicinoni” abbiamo il colossal della sua carriera, oltre a risultare uno dei prodotti musicali più forti e rappresentativi dell’Underground. In questo album si crea un’alchimia perfetta tra le produzioni sonore di Big Joe e la delivery di Jack, grazie a cui il rapper e il produttore si elevano ancora più in alto a vicenda, in un vero e proprio circolo virtuoso.
“Sedicinoni” è un film neorealista che punta ad essere il più autentico possibile. Credo che l’album sia una prova concreta della possibilità di percepire l’autenticità. Con “Sedicinoni“, i due ne danno una dimostrazione a cui qualsiasi orecchio non può che cedere.
Se volessimo interpretare in qualche vago modo teorico quel che l’album ci suggerisce, potremmo dire che le tracce della sua tracklist sono gli indizi scenografici della trama in tinte noir della vita quotidiana.
Jack the Smoker indirizza il suo stile e il testo alla ricerca della definizione più nitida delle varie scene del film, e le sue famose punchline, infatti, sono finalizzate alla narrativa dei singoli brani. Le riprese di “Sedicinoni” hanno unito la narrativa veritiera di Jack The Smoker con i beats da crime fantascientifico e senza tempo di Big Joe.
“Sedicinoni” è una vera e propria sceneggiatura parlante.
Le rime di Jack sono riprese ritmiche, e infatti all’inizio sentiamo il rumore della pellicola che inizia a scorrere.
Il film di Jack The Smoker si apre come una Bussola per orientarsi in un mondo immobile e intrappolato nell’idea che il tempo sia una linea retta: “condannato già da prima che mamma mi partorisse”. In un modo in cui siamo disorientati cerchiamo punti di riferimento, in questo caso li troviamo nelle scene di periferia riprese in dettaglio dai versi del Fumatore: “Milano Nord, Est, Milano South West”. Sembra un giro fatto fare a 360° alla macchina da presa, che riesce a cogliere dettagli infinitesimale della periferia, passando rapidamente dall’uno all’altro.
Jack ci leva le lenti con cui guardiamo, spesso, i rapper nostrani come se fossero J.Balvin o Bad Bunny (Come Tutti), stabilendo che il contesto, qui, nel film del fumatore e nella realtà, è diverso da quello che ti pensi.
Il senso di autenticità che si prova ascoltando il progetto non è dato soltanto dall’alchimia tra produttore e mc, ma dalla ricerca di una narrativa il più possibile veritiera e non stereotipata, come dicono nell’intervista su Rapologia. (Bella Rapologia!)
Possiamo dire che Sedicinoni è una riflessione sul tempo e sulla predestinazione data dal contesto.
Contesto in cui s’inseriscono le rime, i testi del Fumatore che dipinge scene di verità, che frizionano con ogni stereotipo, dimostrando la bravura del rapper nella sua capacità di significazione della realtà.
Jack fonde la vita con la sua arte, e in The Show ci fa partecipare alla recording sessions, mentre ci avvisa che prova un paio di rime. Lo show infatti è senza stage, e Jack ci porta tra Pampers, pasta ai cannolicchi, Wu-tang clan, e fa rimare l’AVIS con la Canalis.
Lo spirito neorealista di “Sedicinoni” schiaccia le narrative stereotipate del rap con la complessità dell’autenticità del reale.
Come quando Jack&Joe catturano il tempo in “Da 0 a 18”, anzi, lo creano e lo ricreeranno in eterno. Jack incide la sua vita in rima, e la definizione delle sue immagini, delle sue barre ci rivela come quel tempo che pare lunghissimo, che separa l’infanzia dalla maggiore età, in realtà si riduca a un Flash(un flash che viene detto da Bassi Maestro, attraverso un sample della sua voce, che sembra quasi provenire da un’altra dimensione).
Big Joe come dice, sempre nell’intervista con Rapologia, ascolta il sample.
Potremmo quindi dire che il produttore parla con il sample, lo ascolta e quando ne capisce l’Anima crea un tappeto sonoro di loop ritmici che però si staglia, attraverso la sua ripetizione, fuori dal tempo e dalla ripetizione del quotidiano. Ma nello stagliarsi oltre la ripetizione del quotidiano, comunque si appropria delle sue strutture del sentire, si appropria dell’atmosfera intima della quotidianità, di cui le rime di Smoker dipingono gli spigoli, le relazioni superficiali e i suoi baratri di profondità.
Il sample e il dialogo con esso sono la chiave del lavoro, in questo dialogo si forma il contesto per la narrativa di Jack the Smoker, che si impernia sull’anima del beat.
Le inquadrature del Fumatore colgono i dettagli della vita quotidiana, restituendoci all’orecchio l’atmosfera intima della quotidianità e dell’annessa sensazione di costante immobilità, che si respira in Italia.
La coesione tra Jack the Smoker e Big Joe è perfetta e se Jack sembrava sottotono per stare al ritmo dell’industria musicale, qua, mette in mostra una formula che funziona, e lo fa, facendo quel che più gli piace fare, dando tutto lo spazio alle sue skills, delivery e capacità di descrizione. E lo fa costruendo e ricostruendo la sua vita a tempo, e dando consigli nel tempo come P.I.M.P.
Il Pappone in questo caso è una nuvola di fumo del Fumatore. È solo il veicolo di un messaggio per il sé bambino; infatti, Pimp diventa l’acronimo per potessi incontrare me piccolo. Il messaggio che manda è una serie di consigli e ricordi in rima spedita da Jack adulto a Jack bambino, e nello scorrere della pellicola, subito dopo sprofondiamo nel catartico inizio della strofa di Conway The Machine, il leggendario membro della Griselda records.
E subito dopo questa hit da underground mondiale, siamo proiettati nell’atto finale.
Il finale di Spine è l’atto finale del dramma della vita quotidiana, non di Jack, ma di (quasi) tutti. Il ritornello di Shari corona alla perfezione la dedica alla madre del rapper. È un pezzo in cui la vita ti parla mentre è messa a tempo, e staccandoti un pezzo di cuore ti restituisce il senso di essa in tempo reale. E il senso è che il dolore per la persona che per eccellenza ci fa “Levitare” nel gesto anti-gravitazionale del prenderci in braccio, dando l’avvio ad una vita di altrettanti tentativi di risollevarsi da terra, è un dolore che non passa. Spine è un pezzo che ti fa vibrare qualcosa dentro, che ti spezza ad ogni ascolto.
“Sedicinoni” è l’ennesima presa di consapevolezza dell’Hip Hop italiano e del suo inestimabile valore. L’opera d’autore di Jack The Smoker e Big Joe è un film neorealista in 16:9 che, attraverso ospiti (Gemitaiz, Ensi, Nerone, Louis Dee, Massimo Pericolo, Salmo) sempre perfettamente ispirati alla scena che si vuole registrare, ci regala un classico da cui la scena non può che prendere nuova ispirazione e la cui resa live potrebbe dare filo da torcere ai live di gran parte dei colleghi.
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