Se “Roccia Music Vol.1” figura tecnicamente come primo progetto di Marra, “Marracash” è il primo vero album solista del rapper di Barona. Arrivato tre anni dopo il tape da lui hostato, questo è il progetto degli inizi per lui: l’inizio di una carriera, dell’esperienza in major, del perseguimento di quello status che fino a questo punto della sua vita è sempre mancato, ma che arriverà prepotentemente al punto da dedicarvi un intero disco, ma di questo ne riparleremo tra un po’ di settimane.
Il primo album è un po’ come il biglietto da visita per un cantante, ancor di più per un rapper che si affacciava alla scena nel 2008. Il mercato iniziava ad essere abbastanza interessante da essere considerato tale: due anni prima erano usciti “Tradimento”, “Penna Capitale” e “Solo Un Uomo”, tre album che hanno lanciato i rispettivi autori in quella che all’epoca era la stratosfera, e che soprattutto hanno contribuito ad esporre il rap al grande pubblico generalista.
Su MTV e gli altri canali dedicati alla musica iniziavano a comparire i video di “Applausi Per Fibra” e “Dentro La Scatola”. Insomma, qualcosa si stava muovendo, e in questo scenario Marracash ,il cui nome stava iniziando a girare, aveva l’opportunità di entrare a gamba tesa nel circolo dei grandi, aiutato dalla vicinanza del suo nome a quello dei Club Dogo.
La major lo consiglia, Marra ascolta, studia, comprende, e capisce che prima del disco serve un singolo dirompente, capace di insediarsi nelle radio e nelle tv, aiutato da un video che faccia parlare. Si opta per “Badabum Cha Cha” e per un elefante in Barona, in quello che è uno dei videoclip a più alto budget dell’epoca, pubblicato il 18 aprile, poco meno due mesi prima dell’album.
Il sound è identitario, il ritornello entra in testa al primo ascolto, la ricetta funziona. In breve tempo il singolo fa il suo lavoro e alza l’aspettativa per l’uscita di “Marracash”, in programma il 13 giugno 2008.
L’intelligenza e la capacità di comprendere come il mondo gira intorno a lui sono sempre state le chiavi del suo successo, e in questo primo progetto si notano fin dalla prima traccia. L’aspetto della presentazione Marra l’ha capito bene, e fa girare tutto il disco intorno a questo. In “Marracash” viene presentato lo stesso artista, il contesto che lo circonda, i luoghi in cui è cresciuto e la persona dietro l’artista.
Nella prima parte del disco troviamo la presentazione di quello che l’artista è, di ciò che rappresenta, delle peculiarità che rendono la sua scrittura e la sua musica uniche, tutto ciò per cui noi che ascoltiamo dovremmo ascoltare lui piuttosto che qualcun altro. Citando lo stesso brano:
Ma se ci sono aspetti che rendono un’artista tale, ci sono anche questioni da cui lo stesso prende le distanze, quel calderone di cose che Marra disprezza e alle quali non vuole essere accostato. Ne parla in “Non Confondermi” dove appunto usa una serie di persone e situazioni per rimarcare le sue origini, per imprimere bene in mente all’ascoltatore chi si trova dall’altra parte del microfono.
Ma un artista, in fin dei conti, è il prodotto di una serie di fattori, tra cui il contesto in cui vive, il mondo che lo circonda. È qui che verge il punto di vista nella seconda parte, in quella centrale, è qui che l’osservazione e lo studio di Marra si concentra.
Nella sezione che ideologicamente possiamo considerare da “Chiedi Alla Polvere” a “Bastavano Le Briciole” viene raccontato il mondo intorno a lui, il quartiere, le origini e le persone che lo accompagnano in questo viaggio, raccontate attraverso i featuring di J-Ax, la figura già consolidata nella scena che l’ha avvicinato al genere, di Guè, Jake e Vincenzo Da Via Anfossi, membri come lui della Dogo Gang (e Don Joe, alle produzioni), e dei Co’Sang, affini a lui per mille motivi e rappresentanti di quelle stesse strade che vengono raccontate, seppur in punti dell’Italia diversi.
“Triste, ma vero, fra’, quello che vedo
Marracash – Triste Ma Vero (Marracash, 2008)
È quest’uomo moderno
Non crede in dio, ma crede a tutto il resto
Non crede nell’amore
Però ci crede agli antidepressivi quando resta solo e nessuno lo vuole”
È qui che la poetica di Marra inizia a prendere forma, è in questo frangente che l’”Intelligangsta” coniata in “Roccia Music Vol.1” prende il sopravvento e racconta agli ascoltatori il mondo dagli occhi di Marra.
L’intelligenza nella comprensione del mondo e nel raccontarlo con tecnica e linguaggio sopra la media, affiancato all’attitudine gangsta di chi la strada l’ha vissuta, di chi gli impicci li ha visti da vicino. Ma se qui ne abbiamo un assaggio, è nella terza e ultima parte del disco che questo modo di raccontare prende il sopravvento.
Da “Bastavano Le Briciole” alla fine del disco ci viene raccontato l’uomo dietro l’artista, Fabio Rizzo prima di Marracash, la “Persona” che poi farà le fortune del rapper. È in brani come “La Via Di Carlito” e “La Mia Prigione” che attraverso le emozioni ci viene raccontata una storia nitida nella nostra immaginazione, talmente visibile da poterne fruire come fosse uno di quei gangsta movie che tanto gli piacciono.
Va ricordato di come “Chiedi Alla Polvere” e “La Mia Prigione” fossero già presenti in “Roccia Music Vol.1”, ma se è stato scelto di inserirle anche in questo progetto, è evidente come fossero necessarie al fine della completezza dello stesso.
“La mia prigione è nella mente
Marracash – La Mia Prigione (Marracash, 2008)
Sei tra la gente in isolamento
È solamente un brutto momento
Ridere e piangere di cuore, essere un bravo attore
Il tempo è fermo di notte, è la mia prigione”
Volessimo fare un paragone letterario, al fine di comprendere meglio questo progetto, potremmo citare Giovanni Verga – come, qualche giorno fa, hanno anche fatto i nostri colleghi di “2004 Mov“-. Il suo “Ciclo Dei Vinti” viene letteralmente citato come figura retorica che rappresenti la monotonia della vita di quella fascia demografica in cui Marra ha avuto i natali, quel ceto sociale in cui è nato e cresciuto e che, ora che è in grado di padroneggiare la sua scrittura, descrive affinché altri come lui possano trovare un barlume di speranza in un’esistenza apparentemente futile ed alienante.
Per chi non lo conoscesse, il “Ciclo Dei Vinti” di Verga sarebbe dovuto essere una serie di lavori che, secondo il progetto originario, avrebbe dovuto avere come comune denominatore un tema comune e universale, quello dell’indiscussa lotta dell’uomo per l’esistenza, per il progresso e la lussuria, ciclo che sarebbe dovuto iniziare da quella che è probabilmente la sua opera più famosa, “I Malavoglia”.
“La mia è una genia di sconfitti
Marracash – Chiedi Alla Polvere (Marracash, 2008)
Il fottuto ciclo dei vinti e finti miti
La fame atavica, chi ha fame ingoia e non mastica
Se masticasse, saprebbe il mondo quanto male gli fa”
Ma non è questo l’unico richiamo allo scrittore siculo, con cui peraltro condivide le origini. Ritorna in sottofondo quell’Ideale dell’Ostrica, emblema della sua poetica. Questo principio si basa sulla convinzione che, per coloro che appartengono alla fascia dei deboli, sia necessario rimanere legati ai valori della famiglia, al lavoro, alle tradizioni ataviche, per evitare che il mondo, cioè il “pesce vorace“, li divori.
Marra vede il mondo in modo analogo in questo progetto, quasi con la necessità di non smuoversi da quel quartiere, la Barona, che fa da sfondo onnipresente ai brani così come alla vita del rapper che ne ha portato il nome alle orecchie di tutta Italia. La narrazione non esce mai da quel luogo dimenticato da Dio, se non per criticare chi non vi ha mai pensato, abbandonandolo a se stesso.
Ma c’è una differenza, piccola ma sostanziale. C’è una frase, nell’outro dell’intro (perdonatemi il gioco di parole), esplicativa al fine di contestualizzare questo vincolo nel racconto, utile a capire la finalità di tutto questo.
Marra vuole utilizzare questo racconto monodirezionale e “Baronacentrico” per uscire da quel microcosmo che l’ha ospitato finora. Sa di non avere nulla ma vuole farne la sua forza, il suo tratto caratteristico, la chiave della sua poetica. Lo dirà anni dopo, parlando di “Noi, Loro, Gli Altri” con Esse Magazine:
“Se tu non hai una lira, vai con fierezza su questo, vantati di essere un disgraziato, perché è una figata se lo sai fare no?”
Marracash a Esse Magazine, 2 dicembre 2021
Fin dal primo disco Marra questo l’aveva capito, e ne ha fatto fin da subito la sua forza. Il non avere niente diventa tutto quello che gli serve, quello che sembrava condannarlo si trasforma nella sua via di fuga da una vita di compromessi, aprendogli le porte a quello che verrà dopo, definendone i pilastri in un progetto eccellente per entrare a gamba tesa in un mercato che stava iniziando ad espandersi, e dando un ulteriore slancio a questo processo.
“Marracash” è tuttora un esempio di come si fa un disco d’esordio, attuale a distanza di oltre sedici anni nei suoni così come nelle tematiche. Per quello che verrà dopo aspettate le prossime settimane ma mi piace che lo stesso rapper a questo punto chiuderebbe con una considerazione. Fino a qui, tutto bene.
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